“36. Trieste Film Festival” dal 16 al 24 gennaio. Oltre i confini dell’Europa: i Balcani e noi, dagli anni Novanta a oggi
Oltre 130 film, tra anteprime italiane ed eventi speciali, concorsi internazionali e sezioni tematiche, per indagare e incontrare la realtà oltre i confini, l’immaginario apolide di un mondo in fermento, in cerca di presente e futuro, per ricostruire il recente passato degli anni Novanta nei Paesi balcanici.
Appuntamento con il 36. Trieste Film Festival dal 16 al 24 gennaio: diretto da Nicoletta Romeo, il primo e principale appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro orientale, nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, continua a essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori da scoprire, con i nomi più interessanti del cinema europeo.
Spiega la direttrice del festival: “Il tema della famiglia e dei legami familiari quest’anno sembra un Leitmotiv trasversale che unisce tanti dei film in programma in questa 36ma edizione del Trieste Film Festival: famiglie disfunzionali, queer, fluide, bigotte, famiglie-prigioni, famiglie come rifugio e famiglie allargate. La famiglia viene messa alla berlina come istituzione, con tutti i meccanismi inceppati di una struttura archetipica potente, che tuttavia non sembra rispondere sempre ai bisogni e ai desideri degli individui che ne fanno parte. Ma a volte è anche l’unico luogo di salvezza nelle società disgregate, ed è sempre davanti alla morte che i legami si rinsaldano, e i vecchi rancori passano in secondo piano”.
Il festival si terrà a Trieste nelle sedi del Politeama Rossetti, del Teatro Miela e del Cinema Ambasciatori. Tre le sezioni competitive con i concorsi internazionali per lungometraggi, cortometraggi e documentari.
Doppia inaugurazione per il festival: prima serata con l’ultimo film di Peter Kerekes, affezionato autore slovacco-ungherese che ha visto tutti i suoi film presentati al Trieste Film Festival, “Wishing on a star” (che ha esordito alla Mostra di Venezia, distribuito ora da Lab 80), storia dall’Italia ai più lontani lidi del mondo lungo il lavoro dell’astrologa napoletana Luciana, a cui seguirà – nell’apertura del Politeama Rossetti (20 gennaio) – l’anteprima italiana de “Lo Spartito della Vita” (Sterben) di Matthias Glasner, comedy-drama tedesca presentata alla Berlinale (presto in sala in Italia con Satine Film), ironica e graffiante, sul rapporto tra affetti e morte in una famiglia disfunzionale eppure ancora viva. Quest’ultimo sarà introdotto in sala dalla proiezione del film muto, il corto del 1921 “The Perl of the Ruins” di Giovanni Vitrotti, accompagnato da una performance live con il pianoforte a cura di Andrej Goričar. Rapporti familiari e ricerca di nuove possibilità sono al centro anche dell’evento di chiusura, con la prima nazionale di “Crossing” di Levan Akin (prossimamente nei cinema italiani con Lucky Red), viaggio dalla Georgia alla Turchia, incontro inaspettato con il mondo queer.
La lente sul mondo passa, necessariamente, dallo sguardo sull’attualità alle guerre ancora in atto proprio alle porte dell’Europa: in anteprima italiana arriva “The invasion” di Sergei Loznitsa che, dieci anni dopo l’uscita del suo film epico Maidan, continua le sue cronache ucraine e documenta la lotta del suo Paese contro l’invasione russa, in una tela monumentale e compassionevole di una nazione determinata a difendere il proprio diritto di esistere. Dal documentario al racconto più intimo delle conseguenze della guerra in Ucraina, come in “Under the volcano” di Damian Kocur – regista che con il precedente Bread and Salt vinse il Premio speciale della Giuria Orizzonti a Venezia 2022, oggi candidato agli Oscar per la Polonia – che dipinge uno scavo profondo sul senso di colpa, verso se stessi e il proprio Paese, tra latenti rotture familiari, anche lontano dal luogo del conflitto. In anteprima italiana, al festival ci sarà anche “My Late summer” di Danis Tanović, regista premio Oscar al Miglior film straniero nel 2002 con No man’s land, che oggi ritorna con il candidato all’Oscar per la Bosnia, film dolce-amaro che indaga il passato nel Paese con una storia di eredità e perdono. In sala a Trieste poi il miglior film a Venezia Orizzonti 2024, “The new year that never came” di Bogdan Mureşanu, commedia corale e dolce-amara sull’orlo della rivoluzione nella Romania del 1989, dove sei vite si incrociano tra proteste e lotte personali, portando alla caduta di Ceaușescu e del regime comunista. Proprio da qui, dalla Romania post-socialista, attinge “Eight Postcards from Utopia” di Radu Jude – presente nella sezione Romanian experimental cinema programme: Expanded – tra le ultime trovate del regista rumeno, documentario di found-footage assemblato esclusivamente con pubblicità di quel periodo storico, era di transizione, rimbalzando tra poesie ritrovate e un’enciclopedia obsoleta, tra trash art e mitologia capitalista (in collaborazione con il filosofo Christian Ferencz-Flatz).
Tra le novità, nasce quest’anno la sezione Visioni Queer, curata da Giuseppe Gariazzo, per seguire lotte e diritti (ancora) negati alla comunità Lgbtq+ nei Paesi orientali e balcanici, con titoli come “As I was looking above I could see myself”, documentario del kosovaro Ilir Masanaj, il primo girato in Kosovo senza oscurare volti e nomi dei profili coinvolti, “Housekeeping for Beginners”, film del nord-macedone Goran Stolevski, dramedy su una comune queer dove la legge si oppone alla libertà dei corpi, e “Avant-Drag! Radical Performers Re-Image Athens” del greco Fil Ieropoulos, ritratto di dieci artisti e artiste drag che vivono ad Atene, delle loro performance artistiche, veri gesti politici.
Ancora, la sezione Wild Roses è dedicata quest’anno alle cineaste della Serbia contemporanea, curata dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno; la retrospettiva sul 1945 “La guerra è finita?” a cura di Francesco Pitassio riflette sul lascito e l’eredità del secondo conflitto mondiale a 80 anni dalla fine; come di consueto, torna anche il Premio Corso Salani, i film del TSFF dei Piccoli, e un programma ricco di eventi collaterali in tutta la città.
Il manifesto dell’edizione numero 36 porta la firma di Monika Bulaj, fotografa, reporter e documentarista, che lavora sui confini delle fedi e luoghi sacri condivisi, minoranze e popoli nomadi a rischio, in Eurasia, Africa, nei Caraibi e Sud America, e pubblica con i più importanti magazine europei e internazionali.
Il Concorso Lungometraggi conta quest’anno 7 titoli, tutti in anteprima italiana. A partire dal vincitore del festival di Locarno, “Toxic” di Saulė Bliuvaitė, storia di formazione che indaga i sogni adolescenziali e affonda le radici nella moda dei decenni scorsi di arruolare adolescenti dai paesi baltici per via dei colori chiari e del fisico sottile, canoni richiesti dalle agenzie di modelle, in un ritratto vivido dell’uso del corpo femminile. Da Locarno arriva anche “Fekete pont” (Lesson Learned) di Bálint Szimler, Pardo per la migliore interpretazione a Anna Mészöly e menzione speciale Concorso Cineasti del presente: riflessione sul sistema scolastico ungherese oggi in crisi (e girata senza il sostegno del governo di Budapest), un sistema oppressivo sfidato dalla giovane insegnante Juci. Candidato dalla Romania agli Oscar, in concorso a Cannes, è invece “Three Kilometres to the end of the world” di Emanuel Pârvu (distribuito in Italia da Academy Two), dove protagonista è Adi, 17enne nel villaggio natale nel Delta del Danubio, quando viene brutalmente aggredito per strada e si incrina l’apparente tranquillità della sua vita. Tra i film più particolari ci sarà “The Shameless” di Konstantin Bojanov, regista di origini bulgare che firma un’opera ambientata in India dalle tematiche Lgbtq+, con una sottotrama sulla corruzione politica intensa, un film oscuro per trama ma dai colori vivaci, una rappresentazione del Paese che non cade in esoticizzazioni ma riesce a fornire un’immagine cruda e reale, anche del contesto della prostituzione. “Mord” (Our Lovely Pig Slaughter) di Adam Martinec, al suo primo lungometraggio, porta invece nei territori cecoslovacchi, studio incisivo del temperamento ceco, ritratto viscerale dei personaggi dall’umorismo tagliente, nel racconto di una famiglia durante la festa tradizionale dell’uccisione del maiale in una vecchia fattoria. Di famiglie e straniamento del punto di vista tratta anche “Family Therapy” di Sonja Prosenc, candidato sloveno agli Oscar (distribuito in Italia da Emera Film), dove la routine di una famiglia benestante viene sconvolta, rivelando le crepe nella facciata di distacco e sconvolgendo una vita di distaccata superiorità. Infine, dalla sezione Cannes Acid, in concorso c’è “Kyuka – Before summer’s end” di Kostis Charamountanis: viaggio di maturazione con una famiglia di tre persone, un padre single e i suoi due figli gemelli sulla soglia dell’età adulta, che salpano per le vacanze sull’isola di Poros, dove a loro insaputa incontrano la loro madre naturale che li ha abbandonati.
Tra i Lungometraggi Fuori Concorso, oltre agli eventi speciali, trovano posto sempre in anteprima nazionale anche altre firme di rilievo del cinema europeo. In “Slow” di Marija Kavtaradze, miglior regia al Sundance Festival e vincitore del “MIOB New Vision Award” (il premio assegnato dai 7 festival cinematografici europei che compongono il network MIOB-Moving Images Open Borders, di cui fa parte anche il Trieste Film Festival), si racconta il legame e la ricerca di una nuova intimità tra l’insegnante di danza Elena e l’interprete del linguaggio dei segni Dovydas. Prodotto dalla Berlinale, ci sarà in anteprima “Eleven Tomorrows: Berlinale Meets Football”, a cura di Maximilian Bungarten, Anna-Maria Dutoit, Kilian Armando Friedrich, Indira Geisel, Eva Gemmer, Felix Herrmann, Hannah Jandl, Justina Jürgensen, Hilarija Ločmele, Daniela Magnani Hüller, Sophie Mühe, Camille Tricaud, Marie Zrenner: realizzato per i Campionati europei di calcio 2024 in Germania, il film è articolato in undici cortometraggi documentari su undici squadre giovanili molto diverse tra loro. Dall’antica tragedia greca origina invece “Meat” di Dimitris Nakos, dove un patriarca deve decidere il destino di suo figlio e del ragazzo che ha cresciuto, quando una lunga faida tra vicini si trasforma in omicidio. Dalla Biennale di Venezia 2024 viene infine “Il mio compleanno” di Christian Filippi, in una proiezione accessibile a disabili sensoriali, a cura di InCinema Cinema Inclusivo: è storia di una fuga giovanile, alla ricerca della propria madre.
Il Concorso Documentari propone 10 titoli in anteprima nazionale che toccano temi dal recupero della memoria e il rapporto con il passato, a problemi della quotidianità come la precarietà del lavoro, il mutamento del paesaggio, lungo la presenza dell’atrocità della guerra. In programma “In Limbo” di Alina Maksimenko, nominato agli EFA nelle categorie di Miglior film e Miglior documentario, storia di una famiglia ucraina catapultata nel conflitto con la Russia, che dovrà prendere drammatiche decisioni per sopravvivere, e il film vincitore all’IDFA 2024 “Trains” di Maciej J. Drygas, ritratto collettivo in bianco e nero delle persone del ventesimo secolo realizzato esclusivamente con materiali found-footage, tra i vagoni del treno e le stazioni ferroviarie. Ancora, in sala il rumeno “Alice on & off” di Isabela Tent, girato nell’arco di dieci anni, storia della sedicenne Alice, che diventa madre di Aristo, dal rapporto con Dorian, più grande di lei di 35 anni; il quindicesimo film della regista lettone Laila Pakalniņa “Termini”, film d’osservazione, in continuo movimento, tra le persone che entrano ed escono dal campo visivo sul trasporto pubblico; la co-produzione tra Serbia e Bosnia “At the door of the house who will come knocking” di Maja Novaković, paziente ripresa del mondo naturale, segue un uomo anziano e il suo cavallo, nel loro isolamento nei paesaggi bosniaci. Chiudono la selezione l’opera del duo lettone Ivars Seleckis e Armands Začs, “To be continued. Teenhood”, che per sette anni segue cinque bambini in diverse parti della Lettonia, da quando hanno iniziato la scuola nel 2015; il polacco “A Year in the Life of a Country” di Tomasz Wolski, sulla base di filmati esclusivamente d’archivio, film che esplora i retroscena degli eventi passati nella Polonia comunista del 1981 con l’avvento di Solidarność, “Tata” dei registi romeni Lina Vdovîi e Radu Ciorniciuc, girato anche in Italia, ritratto crudo di una famiglia bloccata tra lavoratori migranti e violenza domestica. Infine, “The Sky above Zenica” frutto del lavoro della danese Nanna Frank Møller e del bosniaco Zlatko Pranjić, indagine sui malesseri come cancro e diabete infantile nella città di Zenica, sovrastata dalla gigantesca acciaieria, e “Lapilli”, opera d’esordio della slovacca Paula Ďurinová, che affronta l’improvvisa perdita dei nonni, con immagini del mare attraverso caverne oscure, fino ai deserti vulcanici.
Cinque i Documentari Fuori Concorso, due dei quali incarnano un forte legame con la città di Trieste. Si tratta dell’anteprima assoluta di “C’era un comico di nome Cecchelin” di Alessio Bozzer, ritratto del geniale e istrionico comico Angelo Cecchelin, diventato un vero e proprio divo tra i triestini, e “Noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza” di Erika Rossi, omaggio all’attore e regista Claudio Misculin, scomparso improvvisamente nel 2019, che nei primi anni Settanta ha dato vita all’Accademia della Follia, la compagnia teatrale creata negli spazi dell’ex Ospedale psichiatrico di Trieste. Di rilevante attualità inoltre “Mother and Daughter, or the Night Is Never Complete” di Lana Gogoberidze co-diretto da Salome Alexi, autobiografico incontro tra tre generazioni di madri e figlie alla scoperta della prima regista donna della Georgia, Nutsa Gogoberidze; “Through the Graves the Wind is Blowing” di Travis Wilkerson, ritratto sulla Croazia di oggi attraverso la figura di Ivan Perić – detective della polizia in bilico tra la risoluzione impossibile di una serie di omicidi e il labirinto della burocrazia – e una riflessione sul fascismo di ieri e di oggi; “I diari di mio padre” di Ado Hasanović, che dai video-diari realizzati dal padre indaga sul suo passato a Srebrenica, cercando di capire come sia riuscito a sopravvivere all’atroce genocidio.
Fuori dagli Sche(r)mi, sezione eterogenea per formati, durate e generi, presenta quest’anno tre opere innovative: il georgiano “April” di Dea Kulumbegashvili, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e nominato agli EFA 2024, esplorazione dell’universo e del corpo femminile attraverso le vicende di un’ostetrica; il turco-tedesco “Faruk” di Aslı Özge, racconto di un novantenne calato in una Istanbul in continuo cambiamento, ad opera della figlia, che ha conquistato il premio FIPRESCI a Berlino; e l’opera seconda del serbo Marko Đorđević “That’s it for today” (Za danas toliko), sui legami familiari in momenti di fragilità, durante una calda estate.
Il Premio Corso Salani vede in programma 5 opere, a partire dall’anteprima assoluta “Il canto di Alina” di Ilaria Braccialini e Federica Oriente, girato in parte in Friuli Venezia Giulia, storia di una giovane migrante sulla rotta balcanica che si troverà ad affrontare ostacoli imprevisti nel tentativo di raggiungere l’Austria, e dall’anteprima europea “Charlotte, una di noi” di Rolando Colla che immortala una donna schizofrenica alle prese con una decisione importante: vivere la sua vita in modo autonomo. Completano la cinquina “Song of All Ends” di Giovanni C. Lorusso, spaccato di una famiglia nel campo profughi libanese di Shatila a Beirut, dopo la terribile esplosione del porto, “Terra incognita” di Enrico Masi, documentario sul rapporto tra uomo e transizione energetica post-atomica, e “Anime galleggianti” di Maria Giménez Cavallo, viaggio nelle mistiche terre sarde ispirato alle Metamorfosi di Ovidio.
Spazio innovativo e di sperimentazione, il Concorso Cortometraggi presenta 16 titoli variegati e sorprendenti (di cui 8 diretti da donne). Tra questi alcuni già vincitori di importanti premi internazionali come “The man who could not remain silent” di Nebojša Slijepčević, Palma d’Oro al Miglior Corto a Cannes 2024 e vincitore EFA, che racconta i tristi fatti di Štrpci del 1993, quando 24 bosniaci musulmani furono uccisi dal gruppo paramilitare serbo delle Aquile Bianche, e “Hymn of the plague” del collettivo Ataka51, che si è aggiudicato il premio Pardi di Domani a Locarno, vicenda che si svolge tra musicisti in un vecchio studio di registrazione sovietico. Ancora, il film d’animazione “Weeds” (Plevel) di Pola Kazak, una produzione ceca, storia di un incontro innocente che diventa una lotta per la sopravvivenza, tentativo di preservare un mondo esistente ad ogni costo; l’anteprima assoluta di “Tiha” di Eva Vidan (che vinse al festival triestino con il suo precedente cortometraggio “Plima” nel 2023), coming-of-age nel complesso mondo di famiglia, adolescenza e amicizie nel panorama portuale di Spalato in Croazia; l’unico cortometraggio italiano “Majonezë” di Giulia Grandinetti, spaccato di un atto di ribellione verso strette regole rigide familiari; l’anteprima mondiale di “Night of Passage” di Reza Rasouli, storia al confine austriaco di tre rifugiati provenienti dall’Iran, e “Truth of Dare” della rumena Simona Borcea, ritratto di due sorelle adolescenti, che ha vinto nel 2024 il Transilvania International Film Festival.
Sono 11 le opere in programma per Wild Roses, sezione curata dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno, che quest’anno presenta titoli di registe della Serbia contemporanea. Tra le protagoniste, le cineaste Iva Radivojević con il suo “When the phone rang”, lungometraggio che l’ha posta sotto i riflettori internazionali grazie alla menzione speciale ricevuta all’ultimo Festival di Locarno, e Emilija Gašić con il suo ultimo lavoro “78 days”, presentato in anteprima mondiale al Festival di Rotterdam e già vincitore di numerosi premi in festival europei.
Ancora, il programma Romanian Experimental Cinema curato da Călin Boto, che vedrà la partecipazione di numerosi cineasti sperimentatori rumeni, oltre al già citato Radu Jude, tra cui Emanuel Țeț con “Dynamic Poem”, Copel Moscu con “A Day Will Come”, Constantin Flondor con “Film for April. Remetea” e Sergiu Nicolaescu con “The Memory of the Rose”.
Infine, a ottant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, il festival presenta la retrospettiva 1945. La guerra è finita? Traumi, rovine, ricostruzione, a cura di Francesco Pitassio, un percorso cinematografico declinato in 19 proiezioni, tra cui pellicole inedite, volto a mappare da più punti di vista un periodo così controverso e complesso come quello del dopoguerra. La sezione si concentrerà nelle giornate del 20 e 21 gennaio al Teatro Miela di Trieste e poi il 20 e 21 marzo alcuni titoli saranno riproposti nella città di Gorizia al Kinemax in occasione delle iniziative per Nova Gorica-Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025. Omaggio, riflessione e riscoperta, per analizzare un periodo così controverso come quello della Guerra: proprio in quegli anni il cinema (come la fotografia) svolse un ruolo peculiare, di ispirazione e costruzione dalla precarietà e l’indeterminazione dello scenario, politico come delle reti di fruizione. Saranno quindi presentate opere del cinema del secondo dopoguerra, tra esitazioni e angosce, timida speranza e prospettiva. A indicare il percorso ci saranno otto chiavi interpretative: dalle Rovine, emblema di ciò che è rimasto, si passerà alla Giustizia transizionale, gli atti di quella esigenza di segnare con un taglio netto il rapporto con un passato problematico, che deve fare i conti con la scoperta traumatica dei Campi, suolo del genocidio. Tra le macerie si muovono anche i protagonisti di un futuro incerto: l’Infanzia è al centro della cultura visuale del dopoguerra. Nuove forme e prospettive esistenziali hanno avuto origine dai Movimenti di intere popolazioni, che hanno anche portato a ridisegnare i Confini delle nazioni e a fare i conti con i Ritorni ai focolari domestici, spesso drammatici dopo anni di assenze. E infine un focus sulla Resistenza, delle persone e del cinema stesso al suo irreggimentamento totalitario, unico mito positivo radicato in un conflitto che ha segnato la sconfitta della civiltà.
Rimandando per l’elenco completo dei titoli e delle sezioni al catalogo e al programma (consultabili e scaricabili sul sito ufficiale), non possiamo non citare i due riconoscimenti che il Trieste Film Festival assegna ogni anno: l’Eastern Star Award (il quale riconosce una personalità del mondo del cinema che con il suo lavoro ha contribuito, proprio come il Trieste Film Festival, a gettare un ponte tra l’Europa dell’est e dell’ovest) e il Cinema Warrior Award (che riconosce l’ostinazione, il sacrificio e la follia di quei “guerrieri” siano essi singoli, associazioni o festival che lavorano – o meglio, combattono – dietro le quinte per il Cinema).
Anche nel 2025, inoltre, come ormai tradizione, si rinnova la collaborazione tra il Trieste Film Festival e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che ancora una volta ha scelto il palcoscenico del Politeama Rossetti per premiare, all’inizio del nuovo anno, i migliori titoli usciti nelle sale nell’anno appena trascorso.
Torna anche quest’anno il Trieste Film Festival in Tour, iniziativa nata nel 2018 dalla collaborazione tra il Trieste Film Festival e la società di promozione e distribuzione Lo Scrittoio con lo scopo di portare nei cinema d’Italia una selezione dei migliori titoli presentati nell’ultima edizione del festival e che saranno annunciati in occasione della cerimonia di premiazione.
Una parte del programma di quest’anno sarà disponibile anche online sulle piattaforme MYmovies One, DAFilms, e la Cineteca di Milano.
Giunto alla quindicesima edizione, When East Meets West è organizzato dal Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia assieme a Trieste Film Festival / Alpe Adria Cinema, con il sostegno di Creative Europe – MEDIA Programme, MIC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, CEI (Central European Initiative), Programa Ibermedia, Film Center Serbia, Catalan Films, Ciclic-Centre Val de Loir, Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia.
In collaborazione con Creative Europe Desk Italia, Croazia, Serbia, Belgio Wallonie, Belgio Fiandre, Lituania, Lettonia, Estonia, Bulgaria, Grecia, Montenegro, Slovenia.
L’edizione 2025 prevede quattro giorni dedicati a produttori, broadcaster, mercati, fondi regionali italiani, europei, e non solo. L’idea, anche in questa edizione, è quella di dare vita a un appuntamento capace di creare un forte legame tra le regioni e i paesi coinvolti. Attraverso tavole rotonde, masterclass e case-study, si incontrano professionisti di diversi paesi, rendendo così WEMW punto di riferimento per i produttori che vogliono avviare collaborazioni per realizzare i loro progetti. Saranno presenti broadcaster, distributori e rappresentanti di fondi e mercati, così da presentare l’intero panorama di possibilità produttive e distributive, nonché le risorse finanziarie disponibili. Siamo sicuri che anche l’edizione 2025 di WEMW confermerà la grande partecipazione e l’interesse degli addetti ai lavori, consolidando così un’occasione d’incontro indispensabile per lo sviluppo delle imprese audiovisive della Nuova Europa. Inoltre, WEMW prosegue il lavoro di ricerca e approfondimento su alcune specifiche realtà dell’Est e dell’Ovest, portando a Trieste, per la prima volta, una selezione accurata di progetti provenienti dai Paesi in focus: Estonia, Lettonia, Lituania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il cuore dell’evento continua a essere il forum di coproduzione dedicato a documentari e lungometraggi in sviluppo, mantenendo gli stessi ingredienti degli anni scorsi, ma arricchendosi di nuovi e importanti elementi. Giorno dopo giorno scoprirete le novità che faranno di WEMW 2025 un’occasione di dialogo e confronto per ripensare il presente e trovare nuove ispirazioni per il futuro. Senza però perdere quell’atmosfera informale e quegli aspetti ludici che hanno sempre caratterizzato l’appuntamento di Trieste.
Il Trieste Film Festival e When East Meets West presentano l’undicesima edizione di Last Stop Trieste, una sezione work in progress dedicata ai documentari che seleziona progetti fine cut, precedentemente sviluppati/presentati in una delle piattaforme partner del progetto: Ex-Oriente Film Workshop, BDC Discoveries, Docu Rough Cut Boutique, Baltic Sea Docs, ZagrebDox PRO, When East Meets West. In questa edizione speciale sia del festival che del mercato, i documentari in fase di fine cut avranno la possibilità di essere presentati davanti a una platea esclusiva di sales agents internazionali, programmatori di festival e commissioning editors televisivi con l’obiettivo di essere selezionati dai maggiori festival internazionali e aumentare le loro probabilità di venire distribuiti. Una giuria internazionale assegnerà ai migliori progetti dei premi in denaro. “Last Stop Trieste” è organizzato da Alpe Adria Cinema – Trieste Film Festival e il Fondo regionale per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, col supporto di Europa Creativa, MIC – Direzione cinema e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L’iniziativa è coordinata da Rada Šešić, programmatrice del Sarajevo Film Festival.
When East Meets West e Trieste Film Festival presentano l’ottava edizione di This is IT, sezione dedicata esclusivamente a lungometraggi di finzione e opere ibride con un forte approccio visivo e creativo prodotti o co-prodotti sia in quota maggioritaria che minoritaria da società di produzione italiane. I team selezionati avranno la possibilità di presentare il proprio progetto e mostrare estratti del loro film ad un esclusivo panel di sales agents, programmatori di festival e buyers internazionali.
Grazie alla partnership con Milano Film Network (MFN), tutti i progetti presentati a “This is IT” sono stati condivisi e presi in considerazione da entrambi i comitati di selezione. L’obiettivo è quello di offrire una duplice opportunità ai produttori italiani, aumentando le possibilità di individuare partner distributivi sia a livello nazionale che internazionale. Una giuria internazionale assegnerà un premio in denaro.
I Paesi della 36. Edizione:
Armenia – Austria – Belgio – Bosnia Erzegovina – Bulgaria – Canada – Croazia – Danimarca – Emirati Arabi Uniti – Estonia – Francia – Georgia – Germania – Grecia – India – Italia – Kosovo – Lettonia – Lituania – Macedonia del Nord – Norvegia – Paesi Bassi – Polonia – Portogallo – Regno Unito – Repubblica Ceca – Romania – Russia – Serbia – Slovacchia – Slovenia – Spagna – Stati Uniti – Svezia – Svizzera – Taiwan – Turchia – Ucraina – Ungheria
Il 36. Trieste Film Festival è stato realizzato:
con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Europa Creativa, Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e audiovisivo, Comune di Trieste, Promoturismo FVG, Fondazione CRTrieste
con il sostegno di CEI – Central European Initiative, Le Fondazioni Benefiche Alberto e Kathleen Casali ETS, Fondazione Osiride Brovedani Onlus, Fondazione Pietro Pittini, Filmski Centar Srbije / Serbian Film Center, Istituto Polacco di Roma, DeutschZentrum Triest, Comunità Greco Orientale di Trieste, Romanian Filmmakers Union (UCIN), Comunità Croata di Trieste, Associazione Culturale Giovanile Serba di Trieste, Filmoteka Narodowa, CinemARTa – Ca’ Foscari
con la collaborazione di Artifragili, Associazione Casa del Cinema di Trieste, Associazione Corso Salani, Associazione Benkadì, Associazione Deina, Bottega Errante, La Cineteca del Friuli, Claimax, EContemporary, èStoria associazione culturale, Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Hangar Teatri, InCinema Festival del Cinema Inclusivo, Kataman, Kinemax Gorizia, Libreria Antico Caffè San Marco, Libreria Lovat Trieste, Libreria Minerva Trieste, Libreria Ubik Trieste, Midpoint-a training and networking platform for film & series development-Prague, Milano Film Network, Osservatorio Balcani, Caucaso e Transeuropa, PAG-Progetto area giovani del Comune di Trieste, Lo Scrittoio – Milano, SNCCI-Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, When East Meets West
media partner: Cineuropa, DAFilms-Doc Alliance Films, east european film bulletin, East Journal, FilmTV, FRED Film Radio, Meridiano 13, Modern Times Review, MYmovies.it, Il Piccolo, Quinlan, Sentieri Selvaggi, Taxi Drivers
web media partner: Charta Sporca, Cineclandestino, Film Fest Report, Il Cuore scoperto, InTrieste, Just Cinema Tabloid, Venezia legge i Balcani
partner tecnici: Art&grafica, B&B Hotel, Cineteca di Milano, Còntime, CX Trieste | Giulia, Discover Trieste, DoubleTree by Hilton Trieste, Eventival, Grand Hotel Duchi D’Aosta, Hotello, Ideando Pubblicità, IGPDecaux Spa, The Modernist Hotel, Osteria di Casa Pepe, Retelit Group, Savoia Excelsior Palace, Tipografia Menini, Hotel Victoria
sponsor: Antico Caffè San Marco, Còntime, Opificio Neirami, Parovel, Piolo & Max
Trieste Film Festival aderisce a: AFIC – Associazione Festival Italiani Cinema
Fa parte del network di festival cinematografici europei MIOB (Les Arcs Film Festival – Francia, Film Festival Cottbus – Germania, Crossing Europe Film Festival – Austria, Palić Film Festival – Serbia, Scanorama – Lituania, Sevilla Film Festival – Spagna, Trieste Film Festival – Italia) finanziato da Europa Creativa
fa parte del Tavolo di lavoro Green di AFIC con: Biografilm Festival, CinemAmbiente, Euganea Film Festival, Film Festival della Lessinia, Lucania Film Festival, Porretta Film Festival, Shorts International Film Festival, Siciliambiente, Trento Film Festival, Trieste Science+Fiction Festival
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Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il Trieste Film Festival è il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale: da trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.
Tutte le informazioni sul sito www.triestefilmfestival.it
Il festival sui social:
Facebook: TriesteFilmFest
Instagram: triestefilmfestival
Il festival su YouTube: