Recensione del documentario Diario di tonnara: “la concretezza degli uomini di mare abbraccia rito e sogno.”
Diario di tonnara
di Giovanni Zoppeddu
Italia, 2018, 70’
Sinossi
La comunità dei pescatori di tonno, divisa tra pragmatismo del lavoro e tensione al sacro. Un inno alla fatica del vivere, ma anche alla naturale propensione di una comunità alla tradizione e al rito. Rais, tonnare e tonnaroti rappresentano il centro da cui si dipanano i racconti di un tempo passato che grazie al potere del cinema riemerge magicamente dall’oblio. Un documentario che si interprete di storie di mare, che sono della Sicilia e del mondo. E che attraverso le immagini di repertorio di maestri come De Seta, Quilici e Alliata racconta un pezzo profondo di storia del nostro cinema. Un tempo e un cinema che a volte possiamo sentire perduti, e che invece questo film ci restituisce presenti, contemporanei, accanto a noi.
Recensione
È un documentario ma anche un racconto. Attraverso le parole di uno sconosciuto narratore, che scopriamo essere Ninni Razza, ascoltiamo l’esposizione di un tempo passato e apprendiamo come, nel lontano 1984, egli si fosse avvicinato al mondo delle tonnare, come subacqueo. Il documentario è liberamente tratto, infatti, dal romanzo di Ninni Razza ” Diario di Tonnara”.
Il narratore, nelle sue 20 stagioni di pesca, ha visto accadere molte cose e il documentario ne sintetizza alcune, forse anche troppo.
“La concretezza degli uomini di mare abbraccia rito e sogno.”
È il racconto di un’epoca trascorsa; infatti le tonnare siciliane alla fine degli anni ’90 iniziarono a subire la crisi e il cambiamento dell’economia. I vecchi tonnaroti si ritirarono dall’attività e le tonnare di Bonagia appaiono, oggi, un lontano ricordo; solo le tonnare sarde continuano a resistere.
È un documentario in cui la natura, con i suoi cicli, le lune, il volo degli uccelli, interpreta il ruolo di protagonista assoluta; infatti, tutti i suoi elementi indicano ai tonnaroti se è tempo di andare in mare o meno.
L’opera narra un antico mestiere, un pezzo importante di storia italiana ma purtroppo vi è un errore di fondo: quello di contrapporre immagini di tempi andati con immagini discordanti e poco affini al mondo del mare, che creano nello spettatore alienazione e spaesamento.
Fede – misticismo – natura: come la rete dei pescatori, anche questi elementi uniscono le vite dei tonnaroti e delle loro famiglie.