LO STATUARIO E “SELVAGGIO” JASON MOMOA È AQUAMAN: METÀ UMANO E METÀ ATLANTIDEO, EREDE DI UN FARO E DI UN INTERO REGNO SUBACQUEO
Nato dall’amore ibrido tra la regina Atlanna (Nicole Kidman) e Tom (Temuera Morrison), guardiano del faro, Arthur Curry cresce sviluppando un complesso rapporto con il mare e le sue origini “marine”. Prova rabbia e risentimento verso gli atlantidei perché colpevoli di aver ucciso sua madre ma questi sentimenti non gli impediscono di essere cresciuto imparando tutto ciò che c’è da sapere su Atlantide dal braccio destro della regina, Vulko (Willem Dafoe).
Quando il fratellastro Orm (Patrick Wilson) decide di diventare Ocean Master e quindi governare su tutti i regni subacquei scatenando una guerra contro la terraferma e i suoi abitanti, Aquaman non può tirarsi indietro fingendo di non essere l’ago della bilancia di tutta questa delicata faccenda.
Colui il quale riuscirà a trovare e “governare” il tridente di Atlan, avrà pieno controllo su tutte le creature marine e di conseguenza il rispetto e la stima di tutti gli abitanti del mare.
Aquaman parte quindi alla ricerca del tridente perduto insieme alla bellissima principessa Mera (Amber Heard) perché le sue origini “miste” gli impediscono di essere preso, anche solo lontanamente, in considerazione come erede al trono di Atlantide. L’unico modo che ha per salvare il pianeta Terra da un attacco mortale dal mare è quello di essere riconosciuto come legittimo erede al posto di Re Orm.
Nel frattempo Orm inizia a cercare alleati – con le buone ma più spesso con le cattive maniere– tra i vari regni del mare e lascia l’incombenza di fermare Aquaman a quella che io ho definito “Z la formica” (Yahya- Abdul Mateen). Un pirata, umano, che si nutre unicamente della sete di vendetta verso Aquaman e che lo insegue per mare e per monti “travestito” in modo strano in memoria del padre, pirata, umano, assassinato.
Questo ultimo film della DC Comics è condito con i soliti ingredienti – lotte di potere, amore e tradimenti – e anche con accenni a temi meno fantastici e più reali e moderni: pirateria, inquinamento dei mari, espansione della conoscenza umana non solo tra le stelle ma anche negli abissi marini.
Il tocco originale e veramente piacevole della storia sta nella esplicita vulnerabilità del protagonista. Eroe e ponte tra terra e mare ma con un bagaglio pieno di tanta umiltà, autocritica e quelle che lui definisce “legnate” continue. Autoironico, a tratti insicuro, di un’intelligenza non proprio spiccata ma un bravo “uomo-pesce”. Arthur, proprio come tutti gli uomini conosce i propri difetti, è capace di capire i propri limiti, addirittura di perdonare.
Il suo rapporto con Mera è di dolce e continua sfida verbale ma in lei ritrova il suo punto di riferimento, la sua autostima e la sua forza quando ha dei dubbi. E perché Mera lascia Atlantide, la sua famiglia, il suo matrimonio combinato per uno come lui? Semplice! Perché come tutte le donne il suo mondo, la sua determinazione e la sua forza vacillano di fronte alle crepe del cuore di un uomo, di un uomo veramente di animo buono anche se non proprio una cima!
Quindi Aquaman non ha un trama particolarmente complessa e originale ma resta un film piacevole da guardare!