Giornata della Memoria in un Paese ancora diviso: il giorno dopo!
Un’inchiesta del New York Times svolta pochi giorni prima della Giornata della Memoria, svelava un fatto piuttosto difficile da credere: molte persone in Canada conoscono poco o nulla riguardo l’Olocausto.
Lo studio rivelava come molti canadesi ignorassero i nomi dei protagonisti di quella terribile vicenda, i luoghi dove si svolse, il numero di persone morte e più in generale i fatti principali di quel periodo. Per fortuna gli intervistati ammettevano la loro ignoranza in materia anziché rifarsi ad assurde teorie negazioniste.
Dove dovrebbe scattare per l’ennesima volta un campanello d’allarme è, nel nostro Paese. Perché se i civili canadesi possono avere delle lacune, qui in Italia dove milioni di persone hanno subito le atrocità perpetrate dai nazifascisti e, abbiamo la fortuna di poter conservare una memoria diretta; sentire senatori (non semplici cittadini) parlare di teorie complottistiche è un fatto grave e miserevole.
Il caso è quello del senatore grillino Elio Lannutti, che su Twitter scriveva: «Il gruppo dei Savi di Sion e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il sistema bancario internazionale, portò alla creazione di un manifesto: “I protocolli dei Savi di Sion”».
Nel dettaglio il senatore fa riferimento a quella che può essere considerata come una delle più grandi fake news della storia. I protocolli dei Savi di Sion sono un documento creato dalla polizia zarista secondo il quale gli ebrei erano a capo di una cospirazione che aveva lo scopo di impadronirsi del mondo.
Immediata la condanna dell’opposizione e dello stesso Di Maio, così come le scuse del diretto interessato. Sotto il tweet, poi rimosso, molte persone si sono dette indignate. Tuttavia questa è una magra consolazione, perché il fenomeno è sintomatico di come nel nostro Paese l’antisemitismo ancora non è stato debellato, ma come ci ricorda il Presidente Mattarella: «alberga nei bassifondi della società, nelle pieghe occulte di ideologie (…) pronto a risvegliarsi».
Basti pensare alla vicenda di un anno fa riguardante gli adesivi rappresentanti Anna Frank con addosso la maglia della Roma, cosa che da parte dei tifosi laziali responsabili voleva essere un’offesa. O per arrivare a pochi giorni fa, questa volta con ruoli opposti, tifosi romanisti hanno fatto circolare per la città cartelli con su scritto “Lazio, Napoli, Israele stessi colori stesse bandiere. Merde”.
Fenomeni questi gravi perché a differenza dei canadesi le persone qui sanno e utilizzano quel (poco) che sanno per offendere. Il nostro è un Paese che pur avendo vissuto sulla propria pelle gli orrori del regime fascista, offriva, solo sei anni fa, vergogna di sé ai funerali del boia delle Fosse Ardeatine Erich Priebke morto a Roma nel 2013. In quell’occasione un gruppo di persone si radunò con l’intenzione di rendere omaggio al capitano delle SS.
Per tornare al tweet incriminato, citare cent’anni dopo quel falso documento, per di più da parte di un rappresentante dello Stato è preoccupante molto di più di qualche lacuna dei lontani canadesi che pur dall’altra parte dell’oceano creava un certo imbarazzo.
Ieri 27 gennaio, Giornata della Memoria, in tutta Italia sono state organizzate mostre e conferenze perché a ottant’anni da quelle atrocità serve ancora fermarsi un attimo a riflettere e parlarne, anche se come scriveva Primo Levi: «allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo».