Kandinskij a Milano – la mostra al Mudec
Fino al 9 luglio è possibile ammirare i quadri di Kandinskij al Mudec di Milano.
Il Mudec (Museo delle Culture) di Milano ha allestito un’interessante mostra sul pittore russo Vasilij Kandinskij, aperta fino al 9 luglio prossimo. La mostra si inserisce nell’ambito di un fitto scambio artistico tra Italia e Russia, che ha visto l’esposizione delle opere di Raffaello alla Galleria Tret’jakova di Mosca lo scorso inverno, e che prevede un prossimo allestimento sul rinascimento veneto.
Ma sarebbe riduttivo definire Kandinskij semplicemente come esponente dell’arte russa, poiché lui è stato il pioniere dell’astrattismo e, benché fin nei suoi quadri più tardi, dove le tecniche del colore e dell’astrazione diventano più nette, si senta sempre la presenza della sua terra natia e delle sue tradizioni, la sua arte è stata una scuola per molti pittori europei (ricordando che Kandinskij stesso ha viaggiato e soggiornato per lunghi periodi in Europa), la cui influenza si è protratta a lungo nel tempo.
La mostra del Mudec mette ben in evidenza la formazione del pittore e le influenze da lui assorbite: suddivisa in tre parti, la prima mostra i suoi primi passi nel mondo dell’arte, dopo la laurea in legge e il rifiuto di continuare il percorso di dottorato. Fondamentale in questa fase è stato il suo viaggio nei villaggi ai piedi e oltre la catena degli Urali, soglia convenzionale tra Europa e Asia, che in realtà è più un canale di comunicazione e interscambio tra i due mondi. Kandinskij, nella sua esperienza di viaggio, ha compreso a fondo quanta Asia ci fosse nella sua europea Russia, portando con sé, al ritorno, quel mondo di colori e legni di un continente familiare e remoto allo stesso tempo.
Il visitatore può ben rendersi conto dell’influenza che hanno avuto le tradizioni russe e uraliche nella formazione del pittore, grazie alla presenza di oggetti provenienti dalle più svariate regioni russe: giocattoli in legno della regione di Vladimir, cassapanche di Arkangel’sk, slitte e cavallucci intagliati delle isole Solovki, icone religiose dei secoli passati; il tutto accompagnato da pannelli esplicativi molto esaurienti.
La seconda parte della mostra è stata chiamata «Mosca Madre», per sottolineare l’altro grande perno della formazione del pittore: se da un lato vediamo il disciogliersi delle figure concrete nel colore – e un esempio è il quadro Muro rosso (Destino), dove a fianco delle tradizionali cupole a cipolla, vediamo la netta preponderanza del gioco di colori primari sulla tela – dall’altro si può osservare la rappresentazione della sua amata città, riletta da Kandinskij come un tripudio di colori, di «una calma solenne e maestosa, un dominio di sé quasi eroico, un misto di convenzioni tradizionali e di vera libertà spirituale».
Tutto ciò trova espressione nel suo Mosca. Piazza Rossa, dove gli elementi della città sono ancora quasi riconoscibili (le cupole bianche del Cremlino, i palazzi di nuova costruzione, una collina da cui due personaggi guardano il panorama cittadino), ma molto sparpagliati, quasi come se il disegno si fosse liquefatto.
La terza sezione della mostra ci pone di fronte a un Kandinskij maturo , dove niente è restato del realismo, e il suo studio su forme geometriche, colori e accostamenti musicali ha trovato la sua massima espressione.
L’audioguida, fortemente consigliata, spiega bene come Kandinskij accostasse ogni colore ad uno stato d’animo e allo stesso tempo a uno strumento musicale: così ad esempio il celeste diventa il suono del violino; allo stesso tempo le linee e le forme che animano le sue opere sono solo all’apparenza frutto di innovazione completa: nella realtà anche in questo caso ritornano, come un fatto di memoria subcosciente, delle immagini tratte dall’iconografia religiosa russa. Per esempio, nella linea che taglia molti dei suoi quadri verticalmente o diagonalmente, si può facilmente rivedere il serpente che spesso divideva, nelle icone, i salvati dai dannati.
L’esposizione è finemente curata, permette di entrare nel mondo del pittore attraverso le numerose citazioni tratte dai suoi taccuini e appunti, e lascia al visitatore la sensazione di una comprensione diversa della dimensione del colore e delle sue possibilità.