“Echi in tempesta”: recensione dell’epica avventura de “L’Attraversaspecchi” dal finale amaro e intricato
È ufficialmente uscito il quarto e ultimo volume della strabiliante storia di Ofelia, L’Attraversaspecchi: “Echi in tempesta”, edito da edizioni e/o.
Dove eravamo rimasti?
Siamo ancora sull’arca Babel, Thorn e Ofelia fanno squadra per trovare Dio e il suo alter ego malvagio in modo da impedire il crollo delle Arche. L’indizio principale seminato nel volume precedente riguarda proprio gli Echi: degli strani “ritorni” di voci e suoni che spesso interrompono conversazioni e fungono da funesti presagi.
Mentre Thorn, sempre sotto copertura, lavora al servizio dei sinuosi e dorati Genealogisti, Ofelia segue la pista lasciata da briciole di memoria. Queste briciole la conducono all’Osservatorio delle Deviazioni: un luogo “un po’ scuola degli Xmen, un po’ folle laboratorio della Seconda guerra mondiale”. In questo luogo macabro e misterioso la protagonista si sottoporrà volontariamente a svariati esperimenti nel tentativo di risvegliare la sua memoria sopita e svelare ogni mistero.
Fino a più di metà del quarto libro “Echi in tempesta”, sia i lettori che i protagonisti brancolano nel buio. Navighiamo insieme ad Ofelia in un mare fatto di dubbi e domande fino a quando, verso la fine del racconto, veniamo inondati da milioni di risposte, tutte sapientemente intrecciate tra loro.
La piena comprensione di questo universo e della sua storia così fantastica ma oltremodo complessa, avrebbe richiesto, a mio avviso, più tempo. Ciò non toglie che il lavoro della Dabos si confermi grandioso e che la sua bravura risieda anche nel fatto che, alla fine, tutto torna. Ma per davvero. Anche il finale dolce amaro. Infatti noi lettori, girata l’ultima pagina di “Echi in tempesta”, sappiamo e capiamo ogni cosa. Sappiamo perché c’è stata la Lacerazione del mondo, perché le Arche ad un certo punto hanno iniziato a crollare, perché Ofelia è così buffa e impacciata dopo aver attraversato lo specchio per la prima volta. Inoltre scopriamo finalmente chi è Dio, chi è l’Altro, perché gli Spiriti di famiglia non hanno memoria e cosa sono gli Echi. Molteplici colpi di scena tengono viva l’attenzione e la curiosità. Scopriamo in modo quasi spaventoso che nessuno dei protagonisti è chi pensiamo sia. Gli echi, però, sono effettivamente la chiave di tutto.
Anche se avrei preferito avere più tempo per immagazzinare e metabolizzare le modalità con le quali un fragile eco abbia potuto sconvolgere il mondo come lo conosciamo, bisogna ammettere che la storia finisce in perfetta armonia ed equilibrio.
In questo capitolo finale Ofelia si abbandona serenamente all’amore per Thorn, interpreta il ruolo dell’eroina, è l’artefice astuta e determinata sia del suo destino che di quello del mondo intero.
Come salva le Arche dal crollo e dall’oblio? Attraverso un doloroso percorso interiore di abnegazione e sacrificio. La sua trasformazione ha un non so che di magico. Ofelia ha il coraggio di rinunciare ad una parte fondamentale di sé per potersi ritrovare davvero, per potersi conoscere e riconoscere come un’interezza.
Qual è la colpa che la nostra eroina deve espiare mentre cresce come individuo, come donna, come figlia, come amica e come moglie? Ofelia ha avuto paura di diventare, crescendo, come sua madre. Quando una voce di notte le chiede di essere liberata dallo specchio, Ofelia, terrorizzata dalla staticità, abbraccia il cambiamento con ogni sua cellula. Letteralmente.
Attraverso la vita e la crescita della protagonista, in verità, si compie anche l’atto di rivalsa di una bibliotecaria che ha avuto l’ardire di sognare la pace perpetua nel mondo. Il tentativo di rendere reale questa utopia viene sigillato, nel tempo, da un sopruso, da un’ingiustizia. Quindi l’equilibrio va necessariamente ripristinato.
Due anni fa, quando il mondo de L’Attraversaspecchi è approdato in libreria, lo si paragonava, con una certa frequenza, alla saga di Harry Potter o a quella delle Oscure Materie. Credo però che l’unica cosa che accomuni gli unicum letterari creati dalla Rowling, da Pullman e dalla Dabos sia quello di meritare un posto d’onore in tutte le librerie presenti e future, pubbliche e private. Nel frattempo, alla nostra generazione non dispiacerebbe certo vedere, sul grande schermo, anche Ofelia e le sue fantastiche avventure.