Intervista al cantautore Martino Adriani.
Ho avuto modo qualche mese addietro di assistere ad un concerto di apertura del cantautore Martino Adriani presso il bistrot “Na cosetta” a Roma. Sono rimasta colpita e affascinata dalla sua capacità nello scrivere canzoni, a tratti scanzonate e a tratti serie.
Ora ho avuto il piacere di intervistarlo e invito i lettori che non lo conoscessero ad ascoltare le sue canzoni e a scoprire un giovane talento della musica italiana.
- Innanzitutto ti ringrazio per avermi concesso l’intervista. Per incominciare voglio chiederti come è nato l’amore per la musica? È una passione che hai fin da piccolo?
Sono io a ringraziare te! L’amore per la musica nasce all’età di 8-9 anni, davanti alla tv, dopo aver guardato con gli occhi sbalorditi e curiosi di un bambino l’incredibile esibizione di Elio e le storie tese al Festival di Sanremo con “La terra dei cachi”! L’anno successivo fu la volta di “Rospo”, dei Quintorigo. Impazzii per quel brano. Qualche tempo dopo ritrovai in un vecchio scatolone in soffitta una musicassetta di mio padre: “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano. Credo che quell’album mi abbia letteralmente cambiato la vita. Poi, in età pre-adolescenziale, ricevetti come regalo dai miei il cd “One” dei Beatles e una chitarra…
- Quali sono stati gli inizi musicali?
Nel 2006 con tre amici del mio paesello d’origine mettemmo su una folk-rock band. Ci chiamavamo Lacio Drom (…no, non eravamo una cover band dei Litfiba) e dopo aver strimpellato per qualche mese nella sala prove comunale arrivarono le prime esibizioni a varie festicciole e manifestazioni nelle nostre piccole comunità. Che bei ricordi!
- Ho visto che hai avuto modo di collaborare con molti artisti. Mi puoi fare qualche nome?
Al di là dei musicisti che hanno suonato direttamente con me negli anni (su tutti farei il nome di Manuele Scandizzo, che ha avuto un’importanza rilevante nel mio nuovo disco, sia come musicista che come arrangiatore) potrei citare anche il fatto che per sette date nel 2014 ho fatto da spalla a Cristiano Godano dei Marlene Kuntz per il suo show-case acustico. Non una collaborazione in senso stretto, ma è stata comunque per me una grande emozione aver avuto il suo appoggio da questo punto di vista.
- Hai qualche aneddoto su qualcuno di loro?
Alla fine di un’esibizione, a Frosinone, io e Godano, con qualche gin tonic di troppo in corpo, scherzavamo con un ragazzo per via della sua incredibile somiglianza con Federico Fiumani. Il viso, le espressioni, la voce: uguale! Oh, mica è un’offesa? Fatto sta che il tipo se la prese, e noi non capivamo il perché. Cristiano, quasi per tranquillizzarlo, esclamò “È un po’ come se dicessi a Martino che assomiglia a…a…a…a Pippo Baudo!!! È uguale, no?!?” Ho riso come un matto per un’ora!!!
- Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Il cantautorato italiano, quello immenso di una volta: Gaber, Gaetano, Dalla, Conte, De Gregori, Jannacci, Graziani.
- Tra le molte esperienze fatte, ce n’è una in particolare che porti nel cuore?
Perché non citare l’ultima, di appena una settimana fa: il mini tour di tre date in Sicilia! Posti stupendi, gente partecipe, ospitalità eccezionale, gran bei locali!
- Ad ottobre è uscito il tuo primo disco, Agrodolce – racconti d’amore fra fegato e cuore. Mi puoi dare una spiegazione generale dell’album?
“Agrodolce” racchiude in nove tracce l’amore moderno, in maniera a volte buffa, altre sconsolata. Racconta di love story meravigliose, di tremende liti d’amore, della ricerca del partner ai tempi di Maria de Filippi e dei social network, dell’amore utopico, immaginato, sognato. Insomma, descrive le due facce dell’amore: quella agra, quella dolce.
- L’ultimo singolo estratto dall’album è Marì; nello specifico, cosa mi puoi dire della canzone?
Racconta di una storia d’amore finita. Un distacco che lascia un vuoto incolmabile fatto di solitudine e ricordi. Le abitudini che cambiano e l’inutile speranza di un ritorno che continua a non morire. Non è una canzone autobiografica (fortunatamente, direi!)
- Il video del brano ha come protagonisti gli animali randagi. Come mai questa scelta?
Proprio così, mostra il lato più triste e amaro dell’amore attraverso gli occhi smarriti e sconsolati di animali randagi. Quest’idea così particolare è stata partorita dal collettivo artistico La Balena, nelle persone di: Angelo Cariello (regia e montaggio), Valentina Gaudiosi (fotografia e postproduzione immagini), Simone Valitutto (aiuto regia), Silvia Sfratta e Dario D’Angelo (assistenti di produzione).
- In questo momento stai facendo concerti in tutta Italia, quali saranno le prossime date?
Quelle imminenti, nel mio Cilento: al Fusion di Agropoli domenica 19, al Solero di Vallo della Lucania giovedì 30.
- Per concludere, quali sono i tuoi progetti futuri?
Nessun progetto futuro in particolare: con la musica al giorno d’oggi non credo si possa guardare troppo avanti. Per adesso spero di gironzolare con il “Tour in agrodolce” il più possibile!
Un caro salutooo
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Articolo interessantissimo! Incuriosisce. Toccherà ascoltare Agridolce ?
Grazie mille! è un cantautore molto interessante.