“I due papi” con Giorgio Colangeli e Mariano Rigilli al Teatro Sala Umberto: la recensione
Due papi, due uomini, due figure fallaci eppure “potenti” in grado di raccontarsi e di ammettersi deboli e peccatori.
Fino al 30 aprile al Teatro Sala Umberto è in scena “I due papi”. Il testo teatrale arriva dopo il film omonimo del regista Fernando Meirelles, sceneggiato da Anthony McCarten e basato sull’opera teatrale dello stesso McCarten del 2017 The Pope.
Due le straordinarie figure del nostro tempo raccontate: Papa Francesco e Papa Benedetto XVI.
Giorgio Colangeli e Mariano Rigilli sul palcoscenico, con maestria e talento, danno corpo e voce a personaggi che travalicano la religiosità per diventare “icone”, simboli della contemporaneità.
L’opera racconta il periodo antecedente le dimissioni di papa Benedetto XVI. Il papa (Giorgio Colangeli) è una figura “umana”, lontana dalla divinizzazione che spesso si ha di ruoli così importanti. È un uomo che ama il telefilm “Il Commissario Rex”, ammettendo anche di aver pregato per il cane quando era in pericolo, e che si confida con l’amica suora (Anna Teresa Rossini).
La sua è una confessione pericolosa, difficile da digerire. Benedetto VXI preferisce dedicarsi ai suoi scritti, è un uomo che ama la solitudine e che si sente inadeguato alle sfide che la Chiesa gli pone davanti. È, tuttavia, anche una figura facile da amare per lo spettatore, perché si pone inerme di fronte alla sua impotenza, non dichiara forza ma debolezza.
A contrapposizione del papa c’è Josè Bergoglio (Mariano Rigilli), ancora nelle vesti di cardinale a Buenos Aires. Vuole rinunciare alla sua carica, nonostante una suora (Ira Fronten) ispirata dalle sue azioni cerchi di dissuaderlo, ma per farlo necessita della firma del papa che, tuttavia, tarda ad arrivare. Quando quest’ultimo lo invita a Castel Gandolfo, qui presente anche la figura del maggiordomo del papa (Alessandro Giova). si comprende il legame che c’è tra i due: totalmente agli antipodi hanno una visione della Chiesa differente. Se il papa è un uomo tradizionalista che crede nel potere della preghiera per risanare anche le colpe più atroci, Bergoglio vuole il cambiamento e impossibilitato a vederlo ha deciso di rinunciare alla sua carica.
Sono due figure diverse anche nel modo di vivere la loro umanità. Bergoglio ama il calcio e il tango, Benedetto li rifugge eppure dal loro dialogo è evidente che il mutamento che sembrava impossibile può emergere.
“Per qualche strano motivo avverto la necessità di un Bergoglio” afferma papa Benedetto al suo successore.
“I due papi” ha un testo complesso eppure la regia di Giancarlo Nicoletti restituisce il peso delle parole con facilità e una certa dose di ironia.
Gli attori regalano un’interpretazione eccellente e non poteva essere di meno.
La scenografia, a cura di Alessandro Chiti, che ha ricevuto il Premio “Mulino Fenicio” è imponente e riproduce i giardini di Castel Gandolfo, la terrazza di San Pietro e l’iconica Cappella Sistina.
Costumi Vincenzo Napolitano – Alessandra Menè
Disegno luci e fonico David Barittoni