“In the fire” di Conor Allyn con Amber Heard: la recensione
In anteprima mondiale alla 69esima edizione del Taormina Film Festival “In the fire” di Conor Allyn.
L’opera che ha come protagonista la star Amber Heard, più famosa per il processo contro l’ex Jonny Deep che per la sua carriera cinematografica, rappresenta una rinascita lavorativa per l’attrice che riparte con un film indipendente.
“Non fai questi film per fama o gloria, non li fai per soldi. Li fai perché li ami, ami la storia, ami le persone e vuoi essere parte di quella esperienza. – spiega Amber Heard – Sono stata molto fortunata in questo progetto perché ho incontrato Connor che è un pozzo di interessanti e affascinanti storie e di personaggi pieni di fascino e umanità. Personaggi complessi perché sono imperfetti e meravigliosi. Questo è un esempio di ciò che amo di più fare. Sono davvero fortunata ad avere recitato con alcuni dei migliori attori con cui abbia lavorato da davvero tanto tempo. Persone che, come me, amano il mestiere e la narrazione”.
“In the fire” è un period drama ricco di elementi che oscillano tra il thriller, il western e il sovrannaturale.
Ambientato nel 1899 ha per protagonista una psichiatra americana di 38 anni, Grace (Amber Heard). La donna giunge in una fattoria in Colombia dopo essere stata chiamata da una donna a risolvere un caso controverso: suo figlio Martin (Lorenzo McGovern Zain) viene accusato di essere il diavolo. Grace, inizialmente osteggiata anche da Nicolas (Eduardo Noriega), padre del bambino, vuole aiutare il suo paziente ma nel frattempo gli eventi nefasti si intensificano così come la furia dei concittadini contro il bambino e contro se stessa, accusata di essere una strega e in combutta con il diavolo.
Il film, nonostante la presenza del sovrannaturale, si pone nella realtà, quella distorta di un tempo che fu e che tutt’ora esiste in alcune società arcaiche. E in fondo per tale motivo mi domando: era davvero necessario dare adito alla furia degli “altri”, i concittadini, dando a Martin dei veri poteri? Non sarebbe stato più potente il messaggio se il protagonista fosse stato solo vittima di pregiudizi e superstizioni?
“Dicono che Martin è cattivo, probabilmente è vero” dice il padre alla dottoressa. L’uomo ha perso la moglie prematuramente e la domanda sorge: è stato un incidente oppure l’ha uccisa quel bambino che non riesce a provare empatia?
Le riprese degli interni del film sono state girate in Italia a Ostuni mentre gli esterni in Guatemala. Italiani sono anche due interpreti: Luca Calvani e Yari Gugliucci, nel ruolo di due sacerdoti agli antipodi nel modo di vivere la fede.
Affascina il personaggio del piccolo Martin, un bambino con delle doti speciali ma incapace di sentire ed emozionarsi. Una speranza, tuttavia, sembra emergere nel suo grido disperato della parola “papà”. Riuscirà Grace a salvarlo?