“Blue Summer” di Jim Nichols: la recensione

Blue Summer

Quanto è possibile tornare indietro? Quanto le circostanze fortuite riescono a deviare il corso delle nostre vite?

“Blue Summer” di Jim Nichols è un romanzo le cui parole vibrano in note antiche e moderne: è la storia di un uomo e del suo coraggio, la narrazione di ascese e cadute in cui il presente si intreccia al passato e alle sue perdite.

Edito dalla casa editrice Nutrimenti il libro racconta la vicenda di Calvin Shaw, un musicista fallito quarantenne imprigionato nel Penitenziario di Bolduc. L’uomo decide di raccontare la sua versione della storia, che come una melodia lunga un romanzo è fatta di toni e semitoni, di note acute e gravi, di silenzi.

“Musicista uccide il patrigno con la tromba”. Immediatamente dalla prima pagina è chiaro al lettore la fine della storia eppure, scorrendo le parole, si tende a dimenticare perché Calvin è un personaggio che si fa amare e inesorabilmente viene da chiedersi: può esserci salvezza?

Due anni prima l’uomo guidava un taxi e si esibiva sporadicamente nei locali della zona con la sua tromba. Era solo, immerso in un contesto di povertà e desolazione ma questo non traspare del tutto dalle sue parole. Anche quando la vita degli altri ci pare misera probabilmente la storia è molto più complessa di ciò che immaginiamo.

Il ritorno nella piccola città di Baxter da cui manca da 20 anni dà origine alla fine della storia e al suo nuovo inizio.

Trent’anni prima era il 4 luglio del 1964, Calvin aveva 10 anni e una famiglia amorevole. Un giorno come altri in cui nulla faceva scaturire la tragedia imminente. Un solo secondo è il corso dell’esistenza devia, la vita non sarà mai più la stessa.

La sua famiglia era composta dalla madre Betty Flint Shaw, dal padre Jack Show, dall’amata sorella Julia, dal fratello Alvin e dallo zio acquisito Gus.

Un incidente, la macchina che va fuori strada e la morte del padre. È in questo frangente che l’esistenza di Calvin diventa un gigantesco buco nero da cui è inevitabile uscire a pezzi.

La famiglia rimasta si disgrega e l’arrivo di una terza persona, Pike, al posto del padre trasforma le dinamiche, facendo sgorgare la tragedia.

Il primo sabato del settembre 1966, un’altra data che segna un dolore, uno di quelli che non si rimargina, che ti trasforma, che ti porti dietro anche nel tuo domani.

“Sono andato solo dove mi porta la forma, seguendo le note, suonando la melodia, eseguendo i riff quando è il mio turno di swingare, cercando di seguire le note là dove vogliono che vada.”

“Blue Summer” è una melodia dolce, quasi confortevole, nonostante il male che traspare dalle pagine: è la storia di un viaggio umano, “una storia comune che potrebbe essere la storia di chiunque.”

Jim Nichols

Jim Nichols è nato e cresciuto a Freeport, nel Maine. Si è interessato alla scrittura creativa mentre lavorava alla biglietteria di una compagnia aerea. Ha lavorato anche come barista, pilota, tassista, operaio, raccoglitore di arance. I suoi scritti sono apparsi in numerose riviste fra cui Esquire, Narrative, American Fiction. Ha vinto due volte il Maine Award Fiction Prize (2012 e 2021). È stato nominato più volte per il premio Pushcart

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