Recensione dello spettacolo “PRIMI!(dei non eletti)” al Teatro Trastevere
PRIMI!(dei non eletti)
Scritto e diretto da Adriano Bennicelli
Con Alessandro Di Somma, Ermenegildo Marciante, Giancarlo Porcari, Marco Zordan
“Si avverte la gentile clientela che le casse stanno per chiudere…
Questo Paese sta per chiudere…
Vi ricordiamo tuttavia che nella fila, gli ultimi, non saranno ultimi…saranno solo i primi dei non eletti.” cit.
Sinossi
PRIMI!(dei non eletti)” è scritto e diretto da Adriano Bennicelli, apprezzatissimo e prolifico autore romano, che porta in scena quattro vite, quattro spaccati di esistenza, diversissimi ma collegati e uniti insieme dal caso o dal destino. Uno spettacolo tragicomico che restituisce delle vite dei protagonisti i lati più esilaranti e riflessivi, più intimi e surreali: in scena 4 talentuosi attori romani, Alessandro Di Somma, Ermenegildo Marciante, Giancarlo Porcari e Marco Zordan che personificano quattro uomini nel mezzo del momento più importante della loro vita.
Quattro uomini completamente diversi per carattere, nascita e esperienze, che si trovano ad affrontare la più difficile delle prove ovvero il confronto con la vita che hanno vissuto.
Quattro uomini nel pieno della loro vita, che sono costretti a guardarsi alle spalle e riconoscere di essere ad un punto di svolta, il momento in cui tutte le cose appaiono chiare e definite:
Un precario (Giancarlo Porcari), nella perenne ricerca del colloquio di lavoro giusto, di un’opportunità per far valere le proprie competenze, tra strampalate esperienze lavorative e dubbi corsi di aggiornamento.
Un uomo qualunque (Marco Zordan), che a causa di una notizia sconvolgente, decide di realizzare in 24 ore tutto quello che non ha mai avuto il tempo di fare.
Un calciatore (Ermenegildo Marciante), alle prese col momento più importante della sua carriera davanti agli occhi del mito della sua infanzia.
Un disadattato (Alessandro Di Somma), vittima di una particolare sindrome, è costretto a girovagare in un supermercato senza poter uscire.
Come riusciranno i quattro a far quadrare i conti con le proprie difficoltà e i propri limiti e a superare definitivamente l’empasse che li fa sentire inesorabilmente I primi, ma dei non eletti?
Recensione
Quattro personaggi diversi nelle storie ma uguali nel non sentirsi parte di quella porzione di mondo che eccelle e possiede ogni tipologia di bene e di “pseudo” felicità.
- Il precario cerca lavoro ma non possiede nessun tipo di qualifica specifica, tranne l’avere hobby particolari e avere frequentato corsi inusuali e considerati inutili per ogni datore di lavoro.
- Il calciatore è alle prese con una lettera da scrivere al suo mito e una carriera oramai finita e vissuta nell’attesa di quell’attimo di gloria che non è mai giunto. Egli stesso si definisce un MEDIANO: il primo dei non eletti.
- L’uomo qualunque in sole 24 ore vuole recuperare un’intera vita, dedicandosi a tutto ciò che non ha mai fatto.
- Il disadattato è affetto dalla sindrome di Stendhal nei confronti del cibo e del supermercato.
Tutti e quattro gli uomini rappresentano l’esempio lampante della nostra società: il consumatore, il precario con figlio e in età non più giovane per il mondo del lavoro, l’uomo qualunque che lascia sprecare il proprio tempo e il calciatore che trascorre le sue giornate rincorrendo un suo mito e un vecchio sogno di gloria.
Vite precarie, non eccelse, ai bordi dell’esistenza: vite qualunque.
I personaggi si alternano sul palco, cercando di dare un senso alla propria realtà. Lo spettatore alterna momenti di ilarità a momenti di valutazione: quanti di noi si ritrovano in un dettaglio, anche piccolo, dei quattro?
L’uomo qualunque è colui che fornisce una maggiore capacità di riflessione; comprende di avere poco tempo e di “aver sempre perso le chiavi di casa”: le chiavi come metafora della vita e delle piccole gioie quotidiane perdute e mai veramente godute.
Si ritrovano tutti al supermercato smarriti e soli: ognuno alle prese con la propria rivoluzione personale e con un cambiamento che percepiscono essenziale.
Lo spettacolo è interessante e contemporaneo; tuttavia in alcuni momenti manca una verve e una comicità capace di essere originale e differenziarsi rispetto a ciò che si sente di solito.