Intervista a Maria Inversi: lo spettacolo scritto e diretto da lei “Se la terra trema” in scena dall’8 al 18 marzo
Dall’8 al 18 marzo va in scena al “Sala Uno Teatro” lo spettacolo “Se la terra trema”, scritto e diretto da Maria Inversi, “la cui protagonista, causa terremoto, situazione bellica, danno ecologico, diviene cieca. La narrazione si dispiega per dirci la sua fragilità, ma soprattutto il suo coraggio e la forza estrema di far fronte alla nuova situazione trasmettendo al mondo- pubblico, speranza.”
Ho intervistato Maria Inversi in merito allo spettacolo e alla sua visione della contemporaneità.
- Buonasera Maria. “Se la terra trema” è lo spettacolo da te scritto e diretto. Narra di una donna e del suo coraggio. Da cosa hai tratto spunto per il soggetto dell’opera?
Una riflessione sulla contemporaneità: troppi disastri, troppi danni alla natura di ciò che nasce, alle fragilità, l’indifferenza verso il corpo degli altri che è anima, sentire, sensibilità, sogno … l’ipocrita interesse ad essere aperti e a non stringere mai le braccia, la difficoltà a donare con l’intelligenza del cuore … alle strategie che in area politica sono escludenti delle diversità. In Italia (unico paese della UE) nessun artista riceve un pur modesto sostegno mensile di sopravvivenza concesso sì, ai senza tetto, i diversamente abili, gli anziani inabili ma tradotti in euro 500 al mese come se esso fosse formula di compenso al danno spesso creato dagli uomini e dagli interessi assicurativi … discorso lungo, ma il red – line di tutto ciò è la cecità. Quella voluta dalla mente strategica e dal cuore che non sono a servizio dell’altro (politicamente) o non ci consente di guardarci per ciò che siamo sia nel nostro passato sia nel passo che stiamo per fare e che riguarda il domani.
- Le donne continuano a ricoprire un ruolo secondario non solo nelle società più arretrate ma anche nella nostra di società. Quali credi possano essere i fattori per avviare un cambiamento radicale?
Guardare al genere per quel che è non per quel che dovrebbe essere secondo varie visioni: cristiana, ortodossa, ebraica e mussulmana, ricordandosi che chi rinnovò il pensiero religioso tutto avrebbe voluto, tranne che la diversità fosse guardata con sospetto e possesso. E che tale diversità fosse, al suo nascere, immaginarsi libera nel mondo e a scegliere secondo propri valori: cura, attenzione, contenimento, nutrimento, protezione, tutela, gioia del rinnovamento della vita, fiducia nella vita che a sua volta chiede la salvezza dell’universo intrinsecamente poetico e reso impoetico dall’uomo.
- Credo che questo spettacolo sia adeguato soprattutto in questo periodo storico che vive il mondo. La paura del diverso viene fomentata dalla società politica e non solo. Vedi un peggioramento di questo oppure percepisci, anche, germogli positivi?
I germogli positivi come li chiami tu, non possono che essere cercati e affidati ai giovani, miracolo che potrebbe avvenire solo se la politica diventa seria, non solo perché investe minime cifre mensili per le nascite, ma perché diventa tutela di madri padri e figli, soprattutto quando gli errori sono il frutto di cecità dei politici e di padri e madri sul domani. E poi basta con questo criterio d’investimento sulla bellezza esteriore che manca di armonia perché chi la porta ritiene che sia sufficiente alla carriera, perché è con tale criterio che vengono valutate le attrici e quando la bellezza coincide con il talento è meraviglioso! È un dono, ma quando la bellezza è vuota di talento è, oserei dire, un’offesa a chiunque se purea annunciata con le trombe … : bella e bona …, e basta con l’uso dell’aggettivo “grande”, che di grandi oggi io non ne vedo, e basta con le pensioni a pioggia ai figli dei parlamentari che hanno il diritto immediato compiuti i 18 anni, in assenza di madre, di percepire la pensione del padre anche se ha fatto politica per uno o due mandati soltanto. Basta con la mancata attenzione e riguardo all’uguaglianza dei diritti, basta promuovere chiunque sia sul cammino del politico di turno e non promuovere e investire sui talenti che ci sono, non che in tali “salotti” manchino i talenti, ma dovrebbe essere una ricerca costante e infaticabile oltreché gioiosa. Quella ricerca che potrebbe far dire, vedi, la mia legge, quella buona direbbe Antigone, ha “creato”: creazione nascita atto del mettere al mondo … il meglio che c’era che c’è. Promuovere i talenti, educarli, investire su ciò che germoglierà domani, insomma, non essere ciechi.
- Hai già un prossimo progetto da portare in scena?
Sì, certo, più d’uno. Altro importantissimo personaggio femminile esistito, due completamente sconosciute e due testi di autori che amo particolarmente. Le mie regie, meglio precisare, hanno messo in scena più testi d’altri che miei che giacciono per lo più o nei libri pubblicati da La Mongolfiera e da altre case editrici o che giacciono incompiuti nei cassetti. Non solo monologhi!
E grazie per queste domande.