“Frida Kahlo. Oltre il mito” al Mudec di Milano: “ho sempre dipinto la mia realtà non i miei sogni.”
In mostra fino a giugno, al Mudec di Milano 70 dipinti 40 disegni e oltre 150 tra documenti e fotografie che raccontano la vita e le opere della pittrice messicana divenuta icona del Novecento.
Milano. La fila per visitare la mostra di Frida Kahlo è interminabile; le aspettative decisamente alte per chi si è svegliato alle cinque del mattino, partendo da Roma, per recarsi al Mudec di Milano, con la voglia di respirare un po’ della cultura messicana e di approfondire quell’impegnativo titolo: “oltre il mito”. Certamente la Kahlo è ormai diventata simbolo del Novecento come spiega il sindaco di Milano – Giuseppe Sala- nell’Incipit del catalogo dedicato alla mostra. La mostra infatti raccoglie opere di Frida mai esposte in Italia e in Europa, promettendo di far cadere nell’oblio quel semplicistico cliché delle vicende autobiografiche della pittrice, ridotte a mera rappresentazione pittorica. Ritengo sia innegabile che la risonanza mediatica della mostra, la curiosità per la pittura della Kahlo persino e soprattutto per i non addetti ai lavori, derivi dalla curiosità suscitata da quel leit motiv che la accompagna per tutta la sua vita: la sofferenza. L’aura di tormento che caratterizza la sua figura è seducente, un’aura che stride con i colori accessi, vivaci, vividi, sia dei quadri sia della sua mise. Benché la mostra sia tutta orientata a smascherare le fuorvianti implicazioni esistenziali, davanti ad uno dei suoi quadri più famosi “La colonna spezzata”, certamente non si può non immaginarne la fragilità: quel corpo dilaniato, tenuto insieme dai famosi busti di gesso, non può che oscurare gli aspetti storici, artistici che vengono di conseguenza sopraffatti dalla dimensione biografica. Della vita dell’artista sappiamo tutto: malattia, orientamento politico; orientamenti sessuali; amore; tradimenti e Diego che questi aspetti li racchiude tutti. Non stupisce infatti la sezione dedicata a Rivera, con la proiezione di spezzoni di video che vede Frida e Diego insieme in questa liaison artistica e sentimentale; impulso incontrollabile capace di raggiungere vette altissime e subitamente sprofondare nella disperazione più cupa: dove finisce la malattia e dove comincia Diego?
“Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l’altro fu Diego”.
Tutti pazzi per Frida dunque! Ma perché? Il percorso della mostra tende a svilupparsi secondo un criterio analitico: cinque sezioni: Politica, Donna, Violenza, Natura e Morte. Nella sezione dedicata alla rappresentazione del dolore, districarsi tra la folla non è stato facile e mi chiedo se non sia proprio questo il focus: che il dolore più che la vita, ci rende simili? La capacità di Frida di trasformare il dolore in leggerezza, mettendolo in scena in maniera diretta, convince e avvicina.
“La mia pittura porta con sé il messaggio del dolore.”
Scindere la vita e le opere, come fa la Kahlo nel famoso quadro “Le due Frida” non è un’operazione banale, né credo, necessaria: Frida non sarebbe Frida senza le sue esperienze di vita e considero questo aspetto non come un limite, non come un voler abusare della sua biografia, né tantomeno credo che le sue opere siano state rimpiazzate dalla sua vita, ma la rappresentano fedelmente; come ella stessa ebbe a sottolineare quando l’accostarono ai surrealisti: “ho sempre dipinto la mia realtà non i miei sogni.”
http://www.mudec.it/ita/frida-kahlo-mostra-mudec-milano/