Addio a Paolo Villaggio: il re della risata. Oggi i funerali
L’Italia piange l’uomo che ha rivoluzionato il mondo della comicità moderna.
I funerali laici avranno luogo oggi presso la Casa del Cinema di Roma alle ore 18:30, mentre da questa mattina è stata istituita una camera ardente nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, dove dalle ore 10:00 fino alle 16:30 le persone hanno potuto dare il loro ultimo saluto all’artista.
L’attore si è spento il 3 luglio 2017, intorno alle ore sei della mattina all’età di ottantaquattro anni, presso la clinica privata di Roma la “Paideia”.
Il decesso sarebbe sopraggiunto dopo un mese di complicanze respiratorie dovute al diabete, malattia di cui soffriva da molto tempo.
Ad annunciare al mondo la triste dipartita è stata la figlia Elisabetta, che ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook: “Ciao papà ora sei di nuovo libero di volare”.
Di lì a poco, non si sono fatti attendere i commenti da parte di persone facenti parte del mondo dello spettacolo e non solo.
Tra questi Anna Mazzamauro, in arte la signorina Silvani, ha voluto lasciare un pensiero all’ amico e al collega di tutta una vita: “È morta anche la mia giovinezza. Fantozzi è stato l’unico uomo che mi abbia veramente amato”.
Paolo Villaggio era nato a Genova il 30 dicembre 1932, fratello gemello di Piero. Il padre Ettore era un ingegnere edile palermitano, mentre la madre Maria, di origini veneziane, era un’insegnante di lingua tedesca.
Nel mondo dello spettacolo approdò intorno agli anni cinquanta, unendosi alla Compagnia goliardica Mario Baistrocchi attiva già dal 1913. Qui egli lavorava in veste d’autore e di presentatore. Qualche anno più tardi, nel 1967, fu scoperto da Maurizio Costanzo, il quale gli consigliò di esibirsi in un noto locale romano: il “Sette per otto”. Allo stesso periodo risale il suo esordio in un celebre locale di Milano, il Derby Club, dove ebbe modo di conoscere Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni.
Gli anni sessanta lo videro impegnato nelle prime trasmissioni televisive. Tra le più famose si ricorda: “È domenica, ma senza impegno”. In tale contesto, il successo fu assicurato dall’ interpretazione di Giandomenico Fracchia, personaggio umiliato e sottomesso, grazie anche all’utilizzo di una voce inedita ed inconfondibile. Nel 1969 partecipò a Canzonissima e fu attivo in radio e al cinema. Per quanto concerne la radio, formidabili furono i programmi: “Il sabato del Villaggio” del 1968; “Formula uno” del 1971; “Gran varietà” del 1974 e “Dolcemente mostruoso” del 1975. Al cinema, invece, recitò nei seguenti film: “Eat it!”; “Il terribile ispettore”; “Ruggero Deodato”; “I quattro del pater noster”.
Nella sua lunga ed intensa carriera, Paolo Villaggio si cimentò in molteplici settori: non solo nel cinema e nella televisione, ma anche nel teatro, nella musica e, non per ultima, nella letteratura. Infatti, fu proprio negli anni settanta che egli iniziò a scrivere libri e saggi umoristici, tanto da pubblicare i racconti tratti dai monologhi delle sue trasmissioni. Apparvero per la prima volta i compagni d’avventura del ragionier Fantozzi: la moglie Pina, la figlia Mariangela, il collega ragionier Filini, la fiamma signorina Silvani, il geometra Calbani e il Megadirettore Galattico.
Il primo film, che aprì la saga, fu girato nel 1975 e Villaggio mise a punto il suo personaggio: Fantozzi era un piccolo borghese, un uomo debole e servile, timido e impacciato, costantemente terrorizzato dai suoi superiori. Vittima dei mass media e del consumismo, incapace di adeguarsi ai modelli sociali rappresentò per anni i luoghi comuni di un’Italia che stava cambiando.
Altro personaggio passato alla storia, oltre a Fantozzi e a Giandomenico Fracchia, fu il professore Kranz, un prestigiatore da strapazzo messo in scena durante il programma televisivo “Quelli della domenica!
Successivamente, due furono le grandi collaborazioni: quella con Vittorio Gassman, mattatore della commedia all’italiana e quella con il cantante Fabrizio De Andrè, al quale era legato da una forte amicizia.
Tale amicizia divenne poi anche artistica, tanto che Paolo Villaggio scrisse il testo di due canzoni (“Il fannullone” e “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers”), incise e cantate dallo stesso De Andrè.
Negli anni ottanta, inoltre, gli fu affidata la conduzione di altri due programmi: “Un fantastico tragico venerdì” e “Che piacere averti qui”.
Gli anni novanta furono caratterizzati dal suo incontro con il regista Federico Fellini. Grazie alla sua partecipazione al film “La voce della luna”, Villaggio vinse il Donatello di David come migliore attore protagonista. A questo si aggiunse la vincita del Leone d’Oro alla carriera; mentre nel 1995 divenne Commendatore della Repubblica italiana.
Le sue ultime apparizioni televisive si ebbero negli anni duemila durante le trasmissioni di “Domenica In”, “Roar”, “La vita in diretta” e “Domenica live”.
Paolo Villaggio è stato un artista a tutto tondo: attore, comico, sceneggiatore, autore e scrittore italiano, che ha saputo cavalcare l’onda della cinematografia negli anni del boom del mondo dello spettacolo.
Un uomo poliedrico dalle mille sfaccettature, capace di improvvisare una comicità paradossale, a tratti cinica e grottesca, ma mai scontata. Ciò che lo rese unico fu l’uso di un lessico surreale ed impetuoso, mediato da un linguaggio iperbolico e al contempo esageratamente realistico. Tuttavia, non va dimenticato che egli interpretò anche ruoli drammatici come in “Io speriamo che me la cavo”, con la stessa intensità e professionalità che lo contraddistingueva. Un comico rimasto bambino, come amava definirsi lui stesso, che ha fatto della risata la sua arma vincente.
Benedetta Marchese