Scienze a braccetto con Letteratura. Anni ’90. Facimm ‘ammuina!
Anni ’90. Le spinte liberali e non liberiste portavano lontano dal pensiero unico (liberista preglobal!), separante e cinico che voleva ogni cosa e persona mercificabile. Pensiero unico contro Pensiero molteplice.
Anni ’90.
Anni ’90, tempo controverso perché multiforme.
Quegli anni hanno segnato una grande verve culturale che sterzava verso l’apertura della società alle novità culturali e, di contro, a un massiccio impegno del capitalismo a rendersi unico daimon dei destini umani.
Pensiero unico e pensiero molteplice.
Le spinte liberali e non liberiste portavano lontano dal pensiero unico (liberista preglobal!), separante e cinico che voleva ogni cosa e persona mercificabile.
Regnava la speranza che portava ad una sana “confusione dei generi”.
Ne parlava già l’antropologo Clifford Geertz, negli anni ’80, di un uso delle discipline umanistiche, all’interno delle scienze sociali, come strumento per comprendere la vita culturale contemporanea.
Presso il Mit, tempio della scienza e della tecnologia, c’erano astrofisici che insegnavano scrittura, biochimici patiti per il teatro, insomma le discipline umanistiche entrarono a pieno merito tra gli insegnamenti e nei curriculum degli studenti di questo prestigioso tempio scientifico.
Perché? <<Perché la scienza senza valori umani si inaridisce e diventa anche pericolosa>>, diceva Alan Lightman.
Non pensate come computer. Aiutate gli altri (Tim Cook).
<<Non sono preoccupato dal fatto che l’intelligenza artificiale dia ai computer la capacità di pensare come gli esseri umani. Sono più preoccupato dalle persone che pensano come computer, senza valori, senza compassione, senza preoccuparsi delle conseguenze…>>.
<<Se la scienza è una ricerca nell’oscurità, allora l’umanità è una candela che ci mostra dove siamo e i pericoli che dobbiamo affrontare. Come diceva Steve Jobs, la tecnologia da sola non basta. È la tecnologia unita alle arti liberali, unite alle scienze umanistiche, che fa cantare i nostri cuori…>>.
<<Qualsiasi cosa facciate nella vita e qualsiasi cosa noi facciamo in Apple, dobbiamo infonderla dell’umanità con cui ciascuno di noi è nato… Misurate il vostro impatto in termini di umanità e non di “mi piace”, considerando le vite che andate a toccare; non in termini di popolarità, ma di persone che aiutate>>.
Confusione dei generi… cos’è!?
Per fare un esempio, la confusione dei generi significa uscire dallo schema rigido che rappresenta le società come un organismo, applicando ad esse gli schemi versatili della teoria dei giochi, per comprenderne i ruoli, o anche quelli della rappresentazione teatrale.
La strada del multiculturalismo (che ho avuto la ventura di analizzare grazie ad un docente italocanadese, Walter Themelini), tentò di andare in questa direzione.
Prese piede in Canada per il lavoro di alcuni intellettuali, come insegnamento universitario e progettazione di formazione multiculturale nelle scuole, e, non vi meravigli, se prese il via dal modello rinascimentale italiano, come massimo esempio di completezza culturale e di integrazione tra popoli diversi.
Cadendo gli steccati dell’incompatibilità tra generi disciplinari, le teorie dovevano calarsi nella realtà intorno, per comprendere noi e gli altri, “poiché gli altri siamo anche noi”.
Perché ciò potesse essere sperimentato, non sarebbe stato necessario entrare nei panni altrui; sarebbe bastato guardare e mantenere intatta la capacità di stupirsi di fronte alle diversità, perché essa poteva essere interpretabile soltanto provando a “vederla” dentro il modo di vivere di quel suo proprio “mondo”, in cui e per cui essa aveva significato.
Atrofizzazione del pensiero e parcellizzazione dei bisogni.
Solo se l’individuo ha la fortuna di diventare un essere culturale completo, ossia possedere un bagaglio di griglie diversificate di interpretazione per comprendere ciò che gli sta attorno, potrà scegliere di percorrere più strade e magari fermarsi su quella che gli interessa veramente.
Così non gli capiterà di cadere nella selva degli “oscuri significati”, poiché riuscirà a mantenere grande flessibilità mentale, atrofizzata diversamente dalla mania di specializzazione corrente.
Alan Lightman, astrofisico che insegna anche scrittura al Mit afferma: <<la comprensione del mondo, per me, sta nella tensione viscerale – fisica – tra la razionalità della scienza e il coinvolgimento emotivo della scrittura, l’invenzione e la scoperta, il sorprendersi e il sorprendere>>.
L’assunto delizioso di una siffatta confusione o commistione sta proprio in questo: il pensiero non è uno, ma è molteplice, come l’individuo. Non c’è una sola verità, ce ne sono molte e non esiste una risposta unica alle domande.
<<Bisognerà costruire un nuovo vocabolario, nel quale gli specialisti di econometria, gli esperti di icone, gli epigrafisti possano scambiarsi reciproci resoconti plausibili. Comprendere che i mestieri che facciamo sono parte di un noi complesso, altrimenti continueremo a perderci in appassionate generalizzazioni ereditate da un passato altrettanto inesplorato quanto il presente sul ruolo di questo o quello studio nella società contemporanea>> (cfr. Clifford Geertz).
Fonti e sollecitazioni
Nota a margine dell’espressione “Facimm ‘ammuina”
Immagini Free da Pixabay.com