CASO BERGAMINI- Riesumazione del corpo per dire basta all’ipotesi di suicidio
“Denis è stato ucciso!” – Lo ha sempre gridato la famiglia e tutti coloro che con un pizzico di logica hanno osservato le dinamiche della tragedia.
Con la riesumazione della salma e gli annessi accertamenti tecnici si ricomincia a nutrire speranza per questa lunga e interminabile ricerca della verità, che non ha ancora reso giustizia al calciatore del Cosenza, deceduto il 19 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico in seguito a circostanze ancora oggi da chiarire.
Certo è, ed è sempre stato, che si trattasse di omicidio mascherato da suicidio, con depistaggi e messinscena a dir poco surreali, forniti dall’allora ex fidanzata e testimone oculare del presunto suicidio, Isabella Internò, e dall’autista del camion che lo avrebbe travolto sulla statale 106, Raffaele Pisano.
La loro versione, all’epoca, fu la seguente: dopo un’accesa lite tra i due ex fidanzati, parcheggiati in una piazzola di sosta, il calciatore sarebbe sceso furioso dall’auto e si sarebbe lanciato sotto un camion in transito, che lo avrebbe investito e trascinato sull’asfalto per più di cinquanta metri. Peccato però non siano mai state riscontrate sul corpo né sugli indumenti lesioni dovute a trascinamento, come se il giovane fosse stato adagiato sotto il camion solo dopo aver già perso la vita.
Questi ed altri ambigui elementi che andavano a collidere con l’ipotesi di suicidio non sono stati però presi in considerazione perché ritenuti insufficienti per il proseguimento delle indagini.
C’è chi adesso però la pensa diversamente, osservando il tutto da un’altra prospettiva, probabilmente quella giusta: si tratta di Eugenio Facciolla, procuratore di Castrovillari, che il 26 aprile 2017 ha annunciato finalmente la riapertura del caso e la richiesta di riesumazione del cadavere, avvenuta l’11 luglio tra la forte commozione dei familiari, in parte certamente delusi, con la consapevolezza che tutto questo sarebbe potuto accadere molto prima. Ma per fare giustizia si è sempre in tempo e forse questa volta la coltre di fumo gettata negli occhi di tutti dai responsabili dell’omicidio sta per svanire e permetterà di vedere con chiarezza i motivi e le modalità con cui la preziosa vita di questo giovane ragazzo di 27 anni è stata stroncata così atrocemente.
Restano indagati per omicidio volontario le uniche due persone presenti al momento del decesso: il camionista e la Internò, ex fidanzata, ossessionata dalla perdita dell’uomo con cui avrebbe voluto costruire una famiglia, sconvolta dalla scoperta di una nuova donna nella vita di Denis. Proprio a quest’ultima il calciatore, due giorni prima di morire, confessò le sue preoccupazioni in seguito a minacce anonime, sostenendo ci fosse qualcuno che “gliela voleva far pagare”, ma era certo che di lì a poco avrebbe risolto da solo il problema.
Denis purtroppo non ci è riuscito, ma ci sarà chi lo farà per lui, per il suo ricordo, per la sua famiglia, sperando avvenga il prima possibile perché di anni ne sono passati troppi ed è questo il momento per afferrare la verità e sbatterla in faccia a chi non è stato in grado di risolvere un caso in cui persistevano tutti gli elementi per incriminare i carnefici.