“Da 5 Bloods – Come fratelli” di Spike Lee su Netflix dal 12 giugno: la recensione del film
Disponibile dal 12 giugno su Netflix il nuovo film di Spike Lee “DA 5 BLOODS – COME FRATELLI”, scritto da Danny Bilson, Paul DeMeo, Kevin Willmott e dallo stesso Spike Lee.
Dal vincitore del Premio Oscar arriva un lungometraggio in grado di raccontare allo spettatore una storia di guerra e di politica, in cui la ricerca dell’oro e le ferite sono metafore di come il conflitto possa stravolgere la vita di un uomo, fino a giungere a epiloghi tragici.
Protagonisti del film sono quattro veterani afroamericani che hanno combattuto in Vietnam e che da quella guerra ne sono usciti con ferite visibili e meno.
Paul (Delroy Lindo), Otis (Clarke Peters), Eddie (Norm Lewis) e Melvin (Isiah Whitlock, Jr.) decidono di ritornare nel luogo in cui hanno combattuto e perso uno dei loro “fratelli”, Norman (Chadwick Boseman), per ritrovare i suoi resti e dargli degna sepoltura, ma non solo: vogliono rinvenire, anche, il tesoro seppellito, ora che il terreno, reso non identificabile dal nepal, ha riportato alla luce i resti dell’aereo abbattuto.
Ad unirsi nell’avventura vi è, anche, il figlio di Paul, David (Jonathan Majors), preoccupato delle condizioni psicologiche del padre.
Il lungometraggio si apre con le parole di Muhammad Ali che nel 1978 si rifiutava di andare a sparare ai suoi fratelli vietnamiti:
“La mia coscienza non mi permette di sparare a un mio fratello, o ad altre persone più scure, o ad altre persone povere e affamate, per la grande e potente America. E perché dovrei sparargli? Non mi hanno mai chiamato “negro”. Non mi hanno mai linciato. Non mi hanno mai scatenato contro dei cani. Non mi hanno mai derubato della mia nazionalità.”
Spike Lee, in questa opera, attraverso i materiali d’archivio, le foto e i personaggi storici citati e mostrati, esprime un chiaro messaggio sociale e politico: un’aperta denuncia all’“utilizzo” degli afroamericani nella guerra, i quali hanno combattuto una battaglia non propria e che, spesso, si sono ritrovati in prima linea, nelle missioni più rischiose.
La fotografia di Newton Thomas Sigel si avvale dell’utilizzo dei colori caldi e del formato 4:3 per la messa in scena del passato mentre la musica (Terence Blanchard) enfatizza, a volte creando contrasto, le differenti “situazioni”.
“Da 5 Bloods – Come Fratelli“, dopo le parole di Muhammad Ali, è ambientato nel presente, con digressioni nel passato dei protagonisti in guerra, nella città di Ho Chi Minh, nel Vietnam.
I quattro veterani si incontrano, appaiono rilassati e gioiosi ma fin da subito subentrano le labili condizioni mentali di uno di loro, Paul. Quest’ultimo è un uomo incapace di dominare le proprie azioni, affetto da attacchi di panico frequenti e facilmente aggressivo, anche nei confronti del figlio che giunge in Vietnam, non solo perché preoccupato delle condizioni di salute del padre, ma anche perché vorrebbe ristabilire un legame con lui, da sempre assente e in balia del ricordo di Norman.
I quattro decidono di compiere un’escursione nella giungla, sommersa da mine antiuomo, senza alcuna guida. Prima di partire si incontrano con un uomo d’affari francese, Desroche (Jean Reno), il quale dovrà riciclare il denaro, una volta ritrovato. Desroche è una conoscenza di Tiên (Lê Y Lan), vecchia fiamma di Otis, dalla quale si scoprirà, fin da subito, che ha avuto una figlia mai conosciuta.
Durante il proseguo della storia si comprenderà come la figura di Norman, per i quattro, sia assimilabile a quella di una guida, uno di loro nel descriverlo lo definisce “il nostro Malcolm e il nostro Martin”.
Norman appare come un faro da seguire, un moderno “Messia” in grado di comprendere cosa è giusto fare e capace di fornire una direzione ai “fratelli”; la sua morte ha posto fine alla loro luce.
La storia reale subentra nuovamente nella narrazione: la morte di Martin Luther King, scoperta dai cinque soldati tramite la radio dei vietcong, quando erano ancora in guerra e Norman era vivo, pone delle domande: è giusta la guerra che stanno combattendo? La voce alla radio rivolgendosi all’uomo “nero” sembra indicargli che la via è un’altra e che la guerra da combattere è altrove.
I quattro più David, nel presente, si addentrano nella giungla e nei propri pensieri, facendo emergere le diffidenze e le pulsazioni: la ricerca e la scoperta dell’oro rendono l’uomo nemico del suo stesso amico e conducono uno di essi alla follia. La mente sempre più labile e i sensi di colpa diverranno dilaganti.
“Da 5 Bloods – Come Fratelli” è un’opera incentrata interamente sulla comunità nera, con un evidente dissenso, non solo nei confronti del governo americano, colpevole di considerare gli afroamericani esseri sacrificabili i cui diritti non sono uguali a quelli della popolazione bianca ma, anche, dello star system, che sembra non produrre mai un vero eroe “nero”.
“Siamo finiti in una guerra immorale che non era nostra per dei diritti che non avevamo”.
La guerra, in Spike Lee, non appare mai conclusa e il film si cinge di molti elementi: la salvaguardia dei diritti fondamentali, la politica, il rapporto padre – figlio e l’uomo, nella sua più ampia accezione.
“Dopo che sei stato in guerra capisci che non finisce mai veramente”.