Dal Ministero della Salute nuove linee guida contro la ludopatia: in Italia 1.2 milioni di giocatori problematici
Il Ministro della Salute Roberto Speranza fa discutere, all’indomani della firma su un decreto che porta con sé altre novità per il mondo del gioco. Si tratta di linee di azione per garantire prevenzione, cura e riabilitazione alle persone affette da gioco d’azzardo patologico. Una sinergia con servizi pubblici e strutture private, enti del terzo settore ed associazioni territoriali per contrastare quella che viene definita senza mezzi termini una “grave dipendenza che colpisce anche i più giovani”, la ludopatia.
Il primo passo è il riconoscimento della ludopatia, stando alle linee del Ministero della Salute. Il Governo ha dunque l’intenzione di arginare un fenomeno comunque in larga crescita. Stando alle stime dell’Istituto Superiore di Sanità, il gioco d’azzardo riguarda circa 5,2 milioni di abitudinari, 1,2 milioni dei quali vengono considerati dipendenti. La ludopatia viene considerata tra l’altro dannosa per gli effetti sulle relazioni sociali. E con il lockdown il focus sulla dipendenza si è andato via via allargando.
Il gioco online in un solo anno e mezzo è passato dal 10,0% all’8% per salire poi al 13% nel periodo delle maggiori restrizioni. Nel corso della prima fase di Covid-19 e di lockdown, tra i giocatori il tempo mediamente dedicato al gioco è aumentato di quasi un’ora. Oltretutto l’1,1% di chi non aveva mai giocato in periodo pre pandemico ha ammesso di aver iniziato nel momento di maggior restrizione. Un 19,7% di coloro che già giocavano ha incrementato l’attività totale di gioco.
Il Governo ha scelto la sua strada ma intanto l’Associazione Concessionari di Giochi Pubblici, l’ACADI, ha sottolineato che i protocolli di sicurezza già esistevano, avallati dal Comitato Tecnico Scientifico.
Gli stessi, sostiene l’associazione, garantiscono la piena sicurezza ai lavoratori e agli utenti.
Acadi si è schierata contro le nuove linee guida firmate da Speranza, poiché operatori e intero settore restano da sempre a disposizione in caso di necessità di incremento delle ispezioni. Inoltre, nelle poche settimane in cui le attività hanno riaperto, lo scorso anno e quest’anno, non si è registrato alcun focolaio. Per Acadi il monitoraggio capillare a livello sanitario delle attività legali è strumento determinante nel contenimento della pandemia. Ma l’aumento delle sale illegali, prodotto dalle chiusure su territorio, ha moltiplicato le situazioni immuni da ogni controllo, a partire proprio dall’aspetto sanitario. Il proliferare dell’illegale è stato già denunciato dalla Procura Nazionale Antimafia e dai vertici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. L’Associazione, pertanto, si è augurata di avere presto un confronto coi vertici del Ministero della Salute a tutela della salute pubblica, ma anche per il sostegno delle attività economiche coinvolte.