“Equilibrium”: una serata per perdersi in Allevi…

Luci soffuse, linee di violini, volumi di pianoforti.

Clima di estate ottobrina, mani leggere accarezzano l’aria slittando su sontuosi neri e bianchi. Inconsistenti e sognatori come la neve.

I tasti dei pianoforti, le corde dei violini accompagnano e riscaldano l’atmosfera rotta e smussata, esaltata e rinnovata, elegante ed irriverente come i jeans, la maglietta e la chioma di capelli di chi rompe l’ordine e lo ricostruisce per poi riperdercisi dentro.

Senza rigore ma con perizia.

Allevi.

Il teatro di San Babila scalpita, Milano beneficia.

Un uomo che arriva all’uomo, come uomo. Come chi lacerato dal dolore empatizza, come chi caduto e svilito smuove e produce movimento nella staticità.

Lui allattato da madre classicità, nutrito da signora filosofia, rompe le righe e non solo quelle del pentagramma. In un disequilibrio persuasivo, in un equilibrio ricostruito, in attesa di conquiste parziali e perdite collaterali. Ed “Equilibrium” è il titolo del suo nuovo album, in uscita il 20 ottobre, di cui ci regala un’anteprima generosa, emotiva, sensibile e sensibilizzante. Motivatrice. Perché per ritrovarsi è necessario perdersi.

Ed Allevi si è perso. Letteralmente perso. Un’isola deserta dell’Atlantico, un cellulare di vecchia generazione ed il silenzio. Amico ed ispiratore.

E come il silenzio, Allevi ispira. Ammalianti sono le sue movenze, ipnotizzante è la sua voce che si rompe e risuona. Musicale. Come quella incastonata tra le sue dita, come quella che divora la sua anima ed ingoia i cuori e le orecchie degli spettatori. Instancabili.

Allevi è un fiume in piena, straripante senza argini, dilagante senza dighe.

E nelle parole condensa la sua vita. Una vita contorta dal bullismo, trionfante nell’Arte di chi non alza i trofei, perché l’umiltà è la bandiera più maestosa del talento.

Ed Allevi lo è, senza limiti, senza confini.

In musica e vita, in parole e note, e ancor più nella congiunzione di entrambi i mondi, in cui si sfumano i contorni e si profila continuità.

È il talento di chi nei giri a zonzo in un supermercato affidato compone e dona. È l’estro e la forza che arriva a tutti. A chi condivide, a chi non conosce, a chi sogna e persino a chi ritiene sacrilego il gusto della modernità.

Ma, come dice il Maestro, l’arte deve partire dalle cose semplici della vita.

Ed allora se la rottura è il costo della novità, che rompa, che dissacri, che violenti.

Beethoven, Mozart, Chopin sono già vissuti.

Ora vive Allevi.

Poniamoci quindi su un filo di spago, camminiamoci sopra, cadiamoci a strapiombo e gustiamo la risalita.

Per perderci dobbiamo cadere e cadiamo.

Ci cullerà “Born to fly” in “Equilibrium”.

Intanto guadagneremo emozioni. Collezioneremo vita.

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