“Flee” di Jonas Poher Rasmussen: recensione del film candidato eccezionalmente agli Oscar in tre categorie
“Flee”, del regista danese Jonas Poher Rasmussen, in uscita nelle sale italiane il 10 marzo con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, è il racconto di un viaggio, l’epopea di una famiglia dell’Afghanistan verso la salvezza.
Il film, prodotto da Vice Media, è il primo nella storia degli Oscar a essere candidato non solo come “Miglior film internazionale” ma anche nelle categorie “Miglior documentario” e “Miglior lungometraggio d’animazione”.
“Flee” racconta la storia di Amin, uomo omosessuale di 36 anni. È fondamentale la sua preferenza sessuale per comprendere una parte della storia personale del protagonista. L’uomo nasce in una terra in cui non è contemplato esserlo e in cui non esiste nemmeno una parola per definire l’orientamento.
Il nome Amin è uno pseudonimo, come quello di tutti i personaggi del film, per proteggere l’anonimato del protagonista e della sua famiglia.
“Cosa significa la parola casa per te? Un luogo sicuro, un luogo non temporaneo”.
La casa di Amin era l’Afghanistan, una terra in cui viveva con la sua famiglia, resistendo nonostante la scomparsa del padre, mai più visto dopo l’arresto da parte del governo.
La storia di Amin incomincia con una bugia: la scomparsa e l’uccisione di tutta la sua famiglia. L’uomo si professa solo al mondo finché la storia non si svela e le motivazioni sopraggiungono.
Amin racconta la sua epopea: dopo l’avvento dei mujaheddin è costretto a scappare, fugge con la famiglia (madre, due sorelle e un fratello) a Mosca. La vita è quella di immigrati clandestini, costretti a rimanere nascosti finché il fratello maggiore Abbas che vive a Svezia non troverà i soldi per farli fuggire definitivamente.
Il film scorre, le immagini a fumetto contrastano con quelle di repertorio: scene di guerra cruente in cui lo spettatore comprende pienamente la veridicità della narrazione e la brutalità dell’esistenza.
Amin oggi vive in Danimarca, è un affermato docente universitario e sta per spostarsi con il compagno Kasper. La vita fluisce eppure è necessario per l’uomo rivivere il suo passato, raccontare la verità per avere fede nel futuro.
La speranza per Amin bambino diviene vana quando il primo viaggio verso la Svezia si interrompe su un’imbarcazione in balia della tempesta. Il viaggio deve, quindi, ricominciare ma questa volta è solo per Amin. L’arrivo in Danimarca, lontano anche dal fratello che vive in Svezia, costringerà l’uomo a vivere lontano dalla famiglia per molti anni.
“Flee” narra le vicissitudini di una famiglia, la lotta per la sopravvivenza e l’amore che resiste nonostante la sofferenza.
Il film è un documentario di animazione eppure è reale, concreto e sincero.
Nella versione originale la voce fuori campo è quella del protagonista reale che si confida alla camera e all’amico. Quell’amico, il regista Jonas Poher Rasmussen, prima conoscente, intravisto sul treno che portava entrambi a scuola, e infine confidente di una storia personale.
La stilizzazione visiva del disegno, realizzata da Sun Creature Studio, riesce a mantenere il pathos della narrazione in una fusione totale di documentario e graphic novel in grado di rappresentare non solo la vicenda vissuta ma anche le cicatrici psicologiche di Amin.