Focus sul voto in Bielorussia: Lukashenko vince con l’80% dei consensi ma Tikhanovskaya denuncia brogli elettorali.
Lo scorso 9 agosto, la popolazione della Bielorussia ha concluso il voto per il nuovo Presidente. Tra i candidati, Svetlana Tikhanovskaya, leader del partito di opposizione, e il pluri-votato Aleksandr Lukashenko, in carica dal 1994 e ora Presidente fino al 2025. Lukashenko ha vinto con oltre l’80% dei consensi, ma Tikhanovskaya denuncia brogli elettorali.
A seguito della vittoria di Lukashenko si sono scatenate numerose proteste in tutto il Paese, a detta del Presidente vincente, guidate da Stati esterni quali Gran Bretagna, Polonia e Repubblica Ceca. Lukashenko è un grande alleato di Vladimir Putin, appena rieletto Capo di Stato in Russia e di Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese. Non stupisce dunque che la nomina di un leader così affiatato con due degli Stati più controversi politicamente abbia suscitato tensioni e momenti di violenza per le strade della capitale bielorussa. Il bilancio reso pubblico è di un manifestante deceduto e più di 300 arresti. La leader dell’opposizione ha incitato i suoi concittadini a non tacere di fronte ai presunti brogli elettorali, respinti da Lukashenko. Dall’Unione Europea sono arrivate unanime le condanne ad ogni tipo di repressione del diritto del popolo a manifestazioni e proteste, mentre Lukashenko si rivolge alla Polonia (accusata di aver pilotato alcune delle proteste) come filo – occidentale, quasi fosse una colpa o un insulto.
Definito come uno degli ultimi dittatori d’Europa, Lukashenko si è distinto per una politica di limitazione della libertà di espressione e di stampa e per il suo rapporto conflittuale con le potenze occidentali, soprattutto con gli Stati Uniti. Merito di Lukashenko è stato evitare una grave crisi economica in Bielorussia dopo la caduta dell’URSS, portando una crescita media annua del PIL di quasi il 7% nel decennio 1995-2006. Probabilmente le potenze occidentali speravano in un cambiamento di linea politica, con le scorse elezioni, soprattutto considerando che la cittadinanza sembrava apprezzare la Tikhanovskaya che, comunque, dopo i primissimi exit polls del 4 agosto, aveva registrato solo il 7% dei consensi. Eppure sembra che ci sia un copione che si ripete: anche nel caso dell’elezioni in Russia ci sono stati dubbi sulla validità del sistema elettorale e sulla possibilità di brogli e conteggi pilotati. Inoltre, la Russia come la Bielorussia non brilla per libertà di stampa e di espressione.
Sembra quindi che i nostalgici della URSS, che cercano di rimanere il più possibile in sella siano due, uno in Asia e uno in Europa, molto vicino a noi.
Martina Seppi
Immagine: Foto di jorono da Pixabay