Harden vs Antetokounmpo: la lotta al premio di MVP in NBA
È da poco finita la regular season della NBA. Ed è già tempo di bilanci per una stagione cestistica americana piena di sorprese ed emozioni. Dal fallimento dei Lakers di Lebron, fino alla sorpresa Denver Nuggets, passando per i soliti dominanti Warriors.
Ma è tempo anche delle valutazioni individuali, che riguardano ovviamente il percorso dei singoli giocatori nell’arco degli ultimi 7 mesi di basket.
In tal senso, è inevitabile che a catturare l’attenzione dei media ci sia soprattutto la corsa al premio di MVP della lega.
Quest’ultimo è un titolo onorifico che viene assegnato al giocatore che ha maggiormente inciso sul rendimento della propria squadra durante la stagione regolare. Un premio molto ambito e combattuto, che solo i giocatori più forti della storia del gioco riescono a contendersi. Un traguardo personale a cui quest’anno ambiscono, in particolare, due incredibili cestisti, vale a dire James Harden e Giannis Antetokounmpo.
Entrambi hanno giocato un basket superiore a tutti durante le 82 partite stagionali. E hanno letteralmente trascinato le proprie rispettive squadre ai playoff. Perciò, tutti e due meriterebbero il premio in teoria. Ma, alla fine, lo vincerà inevitabilmente soltanto uno.
Dunque, cerchiamo di capire quali sono i punti di forza e di debolezza dei due candidati più autorevoli alla corsa all’MVP della regular season in NBA quest’anno.
James Harden
La qualità principale di Harden è ovviamente la fase offensiva. Innanzitutto, ha una strabiliante capacità realizzativa. Tira con la stessa facilità da tre e da due, in step back e in penetrazione, in pick and roll e in isolamento. Tanto che a tratti risulta praticamente immarcabile per chiunque.
Ma Harden non sa solo fare canestro. Infatti, ha anche una grande abilità nel produrre assist e valorizzare i compagni, sia che siano smarcati sul perimetro sia che taglino verso il centro. Il che rende ancora più difficile per le difese avversarie capire cosa vuole fare con la palla e arginarne l’azione.
Insomma, non è un caso se la guardia dei Rockets ha messo in fila 32 partite consecutive da oltre 30 punti, realizzando la seconda striscia del genere più lunga nella storia della NBA. Così come non è un caso se ha tenuto in stagione una media di 36 punti a gara, con alcuni picchi da 61, 58 e 57. Numeri da leggenda, che hanno permesso ai Rockets di andare ai playoff nonostante i tanti infortuni subiti quest’anno.
Il punto debole di Harden è, però, la fase difensiva. Non solo il “Barba” non ha una naturale tendenza all’arte del difendere. Ma spesso sembra addirittura che non si applichi. Probabilmente, il motivo principale è che preferisce preservare le proprie energie per quando ha la palla tra le mani. Tuttavia, la cosa non può essere una giustificazione sufficiente per il suo atteggiamento difensivo, che a volte è addirittura irritante.
Per questo, nonostante i record e i numeri eccezionali collezionati in stagione, non sarà semplice per lui rubare lo scettro di miglior giocatore stagionale all’altro candidato in lizza per il premio di MVP quest’anno.
Giannis Antetokounmpo
Giannis Antetokounmpo semplicemente non è un giocatore normale. Alto 211 cm, ha un’apertura alare di 222 cm, 11 in più del canonico uomo vitruviano di Leonardo. Mentre le sue mani sono larghe ben 30 cm, 7 in più rispetto a quelle di Lebron James.
Tutte queste incredibili qualità fisiche gli danno un vantaggio impressionante sui suoi avversari in attacco. Infatti, nessun difensore NBA è in grado di contenerlo quando va in transizione o quando penetra al ferro, perché Giannis è sempre troppo alto o troppo lungo per tutti.
Ma il greco sfrutta il proprio soprannaturale corpo pure in fase difensiva. Questo perché, grazie alle sue interminabili braccia, riesce ad arrivare praticamente dappertutto. In questo modo, può coprire la visuale di tiro del realizzatore avversario. O può contendere rimbalzi anche in situazioni iniziali di svantaggio. Oppure può sporcare linee di passaggio apparentemente sicure e libere.
Antetokounmpo ha, però, ancora un grande limite, cioè il tiro da tre punti. Non solo la sua meccanica non è buona, ma non sembra nemmeno ancora molto convinto di sé quando tira dalla lunga distanza.
Tuttavia va detto che Giannis ha pure una grande mentalità e una grandissima voglia di migliorarsi. Per questo la sua crescita, da quando è arrivato negli USA, è stata praticamente esponenziale.
Tant’è vero che, proprio quest’anno, ha guidato per la prima volta in carriera una squadra promettente, ma non eccezionale, come i Bucks al primo posto della Eastern Conference e al raggiungimento del miglior record stagionale tra le squadre della NBA.
Insomma, l’ala piccola greca non avrà i numeri realizzativi del “Barba”, ma ha uno spessore e una completezza di gioco fuori dalla norma. E un potenziale inespresso ancora pauroso, che lo renderà probabilmente il futuro leader indiscusso della lega.
Starà ai giurati dell’MVP Award, quindi, adempiere all’arduo compito di decidere cosa premiare alla fine. Se il pazzesco talento offensivo di Harden o le mostruose qualità atletiche di Antetokounmpo. Due veri fenomeni cestistici, tanto diversi quanto ugualmente ed indiscutibilmente straordinari.
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