Il Cile chiede ancora diritti! Nuovi scontri tra manifestanti e polizia.
Lo scorso 18 ottobre, il governo cileno ha annunciato un aumento del biglietto della metropolitana a Santiago del Cile, da 800 a 830 pesos nelle ore di punta, un aumento non gradito dalla cittadinanza visto che il prezzo aveva già subito un recente rincaro. Ne sono subito seguiti scontri tra migliaia di manifestanti e la polizia, che ha costretto la popolazione in casa per giorni per evitare la violenza delle proteste. Ovviamente il Cile non è sceso in piazza per un rincaro di un biglietto della metropolitana: esattamente come un iceberg, questo è la punta di un sistema molto più complesso, che rendono il Cile il più ricco paese del Sud America e allo stesso tempo il più disuguale. C’è, infatti, una continua lotta tra sistema privato e sistema pubblico; il primo costosissimo che costringe gli abitanti ad indebitarsi per sanità, istruzione e pensioni, il secondo inefficiente perché considerato mezzo secondario di sostentamento, a favore del sistema privato. Tuttavia, questo sistema non si applica alle élite politiche e militari, con i salari dei politici che superano 33 volte un salario medio.
La corruzione divagante nel Paese unito a posti di lavoro precari e salari molto bassi e tassati per garantire il funzionamento del sistema privato non contribuiscono alla serenità del Paese. Tutto questo è figlio della dittatura di Pinochet, che ancora perseguita il Cile. In questo, le dittature si assomigliano tutte: una piccola élite si arricchisce, mentre la maggior parte stenta a sopravvivere. La cosa sorprendente è che le dittature si prefiggono come obiettivo il miglioramento delle condizioni sociali, lavorative e sanitarie del proprio popolo. I cileni chiedono proprio tutto quello che i regimi dittatoriali promettono e non concedono e che l’attuale governo di repubblica presidenziale non garantisce: salari più elevati, minore tassazione sulla pensione, migliori sistemi educativi e sanitari. Infatti, il Cile ha il record dell’istruzione più cara al mondo e uno dei sistemi sanitari per i minori più scadenti del Sud America. Inoltre, i manifestanti denunciano anche le violenze di militari e polizia verso alcuni manifestanti incarcerati, come torture, stupri e percosse. Uno scenario che richiama tristemente una dittatura.
Il Presidente Piñera ha garantito che il governo sta lavorando per cambiamenti profondi delle condizioni sociali in Cile, pur essendo tutto ancora molto poco chiaro. È tuttavia triste e inaccettabile che nel 2020 (prossimo) si debba ancora scendere in piazza, venire arrestati, torturati e costretti alla rivolta civile per essere ascoltati.
Martina Seppi
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