“Il giardino dei ciliegi” di Rosario Lisma al Teatro Sala Umberto: la recensione

©Laila Pozzo

Il giardino dei ciliegi è l’ultimo lavoro teatrale di Anton Céchov. Rappresentato per la prima volta nel 1904 al Teatro d’Arte di Mosca nasce come commedia ma ha in sé la semenza della tragedia.

Al Teatro Sala Umberto fino al 2 aprile è in scena una riproposizione dell’opera a cura del regista Rosario Lisma. Sul palcoscenico un Céchov disadorno. La scenografia di Dario Gessati è un grande spazio chiaro con una forte presenza illuminotecnica contemporanea e con pochi elementi scenici. Quasi tutta la storia è ambientata nella “stanza dei bambini”. Un grande armadio è testimone del tempo che fu. Come un monumento immortale, rispetto allo svolgersi degli eventi, appare un osservatore esterno e imperituro di ciò che svanisce e in fondo rimane.

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Il giardino dei ciliegi-scena ©Laila Pozzo

Ljuba e suo fratello Gaev ritornano nella casa di infanzia, simulacro della felicità trascorsa. Dalla stanza dei bambini si intravede il giardino dei ciliegi, un tempo orgoglio per tutto il territorio. Ora, tuttavia, l’abitazione, così come il giardino, sono “smarriti” dal trascorrere degli anni, lasciati a morire nel passato. Il declino economico ha colpito pesantemente la famiglia, un tempo ricca: bisogna comprendere cosa è necessario fare per risaldare i debiti. La soluzione è vendere la casa.

Ljuba (Milvia Marigliano) ha perduto il marito e l’amante ma, soprattutto, il figlio minore Ettore. Non riesce a rassegnarsi alla disfatta della sua casa d’infanzia e quindi del suo passato luminoso.

Gaev (Giovanni Franzoni ) è un uomo privo di concretezza, debole e abituato a vivere nel lusso; sembra non comprendere la serietà della condizione che stanno vivendo.

Accanto ai due la figlia di lei, Anja (Dalila Reas), la piccola di casa, innamorata di Trofimov (Tano Mongell), eterno studente idealista ma poco concreto e Varja (Eleonora Giovanardi), sorella maggiore, adottata da piccola. Quest’ultima ha continuato a vivere nell’abitazione anche quando la famiglia è andata via attendendo che Lopachin (Rosario Lisma), figlio del contadino ormai arricchito, la chiedesse in moglie.

©Laila Pozzo
©Laila Pozzo

“Il giardino dei ciliegi” è un’opera di dialoghi e poca azione in cui tutta la vicenda ruota intorno alla vendita della dimora e al ricordo di ciò che fu. Il futuro risiede nei giovani che, pur acerbi, appaiono l’unica salvezza per una famiglia che vive della reminiscenza del passato.

La voce di Roberto Herlitzka, nel ruolo del vecchio servitore Firs, accompagna i protagonisti, perduti nelle stanze vuote ma colme di esistenza trascorsa.

La riproposizione di Rosario Lisma, pur cercando di restituire in parte la “memoria” della storia di Céchov, vuole offrire un appiglio contemporaneo alla narrazione: questo aspetto, tuttavia, è fallace e in grado di fare smarrire lo spettatore. Nonostante l’interpretazione buona degli attori, la domanda è solo una: era necessario un Céchov moderno in cui “La stagione dell’amore” fa da melodia all’intera opera?

costumi Valeria Donata Bettella | luci Luigi Biondi

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