Il presente del virus: partire dal 27 dicembre vivendo l’oggi.
L’Agenzia europea del farmaco (Ema) si è pronunciata per un consenso condizionale nei confronti del vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech. Al momento Emer Cooke, direttrice esecutiva, afferma che non esistono indicazioni in merito alla possibilità che il vaccino non funzioni contro la variante – aggravante proveniente dalla Gran Bretagna.
Non abbiamo fatto a tempo a tirare un sospiro di sollievo per l’inizio delle vaccinazioni che si protrarranno per tutto il 2021. La sfera psicologica è estremamente importante perché guida ed orienta i comportamenti fisici e le reazioni che abbiamo.
Anche se la fase di vaccinazione è lunga e vivrà giorno dopo giorno sulla strada impervia delle notizie che si rincorreranno fino all’inverosimile e le polemiche derivate è pur vero che una piccola buona notizia non puo’ essere travolta così da un tir di pessimismo e di valanghe di negatività che in questo 2020 si presentano tanto spesso.
Bisogna mantenere la calma non facendosi annichilire, senza dimenticare di tenere i piedi ben saldi a terra.
Non è semplice ma sapere del vaccino, sicuramente, ci avrebbe permesso di guardare con occhi meno angoscianti e angosciati il tunnel nel quale siamo piombati. Forse dobbiamo fare lo sforzo di scindere le buone notizie con le cattive, non attendendoci grandi novità per il futuro nel breve periodo e non perdendo la passione per la vita e l’entusiasmo per la vitalità.
Non ci aiutano – lo abbiamo scritto spesso da queste pagine – lo scontro ideologico fra virologi, non ci aiuta nemmeno confidare troppo nelle promesse o nelle disillusioni.
Si vive davvero giorno per giorno, con piccoli sollievi, grande paura e adattamento biologico a un mondo che è inevitabilmente cambiato.
Il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma Francesco Vaia, intervistato dal Tg2, ha affermato che si sono già consumate delle varianti del virus nel recente passato e che ce ne saranno probabilmente altre, ma questo non coincide con l’aggravamento della malattia o con la letalità dello stesso.
Dunque il vaccino non sarebbe messo in discussione. È ovvio che la vita in sé per sé è divenuta un motore di condizioni, probabilità e incertezze.
Fa quasi consolazione pensare al momento in cui torneremo ad abbracciarci, sulla scorta dell’editoriale di Marina Corradi su Avvenire di questa settimana.
La prima giornata simbolica dei vaccini si svilupperà il 27 dicembre, primo passo graduale verso le giornate di gennaio quando partirà la vera e propria campagna vaccinale che entro il 2021 dovrebbe condurci fuori da questo inferno.
Sono state scritte pagine e pagine, figlie di attualità, emozioni, volontà di descrivere la portata di un momento storico, fiumi di inchiostro che forse un giorno andranno a comporre l’antologia di un passato lontano. Ma nel qui e ora del presente, pur ripetendoci, tentiamo tutti di ammortizzare la paure, controllare il panico, addomesticare la tensione.
E il coraggio che cerchiamo e che in qualche maniera studiamo tutti i giorni per adattarci all’oggi serve e serve anche ad abbattere tutte le banalità che si raccontano e si contano sul comportamento della popolazione. È ovvio che esiste una fetta di persone che non ha seguito le regole ma esiste un’altra vasta porzione di italiani che sta compiendo tutti i giorni il proprio dovere.
Non siamo in guerra, recitano molti media, ed è vero, ma non si puo’ nemmeno nascondere la drammaticità di un momento.
È una guerra invisibile e non permettiamo che nessuno ne svilisca le dimensioni ed il dolore: gli stessi che reputano il presente superiore al passato, in questo caso, hanno ribaltato la prospettiva.
Cresceremo solo vivendo il presente con le lezioni del passato, ricordandoci che l’eccessiva sottovalutazione o l’apocalittico sensazionalismo pessimista dei problemi non ci aiuteranno a guardare dritti negli occhi il nemico invisibile.
Immagine: Foto di Gerd Altmann da Pixabay