“Il primo caffè della giornata” di Toshikazu Kawaguchi: recensione

Il primo caffè della giornata

“Il primo caffè della giornata” di Toshikazu Kawaguchi è il terzo libro della serie dedicata alla piccola e magica caffetteria del Giappone, edito da Garzanti.

Il romanzo è un invito a scoprire la felicità che si nasconde spesso nei posti più desueti: l’importante è riuscire a guardare con il cuore e avere una tazza di caffè in mano.

La narrazione continua a raccontarci le vite dei suoi protagonisti, scoperti nel primo libro, e a presentarcene di nuovi.

La storia non è più ambientata a Tokio ma a Hakodate, popolare meta turistica. Nagare, che si trova lontano da casa nello stesso giorno in cui la moglie scomparsa incontra nel futuro la figlia adolescente, ha deciso di occuparsi della caffetteria della madre Yukari. La donna è in America per aiutare un ragazzo conosciuto per caso a ritrovare il padre che sembra sparito nel nulla.

Anche Kazu si trova a Hakodate con Nagare. Con lei la figlia Sachi, una curiosa bambina che ha appena incominciato a servire il thé.

“E se il mondo finisse domani? Cento domande”: questo il libro che sta leggendo Sachi e che diventa occasione di confronto con tutti i clienti della caffetteria.

Personaggi nuovi si incontrano nel libro. 

Scopriamo Yayoi che, privata dall’affetto dei genitori da quando è piccola, non riesce ad affrontare la vita con il sorriso. Un’esistenza solitaria e rabbiosa la sua. La ragazza vuole tornare nel passato per ribadire il risentimento contro i genitori, colpevoli di essere scomparsi troppo presto ma, anche, per compiere un atto ineluttabile.

Hayashida, un comico di successo, cerca nella caffetteria un modo per aiutare l’amico e collega Todoroki, smarrito dopo la perdita della donna amata.

Reiko ha perduto la sorella a causa di un male incurabile. La sua morte le ha lasciato una vita a stralci le impedisce di progredire, di esistere realmente.

“Dentro ciascuno di noi esiste la capacità di superare ogni genere di difficoltà. Ognuno possiede quell’energia. Ma, a volte, quando questa energia sfugge attraverso la valvola dell’ansia, il flusso si restringe. Più grande è l’ansia, più forza serve per aprire la valvola che libera l’energia. Questa forza è potenziata dalla speranza. Anzi, si potrebbe dire che la speranza è il potere di credere nel futuro.”

E infine Reiji e Nanako, due anime affini ma effimere come il loro amore indefinito eppure eterno.

“Il primo caffè della giornata” è esistenza, è dolore, è speranza: “ciascuno vorrebbe poter cambiare quello che è stato. Riavvolgere il nastro e ricominciare da capo. Ma cancellare il passato non è la scelta migliore. Ciò che conta è imparare dai propri errori per guardare al futuro con ottimismo”.

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