“Il sogno del Principe”, regia di Chunghan Kim, al Teatro Argentina: la recensione
“La Corea e l’Italia hanno qualcosa in comune: sono potenze culturali orientate al futuro che sono cresciute grazie alla loro brillante storia e alle loro risorse culturali, e oggi guidano il mondo. Spero che questi due anni di scambio culturale porteranno ispirazioni culturali innovative e creative ai cittadini di entrambi i Paesi”.
Apre il discorso ufficiale con queste parole il ministro della cultura Chon Yu alla conferenza sullo Scambio Culturale Italia-Corea, 2024-2025, culminato nello spettacolo “Il sogno del Principe” al Teatro Argentina, regia di Chunghan Kim (Direttore Artistico di National Gugak Center Dance Theater).
Uno show composto da musiche e danze tradizionali originarie dell’Era Joseon, il popolo e la corte si presentano al numeroso pubblico.
Il plot è la giornata del principe ereditario della dinastia Joseon, vestito con l’hanbok, abito tradizionale coreano di un colore azzurro acceso composto da una giacca adornata da gioielli e decorazioni. È giunto alla maggiore età, pronto a uscire dal Palazzo per unirsi al popolo. In tutto il primo atto si svolge la grande festa in cui si susseguono le danze di corte tra strumenti e costumi sgargianti con una sola parola d’ordine: solennità. La danza del “Mugo” dove i ballerini suonano attorno a un tamburo, il “Gainjonmokdan” in cui le donne pregano per l’abbondanza raccolgono peonie e infine l’“Heonseondo” l’augurio di lunga vita al Re.
Il Reale a seguito della sua guardia sì avvia a uscire dal palazzo di corte per andare in mezzo al popolo a realizzare la pace affinchè tutti possano vivere nella prosperità. Inizia così il secondo atto “Sotto copertura” l’ereditario si mescola alle gioie e ai dolori del popolo. Al centro della prima scena il “gayageum” lo strumento a corda tradizionale, suonato a simbolo della voce del popolo con la “Canzone del Lavoro”.
Il forte contrasto tra il primo e il secondo atto, emerge nelle danze non più di corte ma tramandate nel contesto popolare da artisti specializzati, la “Danza del Vento” disegnata da linee, Yeomu (danza femminile) e lo Stile con Pungnyyu, Nammu (danza maschile).
Al centro delle danze, il simbolico ventaglio, aperto, chiuso e riunito per meglio rappresentare gli elementi presenti nella natura. Uno strumento decorato che trova le sue origini nello sciamanesimo, diffuso nei rituali per scacciare le energie negative , per favorire la prosperità e per onorare gli antenati, le divinità e gli spiriti della natura.
Culmina con un grande finale nell’atto terzo è qui il ritorno al palazzo del Principe per una gioia condivisa con il popolo, tutti uniti nel divertimento dopo che la maturità frutto di esperienze permette il ritorno con il popolo a Palazzo. Vengono eseguiti in sequenza il Sogochum, il Seoljanggu e il Jindobukchum portando all’apice l’Heung (sentimento di gioia e euforia proprie della cultura coreana).
Un lungo momento di divertimento a cui si unisce la gente festante per completare un grande Pangut, l’ensemble di percussioni si alternano agli acrobatici ballerini, con il tradizionale cappello con nastro.
L’euforia dello spettacolo coinvolge il pubblico con gli applausi a ritmo di musica. Sono iniziate in questo modo le celebrazioni l’Anno dello Scambio Culturale Italia e Corea 2024-2025 organizzato dal Ministero della Cultura, Sport e Turismo della Repubblica di Corea, dall’Istituto Culturale Coreano in Italia e dalla Korean Foundation for International Cultural Exchange (KOFICE).