Intervista a Gerolamo Sacco: “ho cercato le emozioni che avevo dentro e le ho buttate fuori seguendo l’istinto, senza darmi regole.”
Gerolamo Sacco nasce nel 1980 a Bologna. Inizia ad appassionarsi di musica a 19 anni e a 21 anni entra alla Media Records alla corte di Gigi D’Agostino con cui lavorerà 5 anni come produttore e ideatore. Dopo questo periodo sente l’esigenza di pubblicare a suo nome e sperimentare nuovi suoni, così le strade si dividono. Nel 2007 si laurea in Storia della Musica Moderna e Contemporanea e in seguito viene ammesso, da autodidatta, al Conservatorio Martini di Bologna dove studierà composizione armonia e contrappunto per 4 anni con il maestro Grandi. È in questo periodo che prende forma il progetto Miraloop, che debutta alla fine del 2008 come la “prima casa discografica fondata da musicisti”. Nel 2009 Gerolamo forma una band di rock elettronico di cui è producer in studio e tastierista sulla scena, gli Insex: la band però non è destinata a durare, così nel 2011 Gerolamo inizia a buttare giù tutte le sue idee musicali sotto forma di podcast, Gerolandia Express, un “viaggio in treno” in cui presenta tutti i suoi inediti. Ma è nel 2013 che pubblica il primo disco cantato in prima persona: Alieno. Da questo momento in poi Gerolamo continua a fare dischi e canzoni cercando di dividere il suo progetto cantautorale da altre idee musicali, per le quali crea pseudonimi e ghost project, uno su tutti Ethiopia Ringaracka, progetto reggae-dub fatto di samples africani e ritmi percussivi, il cui primo album Afrofuturism si posiziona per un mese al n.1 della Reggae-Dub chart della Beatport Top100. Parallelamente, dalle prime pubblicazioni in poi, la voce di Gerolamo cantante e autore dei suoi brani si forma e si trasforma fino a Mondi Nuovi (2019), secondo disco come cantautore, accompagnato in radio dai singoli “Casa Mia” e “Stelle Dipinte”.
- Buonasera Gerolamo. “Momo” è il tuo terzo singolo, estratto dal concept album “Mondi Nuovi”. Il brano è frutto della collaborazione con Jacopo di Donato, meglio conosciuto come Senatore Cirenga. Racconta la storia di Momo, che dalla Terra decide di partire per lo spazio. Nel brano successivo “Cinema” Momo continuerà il suo viaggio. Come nasce il personaggio di Momo e dove lo condurrà il suo girovagare?
Il personaggio di Momo nasce con Mondi Nuovi, un disco che è una vera e propria storia fatta di quindici capitoli. Momo è la terza e ultima traccia terrestre del disco, poi si parte per lo spazio con Cinema e il primo brano in viaggio è Deserto. Sulla Terra il protagonista dei Mondi Nuovi rivela tre aspetti: il mondo in cui viviamo (Casa Mia), i suoi sogni e le sue aspirazioni (Stelle Dipinte), gli affetti, un amore che è finito (Momo). Il protagonista torna nei luoghi che gli ricordano la sua storia e vive un momento di forti emozioni, reso magico da questo loop un po’ swing un po’ elettronico… Abbiamo raccontato il suo ritorno in questa città diversa, cambiata, trasformata, con quella sensazione di adrenalina che si ha quando si ha perso qualcosa e bisogna ripartire da sé stessi perché è in questo momento che il protagonista deciderà di lasciare la Terra.
Volevamo una atmosfera urbana ma sognante, adrenalinica ma malinconica. Una sensazione di desolazione ma che fosse proveniente da una emozione in qualche maniera vitale, energica. Il Senatore è un linguista e ha creato dei giochi di parole e di assonanze incredibili, Momo è divertentissima da cantare! Il resto lo fa questo loop electro-swing che, per quanto mi riguarda, potrebbe andare avanti 10 ore senza stancarmi! Non riesco a fermare la testa dall’inizio alla fine della canzone, anche se il giro poi è malinconico.
- Quali sono i “mondi nuovi” di cui tu, personalmente, vai alla ricerca?
Nuovi modi di percepire quello che c’è già, quello che abbiamo intorno. Sono contro la superficialità, noi uomini viviamo in una condizione per la quale abbiamo smesso di meravigliarci delle cose. Siamo portati a farlo sui prodotti, sulle persone, continuamente stimolati dalle pubblicità e dalle richieste di ognuno, ma non siamo più abituati a stupirci delle cose straordinarie di questo mondo. E quindi succede che ogni giorno una palla di roccia larga tremilasettecentochilometri ci gira intorno sospesa nel vuoto e non ce ne accorgiamo neanche, poi ci stupiamo quando vediamo una nuova cover per il telefono o quando uno dice una cazzata sui social. L’arte dovrebbe dare le risposte, ma è totalmente immersa in questo gioco e così diventa un prodotto come un altro. Allora ho deciso di provare a sovvertire le regole, fare qualcosa che fosse utile, anche se non nell’immediato. Per farlo ho cercato le emozioni che avevo dentro e le ho buttate fuori seguendo l’istinto, senza darmi regole. Mi sono detto: facciamoci un viaggio nuovo e regaliamolo alle persone, magari scatta qualcosa. Le emozioni che ho dentro sono sempre un mix fra malinconia, meraviglia e adrenalina pura. Così le ho cercate, ho stressato la mente, ho scritto quello che ho trovato. Luoghi dove io stesso non ero mai stato, neanche come ascoltatore.
- Quali pensi dovrebbe, invece, ricercare la società attuale per aiutarsi?
La società attuale procede come se stessimo operando per conto terzi. Cioè non si capisce chi lavoriamo. Abbiamo il problema delle malattie, una aspettativa di vita relativamente breve, bisogno di cibo, affetto reciproco. Tutti, indistintamente. D’altro canto a nostra disposizione abbiamo una casa meravigliosa che è la Terra, basterebbe partire da qui, punto. L’umanità dovrebbe sedersi a un tavolo e dire ok, di cosa abbiamo bisogno TUTTI e lavorarci. Invece no, è una specie di circo dove ognuno parla dei “suoi” sogni, delle sue aspirazioni, ognuno è per conto suo. Il sistema stimola questa finta individualità e così la differenza che c’è fra un uomo e l’altro non è, come dovrebbe essere, sui contenuti, sulle emozioni, sulle caratteristiche proprie dell’individualità, che invece sono azzerate. Basta vedere i social, sembra che ci sia un bollettino che manda in giro la discussione della settimana. Oggi le differenze tra un uomo e l’altro sono invece proprio su quelle cose di cui tutti indistintamente avrebbero bisogno e cioè cibo, salute, possibilità. Nel frattempo i fiumi non sono più balneabili, ma tanto non ci andiamo perché non è un trend. Penso che l’arte possa risvegliare un po’ le coscienze, a patto che anche l’arte non diventi un prodotto da supermercato. Un brano musicale oggi, per essere utile, deve essere capace di produrre uno shock emotivo, altrimenti per me non vale nulla.
- La musica da sempre fa parte di te. La musica che ascoltavi da adolescente è la stessa di ora?
Più o meno sì. Io sono cresciuto con il rock, in particolare il rock progressive che arrivava da mio papà. Ho mangiato di tutto, dai Led Zeppelin ai Pink Floyd. Poi quando c’è stata la rivoluzione della musica elettronica ho trovato quella energia, quello shock emotivo che mi dava delle risposte.
- Hai fondato, insieme a tuo fratello Niccolò, la casa discografica e creative agency Miraloop, dopo essere stato in Pensieri Elettronici di Gigi D’Agostino. È stato complicato decidere e successivamente attuare questo cambiamento?
La decisione è venuta in modo abbastanza naturale dopo aver parlato con lui delle mie esigenze. Quando hai 27 anni è un momento chiave della vita, bisogna fare scelte sul lungo periodo. Considerando che con Miraloop nei primi dieci anni ho prodotto qualcosa come trecento release e mille brani, potete capire quali erano le mie esigenze fin da allora, e cioè di creare una realtà che desse piena libertà artistica, qualità e soprattutto in diversi ambiti, non solo quelli del pop o della musica da club. Chiaramente se avessi avuto qualcuno popolare ad aiutarmi le cose sarebbero andate diversamente, ma il fatto che oggi Miraloop sia una realtà formata, con studio di registrazione di proprietà e una squadra unita per me è già tantissimo. Niccolò è stato bravo a dare un volto visivo alla cosa, a dargli una faccia che in qualche maniera rappresentasse il contenuto che sta dietro alle scelte artistiche musicali. Penso che il successo di pubblico arriverà passo per passo: se fai avanguardia non arriva subito. Stiamo osando tanto! Fate conto che in Miraloop ci sono sia i dischi di artisti come Claudio Chiara (il sassofonista di Paolo Conte, ndr) nella collana editoriale Diamonds così come rappers e produttori EDM, è una sfida musicale a 360°. Oserei dire una sfida culturale.
- Bologna, tua città natale, è da sempre fautrice di grandi talenti. Cosa credi che la renda così speciale da indurre l’arte, in ogni sua eccezione, a germogliare?
Bologna è una città dove c’è tanto interscambio culturale, non è una città chiusa. E allo stesso tempo ha una identità forte: è una condizione molto rara. La tradizione bolognese rimane salda anche quando si mischia con altre culture musicali. Se pensi ai cantanti di qua hanno tutti una energia e una malinconia particolare. Da Luca Carboni a Cesare Cremonini, per dirne due famosi che apprezzo molto.
- Un sogno nel cassetto?
Ne ho talmente tanti che non saprei quale dirti…Forse il più divertente è quello di riuscire a finire il mio libro di disegni di mondi immaginari. Già, c’è anche quello…
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