Intervista a Pietro Quadrino: “Provaci ancora Brancusi” è il suo primo romanzo
“Pietro Quadrino nasce a Roma nel 1987. Terminati gli studi in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, intraprende la carriera di attore teatrale. Si sposta a Parigi dove si diploma all’Accademia Internazionale delle Arti dello Spettacolo. Dopo alcuni anni di tournée in Francia con numerose compagnie, torna a lavorare in Italia, al Teatro di Roma. Dal 2012 entra a far parte della compagnia di teatro e danza dell’artista belga Jan Fabre, con il quale recita nei più importanti teatri tra Europa, America e Medio-Oriente. È uno degli attori diMount Olympus, regia di Fabre, uno spettacolo evento di 24 ore sulla tragedia greca, premio UBU 2015 per il miglior spettacolo straniero. Durante questo periodo, Pietro Quadrino lavora anche con altri registi di rinomata fama internazionale quali Ariane Mnouchkine del Theatre du Soleil, Peter Brook, Jan Lawers, Alex Rigola, direttore della biennale-teatro di Venezia, e altri gruppi teatrali più giovani. Dal 2016 fonda la propria compagnia teatrale Post Scriptum Company per la creazione di nuovi spettacoli da lui stesso scritti e interpretati: L’Uomo Rivoltato,Jungle Dream, Oh my Girl-histoire de la virilité. Del 2018 è il suo primo romanzo, Provaci ancora Brancusi, selezionato tra i finalisti del concorso IOSCRITTORE.”
TRAMA DEL ROMANZO “PROVACI ANCORA BRANCUSI”
Silvano Brancusi è un giovane attore, scrittore e poeta. Scanzonato e irriverente, si ritrova catapultato ad Anversa, per seguire la compagnia del grande Peter Frame, uno degli artisti contemporanei più talentuosi e controversi, che lo chiama a creare uno spettacolo colossale della durata di 24 ore, Olympus. Ed è proprio durante le prove di questa folle creazione che Silvano incontrerà “la donna più bella del mondo”, Maria Lek, della quale si innamorerà “come ci s’innamora di un mistero”. Saranno anni di fatiche, avventure romantiche con molteplici donne e fallimenti, tra Parigi, Salonicco, Roma, l’Havana, Bruxelles, Milano, e infine Berlino, dove verrà messa in scena per la prima volta l’opera monumentale di Frame. E soprattutto saranno anni di sconvolgimenti emozionali, in cui Silvano inseguirà la donna dei propri sogni, la amerà e sarà amato, per poi essere abbandonato. Questa sofferenza lo porterà lontano, nello spazio e dentro sé stesso, non fermerà i suoi sogni ma lascerà un seme che maturerà nell’epilogo del romanzo. Il 23 novembre del 2018 Silvano Brancusi si trova di fronte alla più importante decisione della sua vita: fermarsi e ritirare il premio che si è finalmente conquistato con la sua opera prima, o lasciare tutto, rischiare di buttare all’aria anni di sacrifici e seguire un desiderio, più forte della razionalità.
Di seguito l’intervista.
- Buongiorno Pietro. “Provaci ancora Brancusi” è il tuo primo romanzo. Sei completamente tu nel personaggio di Silvano oppure sono presenti caratteristiche differenti rispetto al tuo vero carattere?
Silvano Brancusi fa quello che faccio io, dice quello che dico io, oppure quello che io farei o direi. Ma se lo dico con la sua bocca suona meglio e soprattutto, in caso di problemi posso dare la colpa a lui e dire che io non l’avrei mai fatto.
- Gli attori della compagnia di Peter Frame racchiudono un microcosmo fatto di caratteri e vite differenti, in cui spesso l’invidia ma anche la solidarietà sono i sentimenti prevalenti. Accade lo stesso anche all’interno della tua compagnia teatrale, la “Post Scriptum Company”?
Accade ogni volta che metti due o più persone in una stessa stanza, ufficio, teatro per un certo periodo. Quando scegli di fare teatro, scegli di condividere il tuo tempo a stretto contatto con altre persone. Contatto fisico e mentale. Naturalmente cominci ad odiare e amare quelle persone. Un famoso regista mi disse una volta: “Ho vinto premi, ho diretto spettacoli, teatri e festival, ma la cosa che mi rimane davvero, dopo tutti questi anni, sono le persone che ho incontrato.” Per me è lo stesso. La Post Scriptum Company è una piccola famiglia.
- Maria viene da Brancusi quasi idealizzata. Credi che non possa esistere una forma d’amore, nella sua fase iniziale, priva di tale ricerca di perfezione?
Nessuno c’hai mai capito un bel niente di come funziona l’amore, io meno di tutti. Quello che so è che non ci sono ricette. Non ci sono istruzioni. Te la devi cavare da solo, ti devi inventare il tuo modo di amare, di essere amato. E di solito è sbagliato, il tuo e anche quello degli altri. Di solito non funziona. Però uno ci deve provare lo stesso. Brancusi ci prova.
- Ho trovato curioso la decisione di lasciare le lettere di Jasmine in lingua inglese. Non credi sia un elemento ostico e che non consente di abbracciare del tutto il senso del romanzo?
Innanzi tutto, penso che la gente deve imparare a parlare l’inglese. Siamo nel XXI° secolo, non ci sono scuse, amici. Poi si tratta di una scelta artistica: quelle lettere per me funzionano così, in lingua originale, con gli errori. Riportano direttamente il lettore in un altro mondo, vero, perché introducono un elemento di realtà. Infine, esistono un sacco di modi oggi per poter tradurre un testo da qualsiasi lingua. Se sei ancora un tipo curioso, allora non ti costerà tanto sforzo, anzi sarà affascinante scoprire che diavolo c’è scritto là sopra. Nella mia vita quotidiana parlo diverse lingue, le persone che frequento hanno origini diverse dalle mie. Per me questa è una ricchezza, non vedo perché dovrei privarmene quando scrivo.
- Ma il numero di telefono che lasci scritto all’interno del romanzo è realmente il tuo ed è capitato di ricevere chiamate da parte dei lettori?
Ah, il numero di telefono, secondo voi? Provate a chiamare e vedrete!
- Avremo un seguito del romanzo?
Chiaro! Ci sto lavorando già da un po’, ma la composizione sarà diversa, non sarà semplicemente un sequel, sarà un romanzo indipendente che può essere letto da chiunque, anche da chi non ha letto “Provaci ancora Brancusi”. Alcuni personaggi del primo romanzo saranno presenti. Brancusi, per citarne uno. Ma ce ne saranno anche di nuovi.
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