Intervista al cantautore Manfredi: “la logica serve per realizzare i sogni, non per frenarli”.

Foto di Federico Cataleta

HOLLYWOOD è il nuovo singolo di MANFREDI, prodotto da Matteo Cantaluppi e uscito per Foolica.

Il brano anticipa l’album d’esordio in arrivo nei primi mesi del 2021 e segna il ritorno del cantautore.

Classe 1998, Manfredi, all’anagrafe Antonio Guadagno, nasce in provincia di Salerno e all’età di soli tre anni si trasferisce a Milano con la sua famiglia. Inizia a suonare la chitarra negli anni dell’adolescenza, annoiato dalla monotonia dell’hinterland. A 17 anni inizia a scrivere canzoni e a registrare delle demo nell’armadio di un amico. Nel 2017 viene notato dai ragazzi di Foolica che si innamorano dei suoi testi e lo prendono nel roster dell’etichetta. Registra la sua prima canzone quando è appena maggiorenne, il giorno prima del suo orale di maturità. Nei due anni successivi ha modo di imparare molto sul mondo della musica, di scrivere nuove canzoni e di cercare un suo stile. Parallelamente alla musica, studia ingegneria al Politecnico di Milano, dove si laurea nel 2020. L’università, i primi amori, il passaggio dalla provincia alla città, sono per lui grandi fonti di ispirazioni per canzoni autobiografiche tra le quali “20143 Milano Navigli”, “Cuffiette” e “Noi meno tu”, brani entrati nelle playlist di Spotify “Indie Italia” e “Viral 50 Italia”, superando i 4 milioni di ascolti totali. 

 

  • Buonasera Manfredi. “Hollywood” è il tuo nuovo singolo: un brano che prende ispirazione dai film d’amore che, pur essendo molto simili per trama, piacciono molto. Puoi farmi una tua personale lista dei film che ami?

Domanda difficile, ci sono davvero tanti, troppi film che mi piacciono.

Cerco di essere sintetico, faccio una breve lista dei miei film preferiti e ti spiego in due parole perché mi piacciono.


Pretty Woman: film da vedere quando credi di essere in un certo senso “sbagliato”. Ti insegna che tutti meritano amore e che spesso questo amore ci arriva da chi meno ci aspettiamo e quando meno ce lo aspettiamo.
 The Terminal: un film che ti fa capire cos’è un artista. Bloccato in un aeroporto, il personaggio interpretato magnificamente da Tom Hanks ti insegna a trasformare il mondo che ti circonda in qualcosa di tuo. L’artista cambia il mondo, il mondo non cambia l’artista. 
Notting Hill: “Surreale ma bello” è quello che vorrei dire quando sarò vecchio e ripenserò alla mia vita. Non accontentarsi mai, inseguire sempre i propri sogni. Se va male, sarà stato almeno divertente provarci.

  • L’amore perfetto non esiste eppure l’uomo, da sempre, aspira a questo ideale. Quale è la tua idea di amore?

Fino a poco fa avevo un’idea molto chiara di ciò che doveva essere l’amore, di ciò che dovevo essere io. Mi sembrava quasi che ci fosse una ricetta da seguire: se avessi fatto tutto correttamente sarei arrivato al mio risultato. Più esperienze ho vissuto, però, più mi sono reso conto che a 22 anni sai troppo poco della vita per poter capire cosa cerchi. I vent’anni sono l’età in cui devi lasciarti sorprendere dalla vita, forse anche sopraffare dalle cose, devi farti cogliere impreparato per imparare, per scoprire. Se ti sembra di sapere tutto, se ti sembra di avere tutto sotto controllo, è perché non stai vivendo abbastanza. Dall’amore non mi aspetto nulla ad oggi, ma sarei molto deluso se non riuscisse a sorprendermi nemmeno un po’.

  • Hai dichiarato: “questa canzone è un sorriso amaro a tutti gli amori che non ho saputo meritare.” È un rimpianto o un ricordo?

Vorrei fare come nei film e dirti che non ho rimpianti, ma sarebbe una bugia. Ci sono tante occasioni, tante persone che ho perso per motivi stupidi, stupidissimi. Credo però siano state tutte esperienze che mi hanno fatto crescere, che mi hanno lasciato qualcosa. Ad oggi sono ricordi, ma ricordi che mi lasciano l’amaro in bocca. Non riesco e non riuscirò mai a dire “eh vabbè, è andata così”, io sono un tipo da “ma perché è andata così?”. Tutte queste domande, però, fanno bene solo alle canzoni, non alle persone.

  • Il brano anticipa il tuo prossimo album che uscirà nel 2021. Che tematiche affronterai nel disco?

Sarà un album estremamente autobiografico. Tratterò diversi temi, tutti che mi riguardano da molto vicino: l’amore dei vent’anni, i sogni dell’adolescenza, l’ansia dell’università, il passaggio dalla periferia a Milano. Ci sono brani che ti abbracciano, brani che ti fanno cantare in macchina. È un disco vario, sfaccettato, ma c’è una logica di fondo che tiene tutto insieme. Credo che questo album mi rappresenti molto, moltissimo.

  • Hai una laurea in ingegneria informatica, conseguita da poco. Concilierai i due mondi oppure uno prevaricherà rispetto all’altro?

È qualcosa di non facile da spiegare. Questi “due mondi” vengono visti come qualcosa di separati solo dall’esterno. A me non sembra di vivere due vite, non mi sento diviso tra musica e ingegneria, io sono entrambe le cose, vivo tutto serenamente e con piacere. Mi appassiona la musica, mi appassiona l’informatica e tutto ciò che ci orbita attorno, riesco a dare spazio ad entrambe le cose. Al politecnico ho conosciuto molti ragazzi che suonano e si dedicano alla musica, persone con cui sento di avere molte affinità. Magari è solo che io mi dedico alla musica in modo più corposo, ma bene è una cosa abbastanza comune appassionarsi sia all’ingegneria che all’arte in generale. Quella degli ingegneri freddi e calcolatori è una delle tante bugie che ci ha regalato Hollywood, per rimanere in tema.

  • Ho letto che ti sei avvicinato alla musica, la prima volta, grazie a tuo nonno, pianista autodidatta e amante della poesia. Ci racconti la tua infanzia e il nonno?

Purtroppo non ho avuto la fortuna di vivere a pieno la figura di mio nonno: io sono il più giovane tra tutti i nipoti e col fatto che mi sono trasferito a Milano quando era piccolissimo riuscivo a vederlo solo qualche settimana all’anno. Ricordo che mi parlava sempre di musica, mi faceva leggere le sue poesie e voleva che non solo le leggessi ma che le interpretassi, facendo capire anche coi gesti e col tono della voce di cosa parlavano. Chi ha avuto modo di conoscerlo meglio di me mi dice spesso che “abbiamo la stessa testa”. Di lui ricordo che aveva queste tre fissazioni: la musica, la poesia e la voglia di costruire una macchina che creasse il moto perpetuo. Non gli ho mai voluto dire che per i principi della termodinamica non può esistere una macchina che genera il moto perpetuo perché era bello vederlo sognare, sentirlo spiegare come doveva funzionare.

  • Hai una citazione che più ti rappresenta?

C’è una frase che si attribuisce ad Einstein che mi piace molto: “La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso.”
 Ci sono persone a cui puoi dire quello che vuoi, ad esempio che non ce la faranno e che non sono abbastanza brave: quelle persone ti staranno a sentire per cortesia, ma penseranno che da te non si faranno più consigliare neanche un ristorante dove andare a mangiare.

La logica serve per realizzare i sogni, non per frenarli.

 

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