“La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” al Teatro Cometa Off: la recensione
È in scena fino al 20 novembre 2022 al Teatro Cometa Off di Roma lo spettacolo “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza”.
L’opera, una coproduzione Les Moustaches, Società per Attori e Accademia Perduta Romagna Teatri, con la regia di Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli, porta in scena un testo originale a cura di Alberto Fumagalli.
Dopo il suo debutto teatrale, è stato accolto positivamente al Fringe Festival di Roma ottenendo il Premio della Critica, il riconoscimento Miglior Spettacolo e il Premio Fersen, lo spettacolo continua a riscuotere il successo di pubblico e critica.
“La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” è un’opera che si “legge” tutta d’un fiato, senza preamboli, sottotesti complessi e narrazioni auliche.
Lo spettacolo è la narrazione di un sogno, l’ambizione di un cambiamento e la necessità di un atto di coraggio.
Ciccio Speranza (Francesco Giordano) è nato in una famiglia di contadini, la sua è una vita grama in cui è necessario sottostare al ritmo perpetuo delle stagioni.
Accanto a Ciccio il padre Sebbastiano (Alberto Gandolfo) e il fratello Dennis (Federico Bizzarri), uomini semplici, buoni pur se rudi. Uomini che hanno accettato il loro destino e che non osano cercare o sognare altro perché i desideri sono pericolosi e fanno male. Ciccio, tuttavia, nonostante la sua conformazione fisica ha un grande sogno: ballare. Sul palcoscenico il desiderio del protagonista si tramuta nella “figura” di Ciccio in tutù. Il tutù è “immagine” e segno tangibile del “sogno”.
Ciccio desidera, ambisce, sogna: lo fa, nonostante tutto sembra indicargli di fare il contrario.
“Il sogno per chi non è nato per sognare è pericoloso.”
Ciccio ha un animo delicato, è un uomo che libera le lucciole perché sa che si deve essere lasciati liberi di essere se stessi.
Sul palcoscenico si alternano le azioni quotidiane della vita contadina, fatta anche di grandi solitudini come la perdita di una moglie e di una madre e il sogno di un’innamorata, con momenti “altri” in cui la realtà vacilla per divenire sogno.
Gli attori sono tutti credibili nel ruolo e con maestria restituiscono la veridicità della vita contadina non solo nel linguaggio ma nei gesti e nella corporeità.
Pur se tutti gli interpreti riescono a dare una buona prova attoriale, Alberto Gandolfo e Federico Bizzarri emergono sulla scena, forse anche grazie ai ruoli interpretati che richiedono grande gestualità e mimica.
Il linguaggio utilizzato è un miscuglio di parole che attingono a idiomi differenti eppure comprensibili. Su una base sintattica italiana si odono lingue distanti tra loro, come lo spagnolo e il marchigiano.
La pièce fa ridere e riflettere e spesso non è facile riuscire ad ottenere questo risultato: “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” ci riesce grazie al connubio di drammaturgia, regia e interpretazione.
“È meglio vivere da infelici che morire da felici” afferma il padre. Il pensiero qui nasce preponderante e pur se naturalmente si è portati a credere il contrario, un germe di sospetto si insinua. Cosa è essenziale: vivere o sognare? Ciccio cosa sceglierà?