“La tribù è l’anima che unisce le persone”: Ermal Meta tra Sanremo con “Un milione di cose da dirti” e l’uscita del suo nuovo disco “Tribù urbana”
Photo credis: Paolo De Francesco
Immagini fornite dall’ufficio stampa Parole & Dintorni
Un nuovo album “Tribù urbana”, in uscita il 12 marzo e la partecipazione a Sanremo con il singolo “Un milione di cose da dirti”.
Ermal Meta ritorna con un progetto discografico, anticipato dal singolo “No satisfaction”, attualmente in radio, a distanza di tre anni dal suo ultimo disco in studio “Non abbiamo armi”.
“Tribù urbana” è composto da 11 canzoni che trattano temi universali e personali, in cui l’artista ha voluto raccontarsi senza filtri e senza nessun featuring anche se, come anticipato in conferenza stampa, collaborerà con un suo amico e collega in una veste non ancora rivelata.
Ermal, che solitamente quando scrive si trasporta sul palcoscenico, questa volta si è catapultato in platea “immaginando di essere parte del pubblico”.
LE 11 CANZONI DEL DISCO
“Uno”: si parte con una botta di energia; a chi pensa che siamo tutti diversi, va ricordato che il cielo è uno, per tutti.
“Come le voci, le nostre voci, si accendono milioni di luci, visti da su siamo tutti uguali”
“Stelle cadenti”: arriva come una delle canzoni più solari di questo nuovo album, pur affrontando il momento meno luminoso di una storia d’amore. Ermal ha pensato per un certo periodo di portarla in gara al Festival di Sanremo.
“Se potessimo iniziare le storie all’incontrario, così verso la fine potersi vivere l’inizio”.
“Un milione di cose da dirti”: una canzone semplice per parlare dell’argomento più complicato di sempre.
“E scoprire che volersi bene è più difficile che amarsi un po’ di più”.
“Il destino universale” racconta una storia, quello dello stesso cantautore, giunto in Italia, in cerca di un futuro migliore, all’età di 13 anni. Ermal ha lasciato la sua terra, divenendo uno dei tanti che si “muovono per il mondo” alla ricerca del proprio futuro.
“Ermal ha 13 anni e non vuole morire; della vita non sa niente tranne che la vita è importante”
“Nina e Sara”: racconta una storia personale di Ermal, pur se ambientata nel sud Italia del 1987.
“Quando ero ragazzino, all’età di 16 anni, avevo una fidanzatina molto strana, sia con sé stessa che con gli altri. Vedevo un anima in pena che non era in grado di capire cosa avesse. Poi la storia finì e dopo 2 – 3 anni l’ho ritrovata felice, fidanzata con una ragazza.
Il tabù era talmente forte che non era in grado di ammettere a sé stessa che le piacevano le ragazze ed era arrabbiata, si faceva del male da sola dal punto di vista emotivo.
La società non le aveva dato gli strumenti per comprendere che quello che provava non era sbagliato.
Ancora oggi c’è una strada ancora molto lunga da percorrere su questo argomento.”
“Io non pretendo di sapere, non pretendo niente, vorrei soltanto potermi sentire una volta normale”
“No satisfaction”: concetti essenziali per fotografare in maniera precisa e spietata il nostro – qualsiasi – quotidiano, ricordando una cosa che tutti dimenticano:
“Per chi perde, per chi vince, il premio è uguale”
“Non bastano le mani”: una canzone potente con suoni e parole che crescono inarrestabili, come accade spesso con la rabbia.
“Senza il coraggio non avrai niente, senza coraggio non sarai niente”
“Un altro sole”: la speranza che il sogno appena fatto si avveri; la voglia di farlo avverare.
“Tutti noi siamo uguali, che ridiamo con le costole rotte per andare avanti”
“Gli invisibili”: nasce dopo un viaggio compiuto da Ermal Meta per fare degli scatti negli Stati Uniti.
“Ho fotografato principalmente gli homeless che mi sono trovato d’avanti. Mi sono fermato a parlare con uno di loro che mi ha raccontato parte della sua vita. Quel giorno era il suo compleanno e ho pensato che la sua era una bella storia che nessuno, tuttavia, avrebbe mai ascoltato.
Una volta una persona mi disse: cerca di restare invisibile perché gli invisibili a un certo punto imparano a volare.
Ho messo, quindi, insieme le due cose e ho immaginato un esercito di invisibili che, a un certo punto, dall’essere invisibili diventano supereroi”.
Lo stesso Ermal ha dichiarato di essersi sentito personalmente, nel corso della vita, un invisibile.
“A me è successo per tantissimi anni di sentirmi invisibile e di esserlo. È stato anche questo che mi ha spinto a mettermi in “proprio” dal punto di vista musicale.
Nel momento, infatti, in cui ho iniziato a fare l’autore mi faceva strano vedere tante interviste in cui i miei colleghi raccontavano come era nata una canzone, quando in realtà l’avevo scritta io. Mi faceva sentire invisibile. A un certo punto ho detto basta, voglio cantare le mie canzoni.”
“Vita da fenomeni”: si aprono i cassetti della memoria e rimangono aperti a ricordarci che siamo diventati grandi, a volte controvoglia.
“E siamo tutti un po’ così, innamorati del passato”
“Un po’ di pace”: e poi tutto finisce, anche la giornata più lunga e cerchiamo tutti un po’ di pace.
“Tu lo sai che mi si vede l’anima in controluce … non cambiarmi mai”
“La tribù è l’anima che unisce le persone”: “Tribù urbana” è un disco in grado di dar voce ai sentimenti e di cui fa parte lo stesso brano “Un milione di cose da dirti” in gara al 71° Festival di Sanremo.
“È una canzone che ho scritto 3 anni fa. Stavo attraversando un periodo particolare perché era da poco iniziata la mia carriera da solista. La mia vita era piena di piccole e grandi scosse di assestamento e avevo un blocco emotivo, l’unica cosa che potevo fare era scrivere una canzone per potermi liberare. Mi sono messo in gioco parlando con qualcuno che in quel momento lì non c’era.”
Il brano è una ballad con protagonisti due immagini, due storie: “cuore a sonagli e occhi a fanale”. Una canzone d’amore dal sound essenziale, pochi accordi per raccontare qualcosa di personale ma capace di risuonare anche a livello universale.
A dirigere l’orchestra del Festival di Sanremo per Ermal Meta è il Maestro Diego Calvetti.
Ermal torna sul palco di Sanremo dopo aver trionfato nel 2018 con il brano “Non mi avete fatto niente”, cantato insieme a Fabrizio Moro e presentato anche all’Eurovision Song Contest a Lisbona.
L’anno precedente, Ermal era già salito sul podio del Festival di Sanremo con il brano “Vietato Morire”, vincendo anche il Premio della Critica Mia Martini e il Premio per la miglior cover (per la sua interpretazione di “Amara Terra Mia”).
Nella serata di giovedì 4 marzo, Ermal, accompagnato sul palco dalla NAPOLI MANDOLIN ORCHESTRA, interpreterà “Caruso”, celebre brano del 1986 di Lucio Dalla.
Ermal Meta ha deciso di cimentarsi con “Caruso”, anche, per il legame molto forte che l’artista percepisce con la città di Napoli che lo stesso cantautore definisce “la rappresentazione dell’Italia intera.”
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