Le 5 squadre rivelazione dell’anno in Europa
Ci sono squadre che vincono o che perdono. Ci sono quelle che fanno bene o fanno male. E poi ci sono le squadre rivelazione. Quelle da cui, ad inizio anno, non ti aspettavi molto. E invece poi ti hanno sorpreso domenica dopo domenica con il loro gioco e la loro determinazione. Diventando le vere protagoniste mediatiche dei rispettivi campionati nazionali.
Anche in questa stagione, ce ne sono state diverse in Europa. Alcune hanno alzato dei trofei e raggiunto obiettivi inimmaginabili. Altre al contrario hanno fallito proprio sul più bello. Ma a nessuna si può imputare di non averci provato. Regalando spettacolo e anche un pizzico di magia a tutti noi appassionati di calcio. Che ci siamo nutriti delle loro sorprendenti ed emozionanti imprese per mesi. Finendo inevitabilmente per tifare pure un po’ per loro con il passare del tempo.
5-Wolverhampton: la serietà di un progetto
11 aprile del 2018. 51′ minuto di gioco di Wolverhampton-Derby County, 42esima giornata di Championship (la Serie B inglese). I Wolves battono un calcio d’angolo da destra, che viene subito ribattuto fuori dall’area di rigore dalla difesa avversaria. Sul pallone, però, si avventa Ruben Neves. Il centrocampista portoghese prova a controllare il pallone con il destro, ma questo si impenna inavvertitamente in verticale. Allora, pur di evitare di subire la pressione dei giocatori del Derby County, rischiando di perdere palla, Neves la tira al volo, impattandola proprio mentre sta scendendo.
La parabola che ne consegue rimane incredibilmente tesa per una trentina di metri, andandosi ad infilare esattamente sotto all’incrocio dei pali del portiere avversario, che non può davvero fare nulla per impedire che si insacchi in rete. È il 2-0 per il Wolverhampton, che così chiude la partita e vince definitivamente il campionato, tornando in Premier League dopo 6 anni dall’ultima volta.
Oggi, a distanza di più di un anno da quel giorno, è quasi difficile credere che i Wolves fossero in seconda divisione nella stagione precedente. Sì, perché negli ultimi mesi la squadra di Nuno Espirito Santo ha impressionato tutta l’Inghilterra, giocando un calcio bello e divertente. Che le ha permesso di finire settima, appena dietro le big six e sopra a club nettamente più rodati, come Everton e West Ham.
Un’autentica sorpresa, se si considera anche che in molti dubitavano ad inizio anno della loro possibilità di arrivare nella parte sinistra della classifica. E invece i Wolves hanno dato spettacolo, mostrando a tutti cosa succede quando fai le cose seriamente nel calcio. Merito di Jorge Mendes, il padrino occulto del club, che ha portato tutta una serie di giocatori importantissimi, come Joao Moutinho, Castro, Raul Jimenez, lo stesso Neves, Rui Patricio, Dendoncker (molti sono anche suoi assistiti).
E merito pure dell’allenatore, Espirito Santo, un passato nel Porto e ancora un’età relativamente giovane (ha solo 45 anni). Che è stato bravo a valorizzare al massimo la propria rosa, schierandosi spesso con un 3-5-2 molto fluido e dinamico, in grado di pressare alto ma all’occorrenza coprirsi, senza perdere mai l’equilibrio e la compattezza di squadra.
È grazie a questa alchimia che il Wolverhampton ha scalato la classifica della Premier League, nonostante fosse appena stata promossa nella massima serie. E che ha battuto avversarie prestigiose, come Arsenal, Manchester United e il Tottenham finalista di Champions League. Insomma, una stagione nettamente sopra le aspettative. E che difficilmente i tifosi dei Wolves dimenticheranno presto.
4-Getafe: il riscatto di un uomo
Quando sei un allenatore di calcio e arrivi a 52 avendo allenato soltanto Hercules, Alicante, Alaves, Elche e Alcorcon, puoi cominciare ad avere dei dubbi sulle tue capacità professionali. È quello che deve essere successo a José Bordalas prima dell’autunno del 2016. Quando è arrivata la chiamata del Getafe. Che ha cambiato tutto.
Sì, perché da allora Bordalas si è affermato come uno dei tecnici spagnoli più interessanti e promettenti. Facendo promuovere subito il Getafe in Liga, al suo primo anno. Ottenendo una tranquillissima salvezza al secondo. E infine, proprio nell’ultima stagione, arrivando quinto, a soli due punti dalla qualificazione in Champions League. Un’impresa storica, che gli ha permesso di ottenere giustamente un ricco rinnovo e di essere accostato ai più importanti club al mondo.
Anche perché il Getafe, a parte un paio di giocatori molto interessanti come Angel e Molina, non sembra veramente avere una rosa all’altezza del suo incredibile rendimento. Eppure, grazie al lavoro di José e al suo roccioso 4-4-2, l’anno prossimo giocherà l’Europa League. E chissà quali altre sorprese ci riserverà in futuro.
3-Atalanta: non mollare mai
21 ottobre 2018. Nona giornata di Serie A. L’Atalanta non vince da due mesi. L’eliminazione ai preliminari di Europa League per mano del Copenaghen sembra aver lasciato segni profondi sugli uomini di Gasperini. Tanto che in molti pronosticano già un campionato di sofferenza per loro.
Serve quindi a tutti i costi una vittoria in casa del Chievo per dare la scossa ad una classifica che inizia a farsi seriamente preoccupante. Sì, perché l’Atalanta ha soltanto 6 punti ed è al 17esimo posto, a +1 sulla zona retrocessione. Ma per fortuna la vittoria finalmente arriva ed è di quelle importanti: 5-1 per i nerazzurri, grazie ai gol di De Roon e Gosens e alla tripletta di Ilicic (che è appena tornato da un lungo infortunio). È la partita della svolta.
Da quel momento, infatti, l’Atalanta ricomincia a macinare il suo solito calcio, fatto di pressing asfissiante, marcature quasi a uomo, molta corsa e continui inserimenti. Tanto da collezionare 19 vittorie in 30 partite, con una media di 2,13 punti a partita. Che le ha permesso di arrivare terza alla fine, qualificandosi in Champions League per la prima volta nella propria storia.
Un risultato pazzesco considerando le premesse di inizio stagione ed il valore della rosa bergamasca, che resta comunque inferiore a quello di Milan, Inter e Roma. Ma Gasperini ed i suoi hanno lavorato duramente. E non hanno mai smesso di credere nelle proprie qualità. Nemmeno quando tutto, ma proprio tutto, sembrava andare contro di loro.
2-Borussia Dortmund: l’impresa del titolo sfiorato
18 maggio 2019. Ultima giornata di Bundesliga. 50′ minuto di gioco di Bayern Monaco-Eintracht Francoforte. Siamo sull’1-0 per gli uomini di Kovac. Gli ospiti battono un calcio d’angolo da sinistra, che attraversa incredibilmente tutta l’area di rigore per arrivare esattamente sul piede di Abraham. Il capitano dell’Eintracht devia al volo il pallone sulla traversa, dove rimbalza internamente, finendo nella zona di Haller, che è bravo a farsi trovare pronto e a concludere velocemente a rete. È il gol del pareggio, che riapre la partita e soprattutto le speranze del Borussia Dortmund di vincere il campionato al fotofinish.
Purtroppo per i gialloneri, che nel frattempo stanno vincendo 2-0 sul campo del Borussia Monchengladbach, non basta che il Bayern pareggi quel match. Perché, grazie alla differenza reti, resterebbe comunque avanti in caso di arrivo a pari punti. Serve quindi una sconfitta, che però non arriverà mai. Infatti, i bavaresi segnano subito il gol del nuovo vantaggio e vincono alla fine per 5-1.
Si conclude così in modo amaro il campionato del Borussia Dortmund. Che a lungo è stato in testa alla classifica (ininterrottamente fino alla 24esima giornata), a tratti anche abbastanza nettamente. E che però non è riuscito a mantenere il primo posto quando il Bayern si è rifatto seriamente sotto. Pagando forse l’inesperienza di alcuni singoli e la poca solidità difensiva (come si è visto soprattutto nello scontro diretto di ritorno, vinto 5-0 dai bavaresi e che poi è risultato decisivo).
Eppure, è davvero difficile dire che questa sia stata una Bundesliga negativa per i gialloneri. Che hanno giocato un calcio a tratti fantascientifico. Segnando ben 81 reti e dando grande spettacolo ed emozioni ai propri tifosi. Il tutto dopo un’annata che invece li aveva visti soffrire ed agguantare la qualificazione in Champions League solo verso la fine della stagione.
Merito degli arrivi di Witsel, Delaney, Paco Alcacer e Sancho e dell’eccellente lavoro del nuovo tecnico Favre, che ha dato finalmente una fisionomia importante alla squadra, come forse non si vedeva dai tempi di Klopp. Insomma, una sorpresa positiva dopo tutto. Nonostante quel finale amaro e quel titolo che sembrava così vicino e che invece pure stavolta è finito agli odiati e potenti rivali del Bayern Monaco.
1-Ajax: la bellezza della gioia di giocare a calcio
Cos’è la bellezza nel calcio? Difficile dirlo. Ci sono troppe variabili, troppe cose in gioco, troppi punti di vista. Ma, per quanto complesso possa essere definire un concetto così astratto e sfaccettato, si può provare comunque a darne una lettura il più universale possibile. Collegandolo alla gioia che provano i calciatori di una squadra nel giocare insieme in quel modo.
Ebbene, se lo intendiamo così, la squadra più bella di questa stagione calcistica non può che essere l’Ajax di Ten Hag. La grande sorpresa di quest’anno. La formazione che ha eliminato il Real Madrid e la Juventus di Cristiano Ronaldo dalla Champions League. E che è arrivata ad un passo dalla finale di Madrid. Vincendo invece tutto in patria.
Sì, perché i lancieri hanno illuminato il palcoscenico europeo, regalando spettacolo allo stato puro. Andando a vincere 4-1 al Bernabeu. Segnando valanghe di gol (175 in totale quest’anno). E soprattutto divertendosi come dei matti scatenati ogni volta che sono scesi in campo. Guardarli giocare è stato un piacere non tanto per le loro combinazioni nello stretto, i colpi di tacco, il pressing iper organizzato o le giocate geniali. Ma per come hanno fatto tutto questo. Per la leggerezza che ci hanno messo nel fare calcio. Anche in contesti di grande tensione o di vitale importanza sportiva.
È in questo contesto quasi adolescenziale che sono riusciti a mettersi in mostra i vari De Ligt, Mazroui, De Jong, Ziyech, Tadic, Van de Beek e Neres. Una banda di talentuosi ragazzotti che ha imperversato in lungo e largo in tutta Europa. E che ci ha regalato un sogno. Quello di tornare un po’ bambini vedendoli giocare ogni volta a calcio in modo così celestiale e spensierato. Come se i soldi, i trofei e la carriera non esistessero in quel momento. E, per quei 90 minuti, ci fossimo soltanto noi, loro ed il pallone.