“LE COUP – il suolo ti farà vacillare” al Teatro Trastevere fino al 29 aprile: “Per toccare il cielo devi attraversare il vuoto.”
LE COUP – il suolo ti farà vacillare
dal 26 al 29 aprile 2018
Regia:
Raffaele Balzano
Drammaturgia:
Martina Tiberti
Con: Aurora Piermarini Bilato
Musiche originali:
Studio Invisibile
“Tra il cielo e la terra c’è una linea incantata e sottile.
È il limite tra la realtà e il sogno, tra il possibile e l’irraggiungibile. È il teatro del funambolo.
Un unico filo sottile su cui muoversi e lasciarsi vivere.”
Le coup è una ricerca teatrale e musicale ispirata alla figura del più grande funambolo vivente, Philippe Petit. È la storia di un uomo che ha scelto di vivere tra le nuvole e del suo ritorno a terra.
Un’entità bambina si tiene ad un filo nel tentativo di alzarsi e iniziare la sua passeggiata nella vita. Comincia così la storia del funambolo: un’immagine di un corpo in divenire che trova la forza di alzarsi e crescere mettendo a fuoco il proprio sogno e la propria ragione d’essere.
Dopo anni di preparazione e studio arriva il momento della traversata finale: la camminata sul filo è una riflessione sul concetto di limite, equilibrio e purezza. Sulla spinta temeraria di chi sceglie di rischiare per un gesto apparentemente inutile: lasciare anche un’unica immagine di bellezza ad ombra di sé in un mondo sempre più orientato alla miopia dell’obiettivo finale.
Le tracce musicali seguono il colore emotivo di tutte le fasi narrative rendendone più interessante l’uso linguistico e la connessione con il suono e il ritmo: esprimere un desiderio, tenersi a distanza, esercitarsi, imparare a fare nodi saldi ma facili da sciogliere, conoscere i segreti del vento e delle maree, non avere paura, cadere, rialzarsi e raccontarsi sono gli stadi su cui si muove il piede leggero del protagonista.
La storia è narrata da una donna che dopo essere nata ed essersi messa in piedi incontra della difficoltà: si ammala, perché ha troppo vuoto intorno, la sua vita è simbolicamente appesa ad un filo. Non sapendo cosa fare spera di trovare una soluzione leggendo la storia di un uomo che abbia avuto la sua stessa esperienza. Cercando nel suo dizionario personale (un gomitolo di fili e carte appallottolate) trova il nome ‘funambolo’ e in seguito quello di Philippe Petit.
Il monologo ha due letture: la prima, più specifica, è quella che descrive la disciplina metodica del funambolo prima, dopo e durante la traversata; la seconda è quella che traspone la camminata sul filo in un’immagine carica di significati universali, la crescita di un sogno, la paura, il concetto di limite, la caducità del corpo e l’immortalità dei pensieri.
Poesia, gestualità e musica sono gli elementi che caratterizzano maggiormente lo spettacolo, in un crescendo di azioni che culmineranno nell’unico finale possibile.
“Lo spettacolo si muove su due livelli. Sul palco troviamo una bambina che da terra ci racconta la sua storia attraverso i molteplici tentativi che compie per alzarsi, per trovare un equilibrio, per restare in piedi. Sul palco c’è anche un filo, elemento fondamentale di una scenografia essenziale, un elemento del quale la bambina si fida, al quale affida i propri sogni, con il quale prova a camminare. Sul quale prova a camminare.
Giù dal palco c’è un’altra storia. Giù dal palco c’è Philippe Petit, il funambolo francese che ci racconta la sua più grande impresa: la traversata delle Torri Gemelle nel 1974. Lo fa attraverso il racconto delle tappe che lo hanno portato a compiere quell’impresa, a quello che lui stesso ha definito “Il colpo”. Due livelli, due storie, un’unica interprete.”
cit Raffaele Balzano
Recensione
L’idea dello spettacolo è buona, la sua messinscena, purtroppo, non altrettanto.
Sul palcoscenico Aurora Piermarini Bilato, interprete unica del monologo. La storia ruota intorno a due figure: una donna che fin da bambina cerca di alzarsi dal suolo e camminare sul filo dell’esistenza e Philippe Petit, funambolo realmente in vita, che si appresta a compiere la grande impresa della traversata delle Torri Gemelle.
Cosa farai da grande? Domanda impellente a cui non si vuole e non si sa rispondere: è così importante stare nei paradigmi imposti dalla società?
“Per toccare il cielo devi attraversare il vuoto.”
Le istruzioni fondamentali per divenire un esperto funambolo divengono le stesse che servono per affrontare la vita e vivere su quel filo che essa è, senza rischiare di cadere.
Philippe non riesce a sottostare alle regole ma piuttosto deve passarci in mezzo!
La scenografia è essenziale: una scatola, il progetto dell’attraversamento delle Torri Gemelle e il filo. Il filo non solo sul palco ma nella platea: il filo che unisce la donna e il funambolo!
Lo spettacolo oscilla purtroppo su tante cose, forse troppe: si passa dal racconto della donna, a Philippe, alla spiegazione dei nodi in maniera umoristica, a le voci che pongono delle domande o fanno affermazioni.
Nel momento in cui la Bilato interpreta Philippe si percepisce una perdita dell’aspetto empatico e il testo, impegnato ed emozionale, perde completamente la sua forza.
Teatro Trastevere
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