“Le isole del tesoro” di Giuseppe Cederna: “Le storie sono luci nell’ombra”
Giuseppe Cederna – Ph: Massimiliano-Valle
Uno spettacolo lieve in cui il racconto si intreccia con la storia per divenire narrazione di stati d’animo e di istanti.
È stato in scena al Teatro Vittoria “Le isole del tesoro” di Giuseppe Cederna e Sergio Maifredi.
Giuseppe Cederna, unico interprete sul palcoscenico, con levità narra allo spettatore, regalando gesti e parola, il romanzo “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson. Uno dei più celebri libri per ragazzi, pubblicato nel 1881, diviene per Cederna l’occasione di intrecciare la sua storia con quella di Jim, il narratore e protagonista dell’opera.
Le isole sono due, quella greca dell’interprete e quella di fantasia dello scrittore, isole che diventano stati d’animo e involucri capaci di racchiudere un tesoro.
“Le storie sono luci nell’ombra”, afferma Cederna. Luci che si rivelano nei momenti più difficili di un’esistenza. Per un attore senza palcoscenico le ombre possono fagocitare ogni tentativo di speranza. L’artista, tuttavia, non può accettare l’immobilismo e la sua isola greca diviene meta per nuovo desiderio. Partire è l’occasione per riscoprire e ritrovare il senso di se stessi e del proprio lavoro.
Come Stevenson nella celebre poesia “Il lampionaio” racconta di come bambino attendeva Leerie, che ogni sera sopraggiungeva per illuminare la strada, sognando di divenire lui stesso un lampionaio, capace di “accendere luci nel buio”, così Cederna accompagna lo spettatore nella ricerca della fiammella che possa far scaturire rinnovamento e anelito di fiducia.
Le storie di Cederna e Jim si intrecciano, il confine diviene labile e la realtà cede il posto alla fantasia.
“Forse noi siamo quell’isola che andiamo cercando tutta la vita eppure a volta per trovarla bisogna mettersi in viaggio, accendere lampioni e raccontare storie.”
“Le isole del tesoro”, in un’alternanza di lettura e racconto, di recitazione e pseudo – improvvisazione, con la regia di Sergio Maifredi, diviene un viaggio da intraprendere, una catarsi collettiva in cui lupi di mare, capitani, pirati e ammutinamenti sono in grado di far viaggiare per mari lontani per poi far approdare sulla propria isola.
Giuseppe Cederna vive il palcoscenico, lo attraversa e lo anima: l’interpretazione magistrale rende ogni spettatore protagonista del proprio racconto personale, in cui le sfumature dell’esistere colorano il significato intrinseco dello spettacolo.
“In soggiorno la cena ci attende,
il sole sta per tramontare,
mi accosto al vetro e scosto le tende
per veder Leerie arrivare,
perché ogni sera, quando il sole cala
con nebbia fitta o con foschia più rada
arriva Leerie con lanterna e scala
nel buio, e illumina la strada.
Tommy vorrebbe fare il macchinista
e Mary andarsene al mare,
mio papà è un capitalista
ricco da invidiare.
Ma io, quando sarò cresciuto
e potrò scegliere ciò che fa per me,
o Leerie, quello che ho sempre voluto
è accendere i lampioni insieme a te.
Perché noi abbiamo una bella fortuna:
proprio davanti a casa c’è un lampione,
Leerie lo accende, sembra quasi la luna,
e poi ne accende un altro milione.
Ma prima di sparire voltati indietro,
Leerie, con la tua scala e il lumicino,
guarda quassù, qui, dietro il vetro
dove ti osserva ogni sera un bambino!”
Il lampionaio – Robert Louis Stevenson