Le tratte dimenticate dei migranti: l’emergenza virus giustifica il disinteresse?

Proprio ieri leggevo un interessante reportage riguardante le tratte dei migranti della giornalista canadese Nadja Drost pubblicato nel nuovo numero di “Internazionale”.

Nel reportage, la Drost ha seguito per giorni il viaggio di alcuni ragazzi camerunesi e pachistani attraverso il Tapon del Darién (Tappo del Darien), una foresta che divide la Colombia da Panama e passaggio favorito dai trafficanti di esseri umani per trasportare i migranti dell’Asia e dell’Africa fino in America. Una tratta pressoché sconosciuta, dove l’unico modo per arricchirsi è trasportare droga o trasportare i migranti. Perché anche il servizio del trasporto ha il suo prezzo e non solo pecuniario.

Attraversare il Darién a piedi è una sfida di cui la maggior parte dei migranti non sa nulla, molti muoiono di stenti, di malattia o per ferite nell’intento di attraversare la foresta e le sue montagne per arrivare a La Penita a Panama, un villaggio che ospita il centro di smistamento dei migranti provenienti dal Darién.

Leggere il reportage è come leggere un romanzo di guerra, con la differenza che i nomi delle persone, le loro morti, le loro storie e le loro lacrime sono vere. Come sono vere le parole di chi dall’Africa centro-meridionale attraversa il deserto del Sahara nella speranza di giungere in Libia per imbarcarsi verso l’Europa.

Sono pochissimi gli Stati Europei che accolgono migranti senza visto di lavoro e la richiesta di asilo politico può durare settimane. Per non parlare del fatto che appena scade il visto, i Paesi europei possono imbarcare i migranti sul primo volo per il loro Paese di origine, anche se perseguitati politici e se scappano da guerre interne.

Sebbene durante l’emergenza Covid-19 i flussi migratori abbiano ripreso, poco è stato detto e scritto al riguardo. Come se l’emergenza del virus giustificasse il disinteresse per altri esseri umani.

Nessun piano europeo messo in atto negli ultimi 3 mesi menziona il problema di gestire la migrazione in sicurezza al tempo del virus, nessun parlamentare europeo ha sollevato la problematica, nessuna legge è stata abbozzata per regolare i flussi garantendo porti sicuri e protezione dei migranti e dei cittadini locali dal pericolo del Covid-19.

In America, non si sente più parlare della situazione al confine con il Messico, delle persone che ogni giorno cercano di raggiungere gli Stati Uniti per poter vivere. E se il coronavirus scoppia in America Latina come sta scoppiando in Brasile, il numero dei migranti potrebbe aumentare esponenzialmente.

Le tratte dei migranti non si fermano, perché la miseria non si ferma, anzi peggiora.

Sarei curiosa di sapere quanti conflitti attivi ci siano adesso in Africa, quante leggi di persecuzione politica, sessuale e religiosa ci siano in Pakistan, quante milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà in Venezuela. E poi sarei curiosa di vedere le facce di chi sostiene ancora che in Africa non ci sono guerre, che dal Messico vengono solo spacciatori (che vendono droga ad americani bianchi) e che in Pakistan sono tutti dei talebani.

Sarei curiosa di sapere poi cosa scriverebbe la Drost al riguardo, anche se alcune prese di posizione si commentano da sole.

Martina Seppi

Immagine :Foto di Sri Harsha Gera da Pixabay

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