Luciano Ligabue: “Made in Italy”, un film intellettualmente onesto
Luciano Ligabue nel corso degli anni ci ha abituato a grandi sfide, alla sperimentazione in più campi, come quello narrativo e cinematografico e ha dimostrato di essere capace nel mettersi in discussione come artista e come uomo, su quella strada intricata, stimolante ma anche impervia che è la ricerca continua all’interno del mondo dell’arte.
Alle spalle la vita di sacrificio della provincia Correggio, con tanti mestieri nella cantina dei ricordi dove si è fatto le ossa, ha allenato il cervello, e levigato l’anima con le esperienze della vita che sono fatte di gioie e dolori ed in quella miscela esplosiva provocano le nostre azioni, muovono le idee che quando sono ben orientate si tramutano in passioni.
20 album, 700 concerti e anche un po’ di cinema, differente strumento linguistico attraverso il quale il Liga tenta di condensare le emozioni e le sensazioni presenti nel suo ultimo album, “Made in Italy ” appunto. La trasposizione cinematografica rappresenta la volontà di ripercorrere i contenuti dei suoi testi e le colonne sonore delle sue musiche. Sulle ali del cinema musicale, per planare sulla Penisola, evidenziandone i pregi, i difetti, i vezzi, sempre nell’ottica realistica ottimistica di chi ha tanta strada dietro le spalle e tanta ancora da fare, calpestando con coraggio e passione i sentieri dell’esistenza. Per ben 3 volte disco di platino, il film album è stato prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci; squadra che vince non si cambia rispetto ai lavori precedenti, e così il suo amico Stefano Accorsi non si è tirato indietro.
Un film intellettualmente onesto, perché attraverso i canali della poesia, della fotografia e della constatazione dei dati fattuali il Liga ci riporta delle situazioni reali senza mai far prevalere la polemica o il romanticismo su versanti opposti; piuttosto premia il buon senso e quel realismo che può restituire davvero al genere umano la possibilità di ripartire, individuando emozioni forti nella vita ordinaria, e ricercando la normalità ed allo stesso le profondità dei comportamenti umani.
Tanti sapori e tanti significati nello srotolarsi dello stivale; delicata ad esempio risulta la modalità attraverso la quale viene descritta l’amicizia, nell’analisi di rapporti che vivono fasi alterne e come i grandi amori necessitano talvolta di attraversare dei periodi critici per rafforzarsi e per non cadere nella banalità. Milano internazionale, il mezzo sorriso di Europa, non più tanto da bere come negli anni 80 ma che è stata in grado di trainare economicamente il paese, il centro di Firenze dove una ragazza celebra la primavera, o Roma che come si spacca si ricompone e così via.
Un’ Italia che ha incarnato la figura di culla della culturale mondiale e che oggi si riduce alla sottomissione agli affari nei confronti della cattiva gestione politica, degli interessi economici e finanziari che l’annientano, dove il sogno è stato appassito ed il malcontento si trasforma in rabbia ed apatia.
Stefano Accorsi il protagonista è un uomo di virtù e qualità che però nel suo accidentato percorso incontra gli ostacoli della sfortuna e della negatività derivante dallo sfruttamento e dall’ipocrisia di una società che vuole distruggere le risorse umane a vantaggio di logiche economicistiche e di politiche del lavoro che hanno perso ogni riferimento valoriale ed etico.
Ricopre un ruolo che non sta nelle sue corde di uomo a metà strada fra il sogno e la voglia di tramutare le sue aspirazioni in realtà. Anche il clima familiare risente delle sconfitte esistenziali; anche se i problemi esterni dovrebbero essere lasciati al di fuori della porta di casa, i dispiaceri sembrano rientrare dalla finestra.
Come detto precedentemente un gruppo di amici storico e la frequentazione di nuove persone con le quali condividere il vissuto ed il bagaglio dei giorni che passano gli dà la possibilità di affrontare le problematiche quotidiane fra le certezze e le future possibilità. Con sua moglie in maniera intermittente va incontro a crisi intermittenti ed altalenanti, ma l’amore è più forte, un amore lontano da romanticismi ampollosi o da sentimentalismi reiterati, ma concreto, pratico e perciò sempre più potente e vero.
L’aspetto antropologico è fondamentale: l’uomo si rapporta al territorio, il DNA italico è dentro ognuno di noi, e sarebbe un bene farlo emergere.
Tutti sappiamo che da uomo libero il Liga vanta delle idee originali e talvolta nette, ma al contrario di tanti colleghi, anche registi e cantautori che si mettono sul trono della verità considerando gli spettatori passivi e quasi ignoranti da indottrinare, lui invece si pone quasi in dialogo con i fruitori del suo messaggio, e stigmatizza anche coloro che su tante cose la pensano come lui, ma che guardano in modo snob e negativo chi dissente da alcuni cliché.
Ci colpisce l’intervallo di tempo con il quale si passa al pessimismo cupo delle persone che si confrontano con difficoltà pesanti, al realismo ottimistico in grado di trasformare una sconfitta in una risorsa per rifondare un approccio alla vita.
Come diceva Pavese un Paese ci vuole e noi vi consigliamo di acquistare l’album e di vedere questo film, perché nelle vostre cineteche e discoteche come direbbe lui stesso troverete un patrimonio che fra qualche anno sarà un bel souvenir.