“Luisa Miller” di Giuseppe Verdi: recensione del melodramma in scena al Teatro dell’Opera
Debutta Michele Mariotti come nuovo direttore musicale del Teatro dell’Opera con il melodramma “Luisa Miller” di Giuseppe Verdi.
L’opera in tre atti, il cui libretto è di Salvadore Cammarano, è tratta dalla tragedia Kabale und Liebe (Intrigo e amore) di Friedrich Schiller ed è stata rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli l’8 dicembre 1849.
“Luisa Miller” rappresenta un cambiamento cruciale nelle opere del compositore: scompaiono le battaglie e le congiure, tipiche del Verdi giovanile, per far posto a una dimensione più psicologica e familiare il cui fulcro narrativo è il rapporto conflittuale tra padri e figli.
Non temer:
più nobil spirto,
alma più calda
di virtù non mai vestì spoglia mortal.
M’amò, l’amai.
Lo vidi, e ‘l primo palpito
il cor sentì d’amore;
mi vide appena, e il core
balzò del mio fedel.
Quaggiù si riconobbero
nostr’alme in rincontrarsi
formate per amarsi
Iddio le avea in ciel!
I tumulti e le lotte di potere nel melodramma vengono solo accennati, rappresentano l’antefatto ma non la sostanza drammatica dell’opera.
La vicenda si sviluppa in Austria nel XVII secolo. Il giovane Rodolfo, figlio del conte di Walter e Luisa, figlia del vecchio soldato Miller, si amano ma il loro amore è ostacolato dal conte il quale per esigenze di potere vuole che il figlio sposi la duchessa Federica.
Rodolfo e Luisa non vogliono separarsi ma quando il padre di lei viene arrestato Luisa è obbligata a confessare falsamente di amare Wurm: gesto che condurrà alle estreme conseguenze.
Andrem, raminghi e poveri,
ove il destin ci porta.
Un pan chiedendo agli uomini
andrem di porta in porta.
Forse talor le ciglia
noi bagnerem di pianto,
ma sempre al padre accanto
la figlia sua starà.
Quel padre e quella figlia
Iddio benedirà!
Al nuovo albore noi partirem.
Come s’appressi la nuova aurora noi partirem.
“Luisa Miller” narra il rapporto padri e figli e se pure sembra evidente nello spettatore la dicotomia bene e male entrambi i genitori hanno delle aspettative sui figli.
Il potere sembra osteggiare l’amore, non solo a causa delle ambizioni del conte ma anche per le brame di Wurm. Quest’ultimo è il “cattivo” dell’opera, un personaggio che ricorda lo shakespeariano Iago, ricattatore e intrigante.
Sul palcoscenico sono presenti due figuranti bambini, rappresentazioni candide di Luisa e Rodolfo.
Nel melodramma anche l’orchestrazione diviene più raffinata e il recitativo più incisivo rispetto alle opere precedenti del compositore.
L’impianto scenico, il cui allestimento è a cura di Opernhaus Zürich, è diviso in due: il sopra ricco e nobiliare, corrispondente al castello del Conte di Walter, e il sotto, una casa modesta del soldato Miller.
Il palcoscenico è ugualmente doppio a rappresentare i due ceti sociali connessi da un pavimento girevole che evidenzia i protagonisti di volta in volta presenti sulla scena.
Luisa Miller, nella sua complessità, risulta un’opera chiara nella narrazione, in grado di destare alta attenzione nello spettatore.
Direttore
Michele Mariotti
Regia
Damiano Michieletto
MAESTRO DEL CORO ROBERTO GABBIANI
SCENE PAOLO FANTIN
COSTUMI CARLA TETI
LUCI ALESSANDRO CARLETTI
PRINCIPALI INTERPRETI
IL CONTE DI WALTER MICHELE PERTUSI
RODOLFO ANTONIO POLI
FEDERICA DANIELA BARCELLONA
WURM MARCO SPOTTI
MILLER AMARTUVSHIN ENKHBAT
LUISA ROBERTA MANTEGNA
LAURA IRENE SAVIGNANO*
UN CONTADINO RODRIGO ORTIZ*
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Allestimento Opernhaus Zürich