“Mimi’, tutti ne parlano io l’ho conosciuta” di Davide Matrisciano: recensione del libro su Mia Martini
“Mimi’, tutti ne parlano io l’ho conosciuta” di Davide Matrisciano, edito da Terre Sommerse, è il racconto, attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuta, di Mia Martini.
L’autore con questo libro, pubblicato nel 2021, vuole creare un ritratto il più fedele possibile dell’artista, grazie al coinvolgimento di persone appartenenti non solo all’ambito musicale ma anche a quello giornalistico e alla sfera amicale.
150 le testimonianze raccolte, impreziosite da una serie di foto e di scritti inediti, molti dei quali provenienti dall’archivio personale di Mia Martini.
La prima parte del libro è dedicata alle narrazioni di musicisti e addetti ai lavori. Emerge il ritratto di una donna intransigente, una perfezionista in grado di piangere dopo una performance per la delusione.
“Mi confessò d’aver fallito, di non essere stata brava perché quella sera sul palco aveva sbagliato due note.” Andy Surdi
Mia Martini era, anche, un’ottima cuoca, amante del piccante e fedele in questo alla sua terra natia, la Calabria.
Un’artista apparentemente forte ma forse in fondo sola e fragile.
“Aveva un grande senso della dignità ed era molto gelosa della propria privacy.” Carlo Marchiori
Mia Martini è stata una donna coraggiosa ma sofferente, soprattutto nel periodo in cui fu tacciata di “portatrice di iella”.
In “Mimi’, tutti ne parlano io l’ho conosciuta” è possibile leggere le testimonianze dei tanti musicisti e artisti che l’hanno incontrata, come Edoardo Bennato o Marco Masini.
“Per me lei è tra le più belle voci della storia italiana ed europea. E poi Mimì mi ha sempre difeso, forse perché le erano successe delle cose sgradevoli che sono capitate anche a me, e mi ha fatto un po’ da mamma sotto questo aspetto. A me questo ha commosso molto, dandomi emozioni fortissime.” Marco Masini.
Peppe Vessicchio che la conobbe, senza rivolgerle parola, nel 1987 a Posillipo, nello studio Executive, restituisce un ritratto doloroso di quegli anni.
“Quella figura appartata risultava ancora più ermetica perché calzava un berretto di lana calato fino alle sopracciglia nascondendo parte del viso e mettendo in evidenza soprattutto gli occhiali scuri. Non sono un grande osservatore ma notai che una delle stanghette era assicurata ai montanti delle spessi lenti grazie a un nodo realizzato con elastico per pacchi. Era un insieme insolito. Traspariva indigenza. Anche disagio.” Peppe Vessicchio
Non solo dolore, tuttavia, ma anche l’amore ricambiato per Napoli e la sua generosità.
Seconda parte del libro è dedicata alle testimonianze di autori e compositori, tra i quali quella di Claudio Baglioni. L’artista conobbe Mimì nel 1971 alla RCA, la casa discografica di Via Tiburtina.
“A colpirmi fu anche il fatto che avesse una bella risata, larga, che partiva proprio dai capelli come a scuotere la testa e poi si allargava nel sorriso della bocca fino ad arrivare agli occhi. Gli occhi che comunque avevano sempre qualcosa di malinconico, come una malinconia che nasceva da lontano: aveva cominciato il suo viaggio molto tempo prima.”
“Io ho sempre avuto la sensazione che Mimì fuggisse per andare dov’era già stata, quasi per tornare in un luogo che invece conosceva bene e del quale aveva una profonda nostalgia.” Claudio Baglioni
Mia Martini fu un’artista rispettosa della musica, una profonda conoscitrice delle melodie dei suoi anni, anche di quelle oltreoceano.
“Io l’ho sempre definita la voce di un’anima, lei è l’unica cantante soul italiana, la metto al primo posto in assoluto, non c’è mai stata e mai più ci sarà una voce legata al suo cuore e alla sua anima. Quelle volte che siamo stati insieme ho scoperto la dolcezza di questa donna, la sua capacità di commuoversi, quel modo di cantare nasceva da una reale e gigantesca sensibilità” (Luigi Lopez)
Infine le ultime sezioni sono dedicate alle testimonianze di make – up artist, giornalisti, autori, conduttori, amici e fans.
“Mimì, tutti ne parlano io l’ho conosciuta” di Davide Matrisciano è una narrazione approfondita di ciò che è stato e tutt’ora rimane Mia Martini. La sua pecca, tuttavia, è che spesso le testimonianze sono molto simili tra loro e questo può indurre il lettore a “trascinarsi” nella lettura senza trarne “conoscenza”. Sicuramente l’autore ha voluto riportare fedelmente i racconti di tutti ma credo che una selezione maggiore avrebbe favorito la “linearità della narrazione”. Pur se con delle falle il libro è una buona occasione per avere scientemente l’immagine di Mia Martini, per poi proseguire con l’ascolto delle sue melodie.