“Nottuari” di Fabio Condemi al Teatro India: la recensione
“Nottuari” di Fabio Condemi è un’opera sperimentale dai contorni sfumati e bui come i sogni più insidiosi che nel cuore della notte possono trasformarsi in incubi.
È stato in scena al Teatro India “Nottuari”. Ispirato ai racconti di Thomas Ligotti, tra i maggiori scrittori contemporanei di weird e horror, la pièce vuole indagare i lati oscuri del reale in un’oscillazione perpetua tra sogno e incubo.
Come un flusso di coscienza che svela la verità attraverso l’orrore, “Nottuari” interroga gli spettatori con suggestioni perpetue.
La “narrativa del mistero” si costruisce attraverso una galleria d’arte colma di rappresentazioni immaginifiche. Il mito di Medusa, una bambina perseguitata dagli incubi, un dottore che conduce esperimenti disturbanti sulla coscienza e una galleria d’arte desolante con inquietanti installazioni.
“Nottuari” ammalia, “induce in tentazione”: se il male si manifesta attraverso l’orrore perché ne siamo così affascinati?
“Esiste un legame tra l’orrore e la bellezza?”
Teche, dedali, corridoi, zone buie, porte segrete, nastri che scorrono a vuoto: in fondo nulla accade realmente ma tutto è frutto della mente umana che induce sul mistero e gli va incontro.
Le composizioni musicali di Paolo Spaccamonti, la drammaturgia dell’immagine di Fabio Cherstich e l’interpretazione splendidamente conturbante degli attori (Carolina Ellero, Julien Lambert, Francesco Pennacchia) rendono “Nottuari” un’opera da vedere e analizzare.
Tra sogno e inquietudine, le figure indistinte su muovono sole e fragili sulla soglia del sonno. Le allucinazioni stravolgono la percezione della realtà, rendendola labile e dai contorni indistinti. Nulla è più vero o più immaginato: tutto è incubo.
«Se il diario ha il compito di registrare le attività del giorno – commenta Condemi – il nottuario serve ad appuntare il resto, non tanto quello che succede di notte ma quello che si cela nelle pieghe del giorno. La notte come spaziotempo della febbre, della confusione tra io e non più io, come spazio ipnagogico, come soglia. Credo che l’opera poetica, saggistica, narrativa e perfino musicale di Ligotti sia caratterizzata proprio da questo ostinato farsi spazio negli slittamenti, negli spiragli del reale. Il cuore dell’orrore è l’unico modo per sfuggire all’orrore e la scrittura stessa si fa ventriloquio, prende strade inesplorate in cui non importa chi sia l’io che parla. Se c’è una funzione della narrativa weird è proprio quella di ‘ripristinare un po’ della stupefazione che talvolta proviamo, e che probabilmente dovremmo provare più spesso, davanti all’esistenza nel suo aspetto».
“I sogni della notte ci portano via da noi stessi.”
ispirato alle opere di Thomas Ligotti
regia e drammaturgia Fabio Condemi
scene, drammaturgia dell’immagine Fabio Cherstich
musiche originali Paolo Spaccamonti
sound designer Andrea Gianessi
con Carolina Ellero, Julien Lambert, Francesco Pennacchia
assistente alla regia Angelica Azzellini
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, LAC Lugano, Teatro Piemonte Europa, Teatro Metastasio di Prato,
Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale