Nuovo emendamento in Russia: Putin potrebbe essere Capo dello Stato fino al 2036.
Il 1 luglio scorso, il popolo russo è stato chiamato alle urne per il referendum sulla costituzione che consentirebbe a Vladimir Putin di essere Capo dello Stato fino al 2036. Al voto, la Russia ha visto il 65% di affluenza con più del 77% dei votanti favorevoli a tale emendamento.
Secondo la costituzione russa, il Capo della Stato può essere eletto (e candidarsi) fino ad un massimo di due volte. Ora invece, con l’azzeramento dei mandati del presidente, Putin potrà essere rieletto oltre i prossimi dieci anni. Il voto, rimandato a causa del coronavirus, è stato spalmato su un’intera settimana, con picco il 1 luglio dichiarato festa nazionale per permettere un maggiore afflusso alle urne.
Sebbene l’esito fosse abbastanza prevedibile, Putin ha affrontato diverse pressioni interne dovute alla gestione dell’emergenza Covid-19 che hanno incrinato il suo consenso tra la popolazione. Secondo un ultimo sondaggio, il presidente avrebbe un consenso nazionale del 55% circa, il valore più basso da anni. Inoltre, la strategia di propaganda del Cremlino che mira a rassicurare la popolazione pubblicando tassi di contagio e mortalità inferiori al resto del mondo sono stati smentiti da reportage americani che parlano di un elevato tasso di mortalità da Covid-19 tra i medici negli ospedali russi. Un tasso che sarebbe 16 volte superiore rispetto ad altri paesi colpiti con la stessa intensità della Russia. Tuttavia, questo improvviso calo di consensi non ha ostacolato il piano di Putin di rimanere in sella fino al 2036 e di poter quindi portare avanti una serie di piani geopolitici negli interessi russi. Infatti, oltre al fronte siriano, dove Putin supporta il presidente Assad, la Russia sta mettendo ora gli occhi sulla questione libica. A maggio, i russi hanno dispiegato aerei da combattimento nella base militare di Al Jufra nel territorio in mano ad Haftar, per difendere i territori del generale. Haftar per ora controlla la maggior parte del territorio libico ed è in lotta con il leader del governo nazionale Al Sarraj sostenuto e riconosciuto dagli americani, dalle forze internazionali e difeso anche dalla Turchia. Nonostante la Libia sia ad un passo dall’Europa, i principali attori geopolitici in territori arabi e medio-orientali sono ancora Paesi extra-europei.
La dinamica di rivalità di Russia e Stati Uniti non sorprende granché, invece gli analisti di politica internazionale che stanno osservando da vicino quali potrebbero essere gli sviluppi delle relazioni tra Russia e Turchia che si stanno giocando sul territorio libico. E con Putin al Cremlino fino al 2036, questi sviluppi potranno portare ad alleanza che si prolungherà nel tempo fino all’elezione di un nuovo presidente russo.
Martina Seppi