“One Billion Are Rising”: movimento dedicato al ricordo delle donne vittime di violenze, soprusi e molestie sessuali.
Da qualche anno a questa parte, il giorno di San Valentino è stato ridimensionato per accogliere un’altra importante manifestazione mondiale: si tratta del movimento One Billion Rising dedicato al ricordo delle donne vittime di violenze, soprusi e molestie sessuali.
Il movimento nasce dall’esperienza traumatica di Eve Ensler che conobbe la violenza sessuale tra i 5 e i 10 anni. Questa rivoluzione rosa, rossa e nera parte dalla voglia di trasformare rabbia, vergogna e sottomissione in libertà e forza trasmesse con un ballo di gruppo in forma di flash mob.
L’evento si ripete ogni anno in occasione della giornata universale dell’amore, per ribadire che se ti ama non ti picchia né ti stupra. Dal canto mio, è la seconda manifestazione a cui prendo parte e in entrambe mi hanno colpito la presenza di bambine e di uomini che hanno ballato insieme al ritmo della canzone “Break the Chain” e osservato minuti di silenzio durante gli interventi delle varie associazioni femministe. Mentre ballavo e osservavo in particolare gli uomini mi sono ricordata del discorso tenuto dall’attrice Emma Watson durante una riunione delle Nazioni Unite come Ambasciatrice di Buona Volontà. La Watson aveva a suo tempo lanciato il motto provocatorio #HeForShe invitando gli uomini a sostenere le politiche di pari opportunità. Dunque ballare la canzone simbolo della lotta alla violenza è un grande segno di forse inconsapevole adesione al #HeForShe, oltre che una convinta espressione di normalità e buon senso. Infatti, questi uomini dimostrano la vera forza maschile, che risiede nell’essere delicato e non violento nei confronti della persona che si ritiene di amare. Se amare significa proteggere, questi sono gli uomini che proteggeranno sempre il sentimento dell’amore da chi si ritiene più virile perché in grado di picchiare più forte.
La manifestazione del 14 febbraio è comunque la punta dell’iceberg: l’organizzazione One Billion Rising si sviluppa anche attraverso attività di aiuto ed inclusione sociale che si distribuiscono durante tutto l’anno, tutti gli anni. Iscrivendosi all’apposita newsletter in lingua inglese si riceveranno notizie riguardanti le principali novità o progetti in tutto il mondo legati alla sfera di prevenzione e/o azione partecipativa contro la violenza sessuale. Perché per combattere la violenza sessuale serve innanzitutto informazione costante per abbattere il muro di ignoranza e omertà che inevitabilmente tendono a relegare questo fenomeno ad una posizione di primo piano solo quando si sente parlare di casi di violenza o durante eventi preparati ad hoc per riflettere sulla situazione attuale. Ma siccome l’essere umano si è evoluto grazie al sapere, c’è da augurarsi che anche la violenza sessuale troverà la sua fine partendo dalla conoscenza del fenomeno e non da sporadici interventi.
Martina Seppi