Processi decisionali, QI e bias: come il nostro cervello decide cosa è meglio per noi e perché (talvolta) sbaglia
Non sempre il nostro cervello, considerato l’organo razionale per eccellenza, segue percorsi lineari e logici. Ci sono alcuni errori di ragionamento che compiamo molto più spesso di quanto pensiamo e che sono alla base di pregiudizi e valutazioni completamente errate.
Il funzionamento del nostro cervello è certamente una delle materie più affascinanti. Chi di noi non è stato tentato, almeno una volta nella sua vita, dal provare uno dei famosi test per il calcolo del proprio quoziente intellettivo, con la curiosità di verificare quale sarebbe stato il punteggio guadagnato?
E proprio il QI è stato recentemente al centro di uno studio che ha sconfessato un diffuso pregiudizio di fondo che riguarda i giocatori d’azzardo.
Nell’immaginario collettivo, infatti, queste parole rimandano immediatamente a uno stereotipo, che ci fa sovvenire uno scenario probabilmente influenzato dalla narrazione di cinema e TV e raffigurare una persona in preda ai propri istinti e incapace di controllarsi.
Non è proprio così: lo studio di cui parlavamo ha infatti rilevato una correlazione fra intelligenza e gioco d’azzardo in senso positivo. Si tratta di una ricerca finlandese pubblicata sul Journal of Behavioral Decision Making che ha dimostrato come gli uomini con un quoziente intellettivo superiore abbiano maggiori possibilità di partecipare a giochi d’azzardo basati sulle abilità.
Non si parla, quindi, della totalità dei casinò games, sono infatti esclusi quelli basati sul puro caso. Altresì, lo studio non concerne le abitudini femminili, in quanto la fonte a cui si è attinto per i dati riguarda solamente gli uomini: il campione è infatti composto da maschi finlandesi che hanno prestato il servizio militare dal 1962 al 1990 e che sono appunto stati sottoposti al test del QI. Non essendo la leva obbligatoria per le donne in Finlandia, non sono stati raccolti dati in merito.
Seppur parziale, la correlazione fra un QI alto e la tendenza a giocare d’azzardo in giochi d’abilità è un’informazione importante, che porta a smantellare alcuni luoghi comuni fin troppo diffusi. Luoghi comuni e pregiudizi che sono essi stessi strettamente correlati ai processi decisionali e cognitivi che il nostro cervello mette in atto, spesso automaticamente.
Si tratta dei bias cognitivi, che non sono altro che errori di ragionamento, scorciatoie che il nostro cervello prende, ma che non sempre conducono a un risultato razionale e indiscriminato.Questo avviene quando il nostro cervello attiva la struttura più rozza fra i due livelli di conoscenza che si sono gradualmente sviluppati nel corso dell’evoluzione umana, ossia quella creatasi quando l’individuo era ancora sprovvisto della capacità verbale del linguaggio e disponeva solo di una struttura utile a reagire velocemente ai problemi di adattamento con l’ambiente.
La ricerca di una soluzione a problemi complessi mediante un livello di conoscenza primitivo ha costretto il cervello a ricorrere a regole generali predefinite, veloci ed automatiche in grado di fornire schemi di adattamento comportamentale, che oggi vengono appunto definiti bias mentali.
I bias mentali sono moltissimi e le loro distorsioni – come l’esempio portato e relativo ai giocatori d’azzardo – sono aumentate con il massivo utilizzo della tecnologia. Parliamo in questo caso di internet, i cui sofisticati algoritmi spesso scelgono per nostro conto le informazioni da visualizzare, sostituendosi al funzionamento dell’attenzione selettiva che il nostro cervello opera automaticamente.
Viene quindi meno la cernita e l’elaborazione dei dati che il nostro cervello ritiene utili alle nostre necessità, poiché sostanzialmente qualcun altro sta scegliendo e analizzando per noi le informazioni di cui abbiamo bisogno. Un processo che induce invariabilmente a un restringimento dei nostri interessi, i quali saranno sempre più incanalati su argomenti predefiniti e che si vedranno via via rinforzati, privandoci dell’esperienza formativa del confronto con opinioni diverse dalle nostre e inducendoci a una visione rigida e univoca della realtà.
Bias che condurranno ad altri bias. Quello di conferma, anzitutto, che ci porta a considerare come più accreditate le idee affini alle nostre, allontanandoci da una visione d’insieme e dalla miriade di alternative possibili. Quello dell’ancoraggio, che ci porta invece a scegliere la prima opzione disponibile e in base al quale la revisione di tale posizione risulta estremamente difficile anche dopo aver udito e scandagliato le altre possibilità.
Se i bias di cui il nostro cervello comunemente fruisce non sono eliminabili, è invece possibile prestare attenzione a quali informazioni ci vengono sottoposte dall’esterno ed evitare di cadere in circoli viziosi che ci conducano in una realtà ottusa, parziale e dominata da errori.