Recensione del romanzo “La lettrice della stanza 128” di Cathy Bonidan
Titolo La lettrice della stanza 128
Autore Cathy Bonidan
Traduzione di Tania Spagnoli
Editore DeA Planeta
Genere Narrativa
Pagine 256
Data di uscita 04.02.2020
“Incontrerà persone speciali, che portano con sé ferite reali anche se ancora non le conosce. Nella vita nessuno va avanti senza accumulare cicatrici. Venga a trovarci, si sentirà meno solo nella tormenta.”
“La lettrice della stanza 128” è il nuovo romanzo di Cathy Bonidan, autrice che all’estero con il suo primo libro “Le parfum de l’hellébore” ha ottenuto 11 premi letterari.
L’opera è un susseguirsi di lettere che diversi personaggi si inviano, a seguito del rinvenimento di un manoscritto. Manoscritto che suscita emozione in chiunque lo legga, nonostante la consapevolezza della semplicità dell’opera, perduta anni addietro dal suo creatore.
“A quell’età ignoriamo che ogni passo che ci allontana da casa ci rende più estranei. Non si abbandona la terra che ci ha dato i natali per mettere radici altrove.”
Tutto trae origine da Anne – Lise Briard, la quale durante un soggiorno a Beau Rivage, trova sotto il comodino della sua stanza numero 128 il manoscritto e nello specifico nella pagina 156 l’indirizzo del suo autore, Sylvestre Fahmer, al quale decide di rispedire l’opera.
Sylvestre risponde con circospezione alla lettera ricevuta, ma ciononostante le spiega la nascita di quelle pagine, smarrite il 3 aprile 1983 durante un viaggio a Montréal. Egli aveva solo 23 anni ed una profonda passione per la scrittura che lo aveva spinto a decidere di portare quel prezioso manoscritto ad un editore.
La storia potrebbe concludersi dopo poche pagine ma il mistero si infittisce, in quanto la narrazione originaria si interrompeva a pagina 156 mentre il romanzo ritrovato da Anne – Lise continua e termina la vicenda. Il libro scomparso, quindi, è stato letto da qualcuno che ha deciso di arricchire le sue parole con altre parole, dandole un proprio senso e significato. Colpisce ancor di più scoprire che l’autore dopo quel primo romanzo ha abbandonato definitivamente la scrittura e il sogno di divenire scrittore.
Anne – Lise si incuriosisce sempre di più e decide di andare in fondo alla storia per risalire a quell’autore sconosciuto che ha completato l’opera. Per fare ciò stabilisce di contattare la sua amica Maggy (anche in questo caso leggiamo lo scambio epistolare) per chiederle un aiuto in questa ricerca, una ricerca che dovrà andare a ritroso negli anni, fino a giungere al suo primo lettore dopo la sparizione del romanzo.
Nelle parole dei personaggi emergono i caratteri distintivi e le vite di ognuno di essi: Anne – Lise ha una famiglia, un marito che non sembra comprendere la sua ricerca ed è in continua lotta con il suo capo, Maggy è una donna che ha scelto la solitudine e l’indipendenza e di cui apprenderemo la storia dolorosa mentre Sylvestre è un uomo chiuso nelle sue ossessioni e in una vita che non lo aggrada totalmente, con sogni smarriti.
“Perché la cosa più dura non è la reclusione del corpo, ma quella dello sguardo. I miei occhi ricercano costantemente un orizzonte, un limite imposto dalla natura. Le fronde degli alberi, le cime di una montagna, il dolce profilo di una collina o le creste di un mare immenso.”
La corrispondenza si infittisce sempre di più grazie alle lettere che la protagonista si scambia non solo con l’amica e lo scrittore ma anche con i personaggi che hanno reso il romanzo così prezioso: le persone che lo hanno letto dopo la perdita da parte dell’autore. Le raccontano in poche righe la propria storia e quanto quel romanzo ha dato speranza alla loro vita e quanto ha cambiato la loro esistenza interiormente ed esteriormente.
Il romanzo, infatti, sembra dotato di quel potere che solo parole scorgate del cuore hanno: far riflettere e, quindi, provocare una trasformazione. Anche gli stessi Anne – Lisa, Sylvestre e Maggy subiranno degli scossoni che metteranno in dubbi le loro convinzioni e scelte di vita.
“A vent’anni la vita ti sembra allettante, e anche se intuisci che incontrerai degli ostacoli lungo il cammino, ti senti pronto ad affrontare gli oceani in tempesta, i violenti temporali che scrosciano dal cielo e la furia implacabile delle grandi città. Tre decenni dopo, il cammino ti appare più arduo. Le tempeste estive hanno lasciato solchi che rendono difficile avanzare. Allora ti guardi indietro e pensi che non eri abbastanza attrezzato, che devi aver ereditato una debolezza che gli altri non hanno. Ti dici che sei nato troppo tardi o troppo presto. Che questo sfasamento era programmato o che forse hai mancato un incrocio segnalato male.”
“La lettrice della stanza 128” è un’opera che si legge troppo facilmente. È composta solo da lettere e mai nulla si saprà sul manoscritto ritrovato; di sicuro un lettore crede dopo aver letto la corrispondenza epistolare di apprendere le parole di quel libro che ha reso possibile tutto: questo non avviene ed è il grande limite del libro.
L’opera rimane in superfice, vi sono elementi che potrebbero condurre ad un approfondimento ma essendo composta solo da lettere questo spesso non avviene.
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Romanzo fornito da DeaPlaneta