Recensione dello spettacolo”CENERE”: al Teatro Trastevere fino al 31 marzo
Dal 26 al 31 MARZO 2019
Teatro Trastevere
via Jacopa de’Settesoli 3, 00153 Roma
martedì-sabato ore 21, domenica ore 17:30
La Compagnia vincitrice del Roma Fringe Festival 2019
(Miglior spettacolo PEZZI di Laura Nardinocchi)
in
CENERE
Tratto da “I Morti” di James Joyce
Regia e drammaturgia
Laura Nardinocchi
Con
Francesco Gentile, Ilaria Giorgi, Claudia Guidi, Guido Targetti
Live music
Francesco Gentile
Scene
Ludovica Muraca e Margherita Nardinocchi
Costumi
Rosalba Di Carlo
Foto
Simone Galli
Produzione Teatro Del Carretto
Un uomo e una donna. Una coppia. Gabriele e Greta.
Fuori nevica ancora. Nevica forte.
È la notte di Capodanno.
Si deve festeggiare.
Si deve stare insieme.
Si deve stare bene. Si deve stare bene per forza.
Una festa che schiaccia, violenta, deride.
Con musica, risatine e discorsi non impegnativi.
Una festa dove il passato torna a bussare.
E il ricordo diventa vivo, reale.
Più di tutto il resto.
Dovremmo scendere. Dovremmo andare lì. Giocare nella neve, di notte. Recuperare gli anni passati.
Tornare bambini. Tornare nel pieno della nostra passione. C’è ancora tempo?
Un uomo e una donna. Una coppia. Gabriele e Greta sono il centro di tutto. Il loro rapporto, le loro dinamiche.
I loro momenti di gioco, di sguardi, di protezione.
I loro momenti di scontro e di complicità.
Insieme vanno in un ambiente che non gli appartiene.
Insieme, vanno a quella festa di Capodanno.
Una festa fatta di apparenze, tradizioni vuote, superficialità.
Una festa in cui tutti hanno gli stessi atteggiamenti, gli stessi pensieri e lo stesso obiettivo: divertirsi, staccare la testa.
Una festa in cui Greta, improvvisamente, si trova immersa dentro un ricordo.
Un ricordo segreto agli occhi di Gabriele.
Un ricordo che li divide, che li rende estranei.
E quel segreto del passato diventa per lei più vivo e reale di tutto il resto.
Con “Cenere” di Laura Nardinocchi, appuntamento al Teatro Trastevere, Via Jacopa de’ Settesoli, 3, dal 26 al 31 marzo 2019. Dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 17.30.
Recensione
Lo spettacolo è tratto dal racconto “I Morti” di James Joyce ma purtroppo non possiede l’empatia capace di rendere lo spettatore parte della scena.
Sul palco quattro personaggi: Greta, Gabriele e due attori che interpretano ruoli differenti a seconda dei momenti (il chiacchiericcio della festa, le zie, la donna che si occupa di aiutare).
L’opera inizia con i due protagonisti, Greta e Gabriele, nell’atto di prepararsi per andare alla festa. Una strana euforia si impossessa di Greta che ripete come un mantra la parola “Festa”.
Si contrappongono già dall’inizio i due caratteri: lei, Greta, che cerca con troppa allegria di vivere la vita e lui, Gabriele, che la riporta alla normalità. La dinamica che vive la coppia è molto strana, appaiono come due persone unite da qualcosa di indelebile, che lo spettatore non comprenderà mai del tutto.
Lo spettacolo ha il difetto di non avere un’identità precisa, una “retta via” che è capace di condurre in una direzione ed è stato impossibile comprendere la decisione del “nudo” da parte dell’attrice, interpretante la figura di Greta. Perché questa scelta? Era davvero necessario denudarsi per dare pathos alla scena?
Nonostante, quindi, l’opera di Joyce dovrebbe condurre ad una riflessione profonda e malinconica sul senso della vita, sullo scorrere dei giorni e sul senso di “smarrimento” che, come neve, nasconde una coltre di sofferenza e inutilità, lo spettacolo portato in scena non riesce a comunicare ciò, rendendo vana la sua messinscena.