Recensione di “Hostiles”: il nuovo film di Scott Cooper.

“Hostiles” è diretto da Scott Cooper e prodotto da John Lesher e Ken Kao.

I protagonisti sono: Christian Bale, Rosamund Pike, Wes Studi, Adam Beach, Jay Plemons, BenFoster, Q’orianka Kilcher, Tanaya Beatty, Jonathan Majors, Rory Cochrane, Jesse Plemons, Timothée Chalamet, PaulAnderson, Ryan Bingham, David Midthunder, John Benjamin Hickey, Stephen Lang, Bill Camp.

Durata: 127′

Trama

Ambientato nel 1892, HOSTILES – Ostili racconta la storia di un leggendario capitano dell’esercito (Christian Bale) che accetta con riluttanza di scortare un capo guerriero Cheyenne in punto di morte (Wes Studi) e la sua famiglia fino alle loro terre natie. I due vecchi rivali affrontano un viaggio di proporzioni simili all’Odissea, mille miglia di cammino da Fort Berringer, un isolato accampamento nel Nuovo Messico, alle praterie del Montana. Durante il viaggio incontreranno una giovane vedova (Rosamund Pike), i cui cari sono stati assassinati in quelle pianure, e insieme dovranno sopravvivere a quel paesaggio spietato e alle ostili tribù Comanche.

Recensione

La distruzione pervade il film: distruzione della famiglia di Rosalee Quaid per mano della tribù Comanche, distruzione dell’animo del Capitano Joseph Blocker dopo gli anni vissuti in guerra e distruzione del Capo Falco Giallo, malato di cancro che chiede di tornare a casa con la famiglia dopo 7 anni di prigionia.

Il capitano Joseph Blocker odia, in maniera semplice e terribile, gli indiani e soprattutto Capo Falco Giallo, che gli ha ucciso molti amici, ma si ritroverà costretto a scortarlo nella sua terra natia. Ciò sarà terribile e meraviglioso.

I sentimenti vengono manifestati nel film, attraverso la voce e le espressioni facciali, in maniera brutale e primordiale: sembra non esserci spazio per nient’altro che non sia violenza, dolore e morte. Sarà Rosalee, con il suo dolore e pur tuttavia capace di comprendere e donare amore, a cambiare le sorti del gruppo.

Ampi spazi, silenzi sconfinati e solitudini riunite, creano un film capace di scuotere con la crudele realtà. Il viaggio, come sostenuto dal regista Scott Copper, infatti sarà un percorso dell’anima e come tale, fatto da terreni incolti, dolori dimenticati ed emozioni sconfinate.

Uomini soli, abbandonati, induriti dalla guerra e avversari: questi gli elementi del film che lo rendono vincente e interessante anche agli occhi di chi non ama il genere.

Non esisteranno più carnefici e vittime, perché quando ci si perde si sprofonda solo nel nemico che noi stessi custodiamo dentro.

La musica merita una menzione speciale: grazie al compositore Max Richter, si odono melodie capaci di provocare dolore e malinconia; suonate in una terra sconfinata e persa, perduta come gli uomini che l’attraversano. Nella mancanza la luce che li accompagnerà sarà il viso di Rosalee, speranza e umanità soprattutto per il capitano Joseph Blocker che apprenderà come un altro destino, forse, è possibile.

Un sorriso, uno sguardo e una stretta di mano sono in grado di guarire un’anima e riportare alla vita?

VOTO: 8,5

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