Recensione di Marco Marra sulla silloge “Le parole accanto” di Michela Zanarella.
Recensione inedita, pervenuta in redazione, di Marco Marra sulla silloge “Le parole accanto” di Michela Zanarella.
La voce di una poetessa si fa tale quando scandaglia senza alcuna riserva ogni angolo dell’anima, toccandone anche gli anfratti più remoti e bui. L’introspezione proposta in questa silloge poetica è densa di coraggio, talvolta velata da un lucido piglio critico e autocritico che puntualmente l’autrice diluisce in una goccia di speranza e stempera nella sua visione di fondo positiva della vita; la lettura diventa così un piacevole, intenso momento che si sedimenta nella memoria, un’esperienza che per gradi lascia il segno grazie anche al più ampio e notevole richiamo di carattere culturale espresso dalle liriche. Guardarsi dentro è un atto di estrema coerenza, così la “carne” del coraggio freme in “Nel silenzio che rimane”, una struggente poesia in cui Michela Zanarella penetra nella propria concezione del dolore, sezionandolo in un caleidoscopio di emozioni contrastanti in cui urla tutto il suo sentirsi parte della sofferenza altrui. Pregna di audacia si rivela anche “Quel buio alla porta”, i cui versi “E mentre fisso le ante dell’armadio/ritrovo le paure di un tempo/quel buio alla porta/che mi spaventava/quasi quanto la tua assenza.” oscillano sul filo invisibile che lega la paura alla solitudine. I componimenti invitano il lettore a riflettere sia sul piano generale sia su quello più intimo, a non rifuggire da quei sentimenti la cui elaborazione è inevitabilmente ardua e travagliata; nemmeno dal rimpianto e dalla nostalgia, accostati con straordinaria potenza evocativa e visionaria nella lirica “E vengo a respirare”. L’autrice si rivela poetessa attenta e duttile, capace di generare versi di indubbio “tono” e di realizzare le proprie opere su diversi livelli di estensione e di struttura tecnica; tale completezza non può che derivare da una preparazione eccelsa e da una conoscenza fine, basti pensare ai nomi di alcuni poeti cui è dedicata una parte del libro: Leopardi, Pasolini, Verlaine. Si potrebbe pensare ad una silloge dall’impronta pessimistica, in realtà le parole di Michela Zanarella ci sono “accanto” per esortarci a vivere in modo diametralmente opposto, all’insegna di quella speranza che segna il punto più alto della sua poesia; del resto, “Basterebbe soltanto crederci/a questo cielo/che si specchia nel mare/per sentirsi parte del mondo.”
Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD) nel 1980, è cresciuta a Campo San Martino (PD), dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha iniziato a scrivere poesie nel 2004 e da allora ha pubblicato vari libri. Molte sue poesie figurano in antologie a tiratura nazionale e internazionale. La sua poesia è tradotta in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, portoghese e giapponese. Ha ottenuto diversi riconoscimenti in concorsi letterari nazionali e internazionali (Naji Naaman’s Literary Prizes 2016). E’ ambasciatrice per la cultura nel mondo e rappresenta l’Italia in Libano per FGC.