“Retrospective” di Franco Fontana all’Ara Pacis fino al 31 agosto 2025: “la fotografia non è ciò che vediamo, è ciò che siamo”
Ha inaugurato il 13 dicembre la mostra del fotografo Franco Fontana “Retrospective”, presente fino al 31 agosto presso lo spazio museale dell’Ara Pacis.
Una retrospettiva curata da Jean- Luc Monterosso, storico fondatore e direttore della Maison Européenne de la Photographie di Parigi, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione Civita Mostre e Musei, Zètema Progetto Cultura e Franco Fontana Studio.
“Retrospective” è la prima grande mostra monografica sul fotografo modenese, noto per l’utilizzo delle geometrie alternate da accese note cromatiche. Sono oltre 200 gli scatti presenti nelle sale, con un soggetto prevalente: il paesaggio dalle linee nette e forti.
Franco Fontana, fin dai primi anni della sua produzione, ha trovato ispirazione nel centro natio di Modena, una città d’arte caratterizzata da edifici storici con facciate coloratissime. Il paesaggio di Fontana è rappresentato attraverso i colori forti, i contrasti saturi, a cui seguono le linee nette e marcate.
Il luogo diventa uno strumento di ricerca per approfondire il proprio mondo interiore perché come afferma l’artista in una delle sue frasi emblematiche: “La fotografia non è ciò che vediamo, è ciò che siamo”.
Contesto naturale versus contesto urbano delle grandi capitali di tutto il mondo negli scatto di Parigi 1994 e Tokyo 1983. Da qui emerge la rappresentazione nel paesaggio corroso dalla solitudine del cittadino, in mezzo alla frenetica folla. L’ uomo con il suo percorso di vita tra le strade prende coscienza del proprio destino. Foto vivide per immortalare non solo metropoli ma anche autostrade, automobili, a ritmo della velocità, con le piccole tracce dell’uomo.
Queste opere affascinano il visitatore, catturato dalla grafismo di Asfalto 1990, dalla nota Route 66, o dal cammino della Strada verso Compostela e non poteva mancare la Via Appia.
Un percorso espositivo completo tra fotografie, vita privata e l’installazione della piscina, una vera immersione nel mondo acquatico avvolto dalla sensualità discreta dei corpi femminili, delle bagnanti contemporanee.
I colori, i corpi e le ombre, da un lavoro commissionato nel 1979 da Ralph Gibson, che aveva invitato i più influenti fotografi a contribuire al suo libro: Contact Theory, con un intero rullino in bianco e nero. Fontana non può mancare la sfida e rappresenta il luogo più enigmatico della capitale: Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur. Un gioco tra luce e ombra porta a un contrasto tra bianco e nero.
La nota tecnica black and white, con la sua forte supremazia negli anni di Fontana. Per Franco l’opposizione a questo stile è netta, il colore è tutto per lui che afferma: «Chi vive una vita bianco e nero ha una bella sfortuna». È così che Fontana inventa un linguaggio nuovo, elegante ed unico, subito apprezzato a livello mondiale.
Un maestro della fotografia, da esplorare attraverso questo percorso espositivo, attraverso i suoi capolavori, perché “il tempo non si ricostruisce o si perde o si vive”.