“Siamo prima di tutto delle Persone”: a Roma la presentazione del libro di Stefania Andreoli “Lo faccio per me. Essere madri senza il mito del sacrificio”
Giovedì 28 aprile 2022 a laFeltrinelli di Galleria Alberto Sordi di Roma si è tenuta la presentazione del libro di Stefania Andreoli “Lo faccio per me. Essere madri senza il mito del sacrificio”, pubblicato da Rizzoli nella collana BUR Parenting.
Federica Magro, direttrice editoriale della BUR, ha introdotto e moderato l’incontro descrivendo la psicoterapeuta lombarda come una donna dalla personalità dinamica e complessa. Le esperienze, gli studi, gli approfondimenti e la voglia di mettersi in discussione la rendono, in effetti, una studiosa e professionista in continua evoluzione di pensiero. La sua è una biografia in aggiornamento persistente, interessante e preziosa, che fornisce spunti e chiavi di lettura della realtà affascinanti e arricchenti.
Stefania Andreoli si è laureata in Psicologia clinica e ha fatto della sua professione una vocazione. È riuscita a sfruttare in senso positivo e al meglio i mezzi della comunicazione per veicolare l’introspezione umana, dialogando con e sulle scorribande del pensiero, sulla realtà empirica, sulla terra di mezzo di interazione fra azione e vita pensata.
La spontaneità affabile e il desiderio di aiutare le persone nella riorganizzazione razionale e passionale dell’esistenza emerge in tutto il suo vigore nella rubrica di Radio Deejay, all’interno della trasmissione di Alessandro Cattelan. La dottoressa verga, anche, pagine importanti sul Corriere della Sera.
Come ha affermato Magro, Stefania Andreoli riesce a vibrare temi forti della generazione di oggi e ancor più sfidante e decisivo è lo scenario quando si mettono allo specchio tempi e persone diverse e di differenti contesti spazio-temporali.
Negli ultimi anni sono cambiate le regole del vivere collettivo, secondo il dipinto dell’autrice, e il valore aggiunto del suo lavoro è stato quello di lavorare sul dolore attraversandolo, non scrutandolo soltanto da lontano.
Equilibrare i dolori, assaporarli, per quanto sia dura questa espressione, rappresenta un esercizio che incarna la vita: il ripetersi e alternarsi dei giorni, infatti, contiene tutto, gioie e sofferenze.
La maturità del lavoro e della professione, unita all’accortezza nel penetrare lo stato dell’arte delle circostanze, ha consentito nel corso degli anni all’autrice di tratteggiare un quadro contestuale che è visione di insieme dell’esistenza e delle esistenze.
Afferma Stefania Andreoli: Instagram non c’era, non rientrava in una progettualità, è accaduto e basta. Con la rete si è ampliato l’osservatorio che ha permesso un incessante confronto con i dati empirici con il conforto di maggiori mezzi e conoscenze.
La mamma prima di essere tale, prima di sviluppare la fase materna, è stata bambina, è donna. Non rinunciando ad essere persona può dare tutta se stessa al figlio, può nutrirlo di un cibo emotivo importante che si sostanzia nell’estrinsecazione totale della sua Personalità.
Lo scorrere dell’inchiostro su carta, che rappresenta bene un combinato disposto di naturalezza e volo sopra l’universo madre-donna, mira a lanciare un messaggio liberatorio che chiarisca quanto debbano andare di pari passo la femminilità, il grande amore per i figli, la volontà di abbattere il reiterato concetto di senso di colpa o sacrificio.
La decisione di procreare marca una scelta precisa di amore e non si comprende perché debba essere sempre connessa e collegata a una ipotesi di sacrificio.
Il figlio è Persona, il rapporto genitoriale è totalità e in quel tutto l’essere umano non può rinunciare a se stesso, alla sua essenza. Un caffè con le amiche, come può essere la partita di calcetto del papà ogni tanto, non compromette ma arricchisce la personalità dei genitori, che, con le loro esperienze, coloreranno ancor di più la vita dei piccoli o grandi che siano.
Un altro obiettivo focale è la sistematizzazione e la vita viva e vissuta delle emozioni: anche il dolore, come anticipato, va frequentato, ricercando un compromesso con lo stesso e individuando le zone colorate e quelle più sofferte. Viste all’indietro l’amarezza, l’angoscia, la dolenza hanno sicuramente cambiato le donne e gli uomini, li hanno temprati, hanno consegnato loro nuova linfa per rielaborare dei ripensamenti e mettere in discussione le certezze, abili a riaprire la luce sull’orizzonte anche con la ferita più lancinante.
I dolori sono linguaggi altri. La psicoterapeuta ci spiega quanto parafrasando questi idiomi e tali vocabolari emozionali sia possibile cogliervi umanità.
Si squarcia la Natura, ma si pulisce, si sutura, si trova il segno distintivo.
Una chiacchierata davvero formativa ha messo in luce tutti i valori aggiunti dell’autrice: poliedrica, spontanea, tenace nel portare avanti la battaglia di una psicologia che sia davvero al servizio delle persone. Non cattedratica, spocchiosa o saccente ma dialogante con il pubblico, ascoltatrice anche nelle pause, nell’ascolto delle domande poste dalla moderatrice e dal pubblico e pronta a stare in silenzio per giostrare i pensieri, riorganizzare le idee, vivere il presente anche nell’interrogativo.
Lo Faccio per me – recita il titolo del libro. Facendo metafora delle altre lingue non parleremmo di recitare, ma di giocare, to play. Giocare in maniera produttiva ed efficace fa comprendere che dedicarsi del tempo, far uscire dalla sfera domestica interiore della Persona tutte le sue peculiarità, incarna anche una carezza ai figli. Vuol dire essere se stessi consegnando e donando ai figli una vera immagine sostanziale di sè.
La valorizzazione dell’identità femminile può sposare senza se e senza ma il ruolo di mamma, rendendolo ancor più attraente e intrigante agli occhi della famiglia.
Nutrire la propria identità non è egoismo: egoismo è proiettare tutte le angosce, i timori, le aspettative sui figli.
Mostrare loro che non si rinuncia a vivere è donargli una vita ancora più piena.
Le pressioni e i condizionamenti devono essere fronteggiati, o perlomeno attenuati, con la scelta forte, precisa, consapevole e ferrea di assaporare tutti i momenti dell’esistenza senza privarsi della totalità. Quella totalità della quale hanno bisogno le vite più giovani.
Nell’incontro di Roma la dottoressa ha rammentato una lezione decisiva nella sua semplice profondità: siamo prima di tutto delle Persone.