“Spazio allo Spazio: L’Off che aspettavi”: la nuova stagione teatrale del Teatro Lo Spazio

Teatro Lo Spazio

Il Teatro Lo Spazio, nel cuore del quartiere San Giovanni, rialza il sipario il 5 ottobre con una nuova esclusiva stagione intitolata “Spazio allo Spazio: L’Off che aspettavi”.

Una programmazione ancora più ricca, contemporanea, innovativa, attenta alle esigenze del pubblico e alle evoluzioni della scena, alla drammaturgia contemporanea, all’off appunto e non solo, per esaltare maggiormente  un luogo moderno e polifunzionale, non convenzionale, in cui poter esplorare proposte artistiche differenti tra loro, che abbracciano generi diversi, accomunati però dalla qualità artistica e raffinatezza stilistica.

Come sottolinea il direttore artistico Manuel Paruccini: Proseguendo la linea della scorsa stagione ho individuato lavori di qualità che si adattano perfettamente allo spazio scenico del Teatro, che è unico su Roma. Siamo molto felici di ricominciare ampliando la proposta artistica e incrementando il numero degli spettacoli, cercando di promuovere gli artisti e dando un’ampia gamma di scelta agli spettatori. Il nostro teatro è vivo costantemente, ad ogni ora del giorno, con diverse attività anche pomeridiane che vanno a comporre lo spazio extra, e da quest’anno incentiviamo anche un genere particolare, come il musical, con una serata speciale di beneficenza a dicembre, e poi a maggio con la prima edizione di MINDIE, rassegna dedicata al musical off, senza dimenticare la danza, con la consulenza artistica di Massimo Zannola.

Una cartellone variegato, che percorre e si snoda attraverso generi diversi con uno sguardo rivolto in particolare al teatro off, alle nuove scritture, alle nuove idee creative, ai giovani talenti e alla loro crescita e formazione, alla musica, alla danza. Una stagione in cui potersi ritrovare a seconda dei propri gusti e predilezioni, tra intrattenimento, riflessione, classici, musical, teatro d’innovazione, commedia, danza, formazione e tanto altro.

Ben quarantacinque gli spettacoli in programma, tra debutti assoluti e graditi ritorni, volti noti del panorama teatrale italiano e giovani promesse.

Tanti i nomi che si susseguiranno, tra interpreti e registi, da  Gianni De Feo, Giulia Fiume, Federico Le Pera, Daniele Trombetti, Daniele Locci,  Leandro Amato, Lara Balbo, Matteo Milani, Olimpia Alvino, Andrea De Rosa, Luis Molteni, Flavia Martino,  Giuditta Cambieri, Christian Angeli, Benedicta Boccoli, Claudio Botosso, Marcello Cotugno, Attilio Fontana, Mauro Toscanelli, Cinzia Maccagnano, Davide Nebbia, Andrea Lintozzi, Irene De Matteis, Claudio Ronda, Dario Guidi, Carlo Di Maio, a Piero Di Blasio, Alessandro Giova, Chiara Becchimanzi, “Le Signorine”,  Kabir Tavani, Andrea Venditti, Luca Bray, Alessandro Cecchini, Bruno Petrosino, Roberta Sciortino, Lorenzo Marchi, Claudia Genolini, Fabio Marchisio, Massimiliano Vado, Francesca Bellucci, Maximilian Nisi, Maria Letizia Gorga, Massimiliano Frateschi, Fabrizio Traversa, Daniele Bernardi, Orlando Forioso, David Mastinu, Martina Zuccarello, Christian Pagliucchi, Donatella Busini, Christian Ruiz, Andrea Palotto, Luca Trezza, Ilenia Costanza, Laura De Marchi.

A questi si affiancherà uno Spazio extra, un fuori stagione che prevede gli appuntamenti speciali con le “Incoronate comiche”, dedicati alla stand up comedy, in cui ogni mese attrici e attori a sorpresa sperimenteranno nuovi monologhi comici, accessibili anche ai non udenti, e un contest dedicato alla danza, “Macchinaria contemporary movement” a cura di Silvia Marti.

Novità assoluta, a maggio, MINDIE, una rassegna di Musical Off a cura di Andrea Palotto. L’idea nasce e prende forma nel 2018 attraverso la realizzazione del primo Mindie – Independent Musical Fest, una rassegna che si propone di dare spazio e voce al lavoro di natura indipendente, creando per esso una rete nazionale di sale, interessate ad ospitare una selezione di spettacoli di teatro a carattere musicale (musical e affini) indipendenti, quel tipo di show che nel mercato anglosassone viene definito “OFF”, e che rappresenta per lo stesso un tesoro di natura inestimabile, a volte incubatore di progetti destinati al grande salto nel circuito più commerciale, altre volte un modo di presentare idee innovative svincolate da logiche commerciali, che ne viziano spesso messaggi e contenuti.

Tutte le domeniche, invece, il Teatro accoglie il concorso di monologhisti “Il Grande e Piccolo Slam”, in collaborazione con il Laboratorio di Arti Sceniche di Massimiliano Bruno.

Non mancherà, anche quest’anno, Spazio alla parola, a cura della professoressa e autrice di libri per ragazzi Laura Baldazzi e del direttore artistico Manuel Paruccini: un percorso per sostenere e diffondere la passione per la letteratura classica e riscoprirne l’attualità. Il progetto avrà cadenza settimanale, ed è volto principalmente ai ragazzi tra i 14 e i 25 anni, i quali avranno modo di scoprire la letteratura nelle sue diverse forme, le abitudini di lettura, la narrazione e il mondo digitale.

Torna, inoltre, dopo il successo dello scorso anno, quando si sono riuniti performer di musical italiano ed internazionali per esibirsi insieme in nome della pace e della solidarietà, una nuova versione dell’evento benefico MnP//Songs For Peace.

Il 27 dicembre saranno in scena numerosi protagonisti dei maggiori musical attualmente in giro per l’Italia e il mondo, con brani e coreografie iconiche tratte dai più’ celebri musical di Broadway e del West End.

La serata é presentata in collaborazione con Mark Biocca e Giuseppe Brancato, i quali credono fermamente nella collaborazione: L’unione fa’ la forza e porta pace!

Non mancheranno le sorprese e la voglia di coinvolgere il pubblico e i fondi saranno interamente devoluti in beneficenza.

Spazio allo Spazio: L’Off che aspettavi è una nuova entusiasmante avventura, che tutti stiamo aspettando!!

STAGIONE 22/23

SPAZIO ALLO SPAZIO:L’OFF CHE ASPETTAVI

SCHEDE SPETTACOLI

OTTOBRE

 

5/6/7/8/9 e 13/14/15/16

MADDY di Giulia Fiume

Regia Federico Le Pera

Con Sandro Stefanini, Diamara Ferrero, Giulia Fiume, Alessio Del Mastro

Scenografia Roman Sersal

Direttore di Produzione Pino Le Pera

Gianni, stilista in crisi, attende l’esito della biopsia, sorseggiando un martini sulla terrazza condominiale, quando si ritrova a dover salvare la vita ad una ragazza, dal look improbabile, che si direbbe prossima al suicidio. Il salvataggio decreta l’inizio della loro convivenza, in cui si evidenziano le criticità della giovane, che pare non avere memoria di nulla, persino del proprio nome. A questo duo, ben presto si aggiungerà la sorella di Gianni, Anita, che reduce da un’insospettabile tradimento, si trasferisce dal fratello in attesa che si consolidi una fusione aziendale che genererebbe un guadagno tale da lasciarsi tutto alle spalle e cambiare vita. Nel frattempo, in Europa è in corso la guerra, ed è sempre più vicina al confine. L’incognita MADDY, così rinominata da Gianni, diventerà ben presto, dal punto di vista di Anita, una “questione da risolvere”; a maggior ragione da quando Lorenzo, affabile e tourettico, annuncia loro di voler prendere in affitto l’appartamento di fianco. Di lì a poco i tg ufficializzeranno l’ingresso dell’Italia in guerra. Sarà l’arrivo del nuovo vicino, a stravolgere i precari equilibri familiari, non solo per le riflessioni che avanzerà durante gli intimi dialoghi con ciascuno dei due fratelli, ma anche perchè, si scoprirà non essere lì per caso, ma in cerca del suo unico grande amore: Serena.

 

17/18

PIU’ SORDI DI ME

di e con Giuditta Cambieri e Argentina Cirillo

Preoccupata e impaurita da tutto questo inquinamento globale: ecologico, sociale, culturale ecc… Argentina si lancia in una serie di riflessioni comico-biologiche, su ciò che è sano e fa bene e ciò che non lo è. Lei essendo sorda dalla nascita è abituata ad ascoltare con gli occhi. Le sue orecchie sono salve dall’inquinamento delle false morali, ma gli occhi vedono bene la finzione dietro alle parole. E così, tra battute comiche e autoironiche colte dalla vita reale e recitate a Km 0, biologiche al 100% lei si domanderà…Tra finti sordi e sordi veri chi è più sordo al pianto della terra?…chi sa ascoltare e riconoscere la comunicazione nociva che inquina le nostre vite? …e quando torneremo a dare ascolto ai nostri sogni?…

Insomma una serata da ascoltare con gli occhi, guardare col cuore e ridere con la pancia.

 

20/21/22/23 e 27/28/29/30  

QUELLO CHE RESTA

di Locci e Trombetti

Regia di Daniele Trombetti

con Francesca Anna Bellucci, Daniele Trombetti, Daniele Locci, Beatrice De Luigi, Federico Capponi

Quando Antonello muore, Enrico e Silvano, gli amici di sempre, cercano di esaudire le sue ultime volontà anche se ormai, non si parlano da anni: spargere le sue ceneri alla luce dell’aurora boreale. O almeno, questo è quello che Antonello lascia scritto. Consapevoli della difficoltà del tragitto, i due amici partono però alla volta di Stettino, poiché quello che conta è il viaggio: dopotutto, il Mar Baltico non è poi un luogo così differente. Ad accompagnarli in questa pièce on the road, Linda, storica ex fidanzata di Silvano ma attuale compagna di Enrico. Costretti a questa compagnia forzata, la strada per la Polonia è costellata da vecchi dissapori e riemergere di vecchi ricordi, che trascinano lo spettatore in un alternarsi di flashback scanditi da aneddoti, gag, vecchie canzoni e persino coreografie pop. Il precario equilibrio del viaggio è presto scosso dall’arrivo improvviso di Manuela, ragazza burrascosa in fuga da una società ottusa e bigotta. In un turbolento e frenetico palleggiare dell’urna di Antonello dà una mano all’altra, prima con gesti timidi e ossequiosi, via via disinvolti e persino esilaranti, lo spettatore assisterà non ad uno, bensì a tre viaggi: quello verso il mare della Polonia, quello nel passato dei protagonisti e i loro ricordi, ma soprattutto al viaggio interiore che questo trip on the road segna in tutti loro, destinato a cambiarli profondamente e a far loro realizzare, l’importante, è “quello che resta”.

 

NOVEMBRE

3/4/5/6

CASSANDRA E IL RE

da Omero, Eschilo, Euripide

Scritto e diretto da Giuseppe Argirò

Con: Jun Ichikawa, Leandro Amato

Cassandra è un viaggio nell’inconscio collettivo, alla ricerca degli archetipi e dei modelli fondativi dell’uomo, alla scoperta dell’amore, dell’odio, della morte, della vita.

Cassandra la pazza, la visionaria, la santa, la profetessa inascoltata. È una straniera in un mondo che non l’ha mai accolta. La sua diversità costituisce anche la sua forza ed è il segno con cui si rivelerà agli uomini. La figlia di Priamo è da sempre affrancata dal consorzio umano, vive ai margini, al limite della ragione, nelle zone oscure di una psiche ingovernabile. Cassandra è una posseduta e al contempo una donna piena di grazia in un’oscillazione costante tra sacro e profano. Di tutte le eroine greche è quella che maggiormente si avvicina alla condizione dell’antieroe moderno: una donna condannata alla solitudine e all’impotenza dell’anima. La sua condanna consiste nel prevedere senza poter agire. Cassandra non può fare a meno di vedere; è traumatizzata costantemente dalla visione. Lei non può operare alcuna rimozione e costringe chi gli sta intorno ad interrogarsi sul dolore ma nessuno può accettare consapevolmente la sofferenza, così le sue profezie rimangono inascoltate: nessuno vuole crederle, perché tutti sanno nel profondo che ciò che racconta del mondo, è vero.  Solo un uomo ne avrà compassione e pur non comprendendola, l’amerà. Un uomo avvezzo alla guerra e non alle parole, in grado di far sua ogni cosa che desideri, un uomo che in nome della gloria, ha sacrificato gli affetti più cari: Agamennone.

Cassandra ha aperto una breccia nel suo cuore spietato e gli ha regalato un volto più umano.

In questo universo dolente e contraddittorio, si muovono Cassandra e il Re, ognuno di loro salva l’altro e ognuno lo condanna. La morte è una fedele compagna per entrambi e in quel breve spazio che li separa dalla fine, consumano il loro amore fatto di memoria e di silenzi. La loro agnizione li getta al di fuori della storia, immuni da qualsiasi giudizio morale.

Lo sfondo è la spiaggia di Troia da cui partire per un viaggio che li porterà di fronte ai leoni di Micene dove conosceranno la loro fine, uniti in un abbraccio infinito, uccisi entrambi dalla vendetta omicida di Clitennestra. I due protagonisti si fronteggiano nello spazio scenico superando la diffidenza del conflitto e della diversa provenienza, confessandosi vicendevolmente.

Agamennone supererà le asprezze e le crudeltà della guerra raccontando la propria interiorità e liberandosi dalla responsabilità dell’essere re. Cassandra scoprirà i sui desideri di normalità e la volontà di essere amata per quello che è al di là del suo potere profetico.

Due esseri umani lacerati dalla contraddizione, incapaci di esprimere compiutamente le loro emozioni, si ritrovano in una scena senza tempo, molto più vicina ai nostri tempi che non a una classicità perduta e mitologica.

 

8/9

ANNA CAPPELLI

Di Annibbale Ruccello

Regia di Geppy Di Stasio

con Olimpia Alvino

Più che un monologo stricto sensu, Anna Cappelli è un dialogo immaginario a più voci. 

Una commedia a più personaggi tutti visibili, non solo grazie ad una performance convincente ma anche per merito di una tecnica drammaturgica capace di materializzare l’assenza.

Le emozioni che Ruccello ci ha lasciato sono così tangibili da diventare fisiche. 

Eccola, infatti, la grande peculiarità di questo autore che più di tutti sa fisicizzare i sentimenti dei disadattati e dei reietti. 

Anna Cappelli è un crudo e implacabile spaccato dell’Italia di provincia dominata dalla sovrastruttura di una morale cattolica che Ruccello ha sempre stigmatizzato; è un testo “essenziale”, come tutti i suoi testi, nel senso che vanno all’essenza più recondita del sentire umano. Una piéce che mostra sentimenti veri o presunti così fisici da poter essere ingurgitati. 

E un testo con queste caratteristiche ha suggerito alle nostre corde di leggerlo in maniera ancor più essenziale, simbolica e straniata, in un allestimento scarno e descrittivo al tempo stesso, cercando di far
coincidere le suggestioni dello stesso Ruccello con una certa epicità brechtiana.

 

10/11/12/13

FINCHE’ MELA NON CI SEPARI

di Matteo Milani  e Lara Balbo

con Lara Balbo,Matteo Milani, Francesco Mastroianni

 Finché mela non ci separi si rifà ad uno dei testi moderni più belli mai scritti, dove viene posta l’attenzione sull’unico vero motore che unisce gli esseri umani: l’amore.

Adamo ed Eva, chi erano, come si guardavano, erano così tanto diversi da un uomo e una donna dei giorni d’oggi? 

Un uomo, Adamo. Una donna, Eva. Quindi una coppia. E poi, l’ amico della coppia, migliore amico di lui e di lei, testimone di nozze, confidente, padrino di battesimo dei figli, guida spirituale, compagno di bevute, terapista di coppia all’evenienza, postino, tecnico della caldaia, consulente immobiliare, insomma l’Alfa e l’Omega. Una piccola piramide sociale che ha come base Lui e Lei in un continuo tendere verso il vertice, alla ricerca di approvazione, confidenza, consolazione, sfogo, pace.

In un’epoca in cui l’amore eterno sembra passato di moda sia come mito romantico, sogno degli adolescenti, che come semplice motore per la convivenza umana, è necessario rinnovarne la speranza. Il frutto proibito ossia la caduta dell’Eden, la crisi in cui ogni relazione può ritrovarsi, l’errore quindi, sarà per loro stimolo per giungere ad una vera e profonda conoscenza reciproca. Il segreto è la tolleranza che, nell’accettazione delle reciproche fastidiose diversità, consente di raggiungere il traguardo faticoso di una vita in comune. L’amore è una piacevole conquista, non un idillio. 

              

18/19/20

COFFEE SHOP 

Di Andrea De Rosa

Regia Andrea De Rosa

Con Andrea De Rosa, Luis Molteni, Flavia Martino

COFFEESHOP è un luogo reale che contiene storie di fantasia. É una chiacchierata per passare il tempo. E’ il gioco delle parti. É una ricerca della verità, attraverso la fuga dalla realtà. Fuga come salvataggio, almeno in apparenza. Fuga come quella di un avvocato sessantenne e una prostituta romantica. Il loro sommergibile è un coffeeshop. Gli strumenti per l’evasione sono spinelli e funghetti. I nemici da affrontare sono i propri demoni. La carta vincente è un Jolly, che si materializza in carne e ossa. Uno di quelli che “devi essere fortunato a incontrare, ma intelligente a usare”. Il Jolly, come un “Cicerone” psicotropo che accompagna i due personaggi in un viaggio dentro se stessi. Li spaventa, li irrita e li commuove, lo fa per risvegliare la loro coscienza e far calare la loro maschera, in un gioco di specchi, dove le carte in tavola si possono sempre capovolgere. “Ho voluto raccontare una storia di fuga dalla realtà – ci racconta De Rosa – in quello che per antonomasia, è un luogo di fuga: il coffeeshop. Lo spettacolo ha l’intenzione di farvi cullare in questo limbo, insieme ai protagonisti, sul filo sottile che divide il bene dal male”

 

24/26/26/27

GRASSA E VIVA 

di Miranda Angeli

 liberamente ispirato a “Creditori” di August Strindberg

regia di Christian Angeli e Maria Gorgoglione

con Alessia Filiberti, Andrea Lami, Roberto Scorza

scene e costumi Claudio Lopez

luci Massimiliano Maggi

musiche originali Federica Clementi

aiuto regia Agnese Boretti

Tekla, modella curvy di successo, ha oscurato la fama di Adolf, fotografo di grido, di cui lei è musa e compagna di vita. Adolf, che cova una gelosia e un’invidia repressa, cerca in Gustav un complice maschile per mettere in atto il suo piano: togliere a Tekla l’autostima che lui stesso crede di averle donato e relegarla nuovamente all’anonimato sociale. Tekla, la cui forza risiede in una libertà conquistata, mette in campo ambizione, curve e amore, per non abdicare.

 I tre personaggi fanno di tutto per annientarsi tra loro, utilizzando come arma prediletta le debolezze altrui che via via imparano a conoscere. Però questo grimaldello dei sentimenti si trasforma in pulsione al ballo, al canto, allo scherzo, alla risata: per ritardare la resa dei conti, Tekla, Adolf e Gustav trasformano in spettacolo tutto quello che provano, così che lo spazio scenico diventa l’arena di un gioco dove sanno che, prima o poi, qualcuno si farà del male. O del bene. 

 

DICEMBRE

1/2/3/4 

DUE MONDI ( WORLD BUILDERS )

Di Johnna Adams

 regia Riccardo D’Alessandro

con Andrea Lintozzi  e attrice da definire

Whitney (Irene De Matteis) e Max (Andrea Lintozzi) soffrono di disturbo schizoide di personalità e vivono nel profondo delle loro realtà immaginate: una espansiva e fantasiosa, l’altra oscura e brutale. Per liberarsi da queste visioni e diventare membri funzionali della società, si imbarcano in una sperimentazione clinica di farmaci che potrebbe cancellare questi mondi per sempre. Ma sono davvero in grado di lasciarsi alle spalle le loro fantasie? In un’epoca medicata in cui la nostra immaginazione è colonizzata dai mass media, come facciamo a sapere quando la felicità e l’amore sono reali?

“Portare in scena World Builders di Johanna Adams significa innanzitutto condividere con il pubblico italiano un testo teatrale molto intenso e ingiustificatamente poco conosciuto, che ha calcato le scene newyorkesi con un grande successo di pubblico e critica. Max e Whitney, i protagonisti di questo viaggio di formazione, o più appropriatamente di omologazione, sono lo specchio di come tendiamo ad affrontare la diversità oggi, dimenticandone la portata di gioia e di energia vitale. Ho scelto di rappresentare questa commedia per mostrare quanto di poetico e magico ci sia nella visione “altra”, sposando appieno le parole con cui la critica l’ha accolta: questo lavoro mette in seria discussione tutto ciò che presumiamo di sapere sulla malattia mentale e la sua supposta anormalità, permettendoci di sperimentare una visione più ampia che abbraccia gamme cromatiche ed emotive inaspettate.”_Riccardo D’Alessandro

 

7/8

BALLADES ( da:  Ballando Ballando di Ettore Scola )  ( danza )

Coreografia   Claudio Ronda

Compagnia Fabula Saltica

Grazie alla magia della danza, l’atmosfera impareggiabile di “Ballando Ballando”, il film realizzato nel 1983 da Ettore Scola, il grande maestro del cinema italiano, rivive in Ballades, una coreografia di Claudio Ronda, realizzata dalla Compagnia Fabula Saltica.

E’ un sabato sera, in una balera ci sono i clienti di sempre, tipi umani che conosciamo, coppie in crisi, cuori infranti, amori che nascono e che non sanno stare al mondo. Un’allegra malinconia ne tesse le relazioni. Tutti soli anche quando accoppiati, che sfuggono alla loro vita, tutti impegnati a trovare il proprio partner, attraverso la danza, in un intrigante gioco di coppie e di passioni.

Le persone che abitano la Balera sono l’Italia,  li recuperiamo. Luogo senza tempo, zona franca dove tutti riescono a stare assieme, sospendendo le differenze che fuori pesano, sono  il racconto di una terra, la storia e la memoria di una comunità, di un mondo marginale complesso e multiforme costellato da una coralità eterogenea di storie, rapporti, relazioni che si fondono. 

I clienti danzano sulle note di un gruppo musicale che accompagna con discrezione la messa in scena e la musica è il personaggio essenziale e costante che con eleganza e poesia raccorda tutti gli altri, si adegua agli umori e alle tensioni emotive degli ospiti, riesce a modulare l’energia nel canale giusto prendendosi cura del suo sinuoso ondeggiare e dà voce ai sogni di chi, attraverso di essa esprime la voglia di conoscere e farsi conoscere. 

Ma il Ballo è il protagonista e la balera, un vero esercizio danzante: piroettare, avanzare, retrocedere, non serve parlare. Con le sue regole e i suoi codici, perlopiù visuali, fra proposte e intuizioni, ci si invita, ci si inchina, ci si sfiora, le mani si prendono, i corpi si cullano, i piedi battono il tempo. E la “magia” ha a che fare con la possibilità di comunicare e di comprendersi senza conoscersi, la capacità di leggersi e affidarsi l’uno all’altro attraverso aggiustamenti di pressione, velocità e direzione.

 

9/10/11

IN CASA CON CLAUDE

da “ Being at home with Claude “ di Renè Daniel Dubois

Adattamento e Regia di Giuseppe Bucci

Con Dario Guidi ,Carlo Di Maio

Un thriller psicologico sui temi dell’emarginazione e del pregiudizio

Un interrogatorio di polizia spietato e avvincente tra un rigido, ma umano, ispettore di polizia e un ragazzo omossessuale, escort e tossicomane, vittima di emarginazione e pregiudizio, che confessa l’omicidio di un altro ragazzo, senza apparente movente. Ma anche un viaggio all’interno alla mente del giovane, immerso in un caotico mix di dipendenze e situazioni borderline, che con incredulità e dolore riesce ad arrivare alla dolorosa autoconfessione.

Nella quale, con fatica, emerge, piano piano, la parola “amore”.

Ha tutti gli elementi di un thriller psicologico lo spettacolo “In casa con Claude”, ispirato all’omonima opera del drammaturgo canadese René Daniel Dubois, riadattato e diretto da Giuseppe Bucci. Giunto al terzo anno consecutivo di repliche (tra Napoli Milano e Roma) lo spettacolo avvince per il ritmo serrato, le coinvolgenti soluzioni visive e il toccante monologo finale.

Ispirato al noto testo canadese, lo spettacolo, sfrondato di ogni riferimento spaziale e temporale, diventa una metafora della società contemporanea che, nonostante i passi in avanti, relega la comunità e i sentimenti omosessuali, specie se legati a persone con comportamenti borderline come la prostituzione, a persone e sentimenti di serie B.

Ancora oggi, quasi ovunque nel mondo, questi soggetti, per le persone “normali” non possono innamorarsi davvero, non devono sposarsi, avere figli, adottarli, nemmeno avere una legge che li tuteli (anzi in alcuni Paesi sono ancora perseguibili, quando non giustiziati dalla folla).

Uno spettacolo scritto negli anni ’80 che diventa, alla luce della situazione politica attuale, incredibilmente attuale ed allarmante. 

Ho voluto arricchire lo scontro tra i personaggi con veri e propri tilt della mente del giovane protagonista, stravolto e incredulo, che lo trascineranno in mondi deviati a lui più familiari e preferibili alle “torture” imposte dal Commissario. Il monologo finale sarà un vero e proprio flusso di emozioni, altalenanti e confuse, del giovane escort a cui non è concesso in alcun modo la possibilità di “amare ed essere amato”. Giuseppe Bucci.

 

15/16/17/18

LA SIGNORINA PAPILLON

Di Stefano Benni

Regia Piero Di Blasio

Con: Valeria Monetti, Ludovica Di Donato, Mauro Conte , Piero Di Blasio                 

LA SIGNORINA PAPILLON è una delle commedie più divertenti del geniale e prolifico Stefano Benni.
Una critica dissacrante e ironica della società contemporanea raccontata attraverso 4 personaggi molto diversi tra loro. La pura e ingenua Rose, collezionista di farfalle e ammiratrice di rose di ogni forma e colore vive nella sua casa in campagna, lontana dal frastuono e dalla corruzione della città, un mondo che non le appartiene.
A corrompere questo bucolico paesaggio arriveranno delle presenze esterne e ingombranti. La cara amica Marie Luise, donna lussuriosa parigina, amante di tutti quelli che contano. Il poeta Millet, scribacchino bohemian redento che crede che il potere economico conti più di ogni altra cosa e che la poesia debba asservirsi ad esso. E il comandante della loggia Armand, essere spregevole devoto alla violenza e al comando, sanguinario e attacca brighe conosce solo il valore dell’onore e della spada. Tutti e tre hanno un compito: corrompere Rose al mondo moderno… e poi ucciderla e rubarle villa in campagna e cane.
Riusciranno nella loro impresa? Tutto si svolgerà secondo i goffi piani criminali dei tre corruttori o era tutto un sogno? Non resta che venire a vedere per scoprire il finale, anche se forse è meglio pensare di sognare… dai sogni possiamo uscirne, dalla realtà si può solo fuggire e, magari, rifugiarsi in rose colorate e libere e svolazzanti farfalle.

 

21/22/23

ALIENI NATI

Scritto e Diretto da Alessandro Giova

Con Chiara Becchimanzi, Alessandro Giova, Fabrizio Loreti

Notte di San Lorenzo. Tre amici si ritrovano in un parco e mentre sono in preda ad una sbronza epica decidono di fondare un partito politico per puro spirito di provocazione. 

Alieni Nati, originariamente Alie(ni)nati, scritto e diretto da Alessandro Giova, è una commedia teatrale che già dal titolo – un gioco di parole che può essere letto sia come Alieni Nati, sia come Alienati – esprime la condizione di sentirsi “Alieni”, ovvero talmente disillusi da non sentire questo mondo come proprio. Dall’altra invece esserne parte, ma nutrire il desiderio di staccarsene e in qualche modo eliminare se stessi da un mondo di cui sentiamo di essere ormai ospiti scomodi.

Alieni Nati è una satira socio-politica che prende di mira la società moderna, la politica, il giornalismo e molti altri aspetti del nostro folle mondo contemporaneo. Una trama in apparenza surreale ma che trae ispirazione dalle stranezze più assurde del nostro mondo. Dai Pastafariani alla colonizzazione di Marte. Tre personaggi (una fisologa/antropologa, un astrofisico autodidatta e un writer) che rappresentano 3 grandi caratteri umani: la spinta dell’uomo al continuo progresso, la difesa della Natura e la stoltezza dell’uomo comune, sempre uguale a se stesso qualunque cosa accada. Possiamo ancora pensare di cambiare il mondo, oppure è arrivato il momento di cambiare mondo? Salvare il vecchio o crearne uno nuovo?
Con linguaggio asciutto, moderno e colloquiale, Alieni Nati racconta satiricamente le dinamiche di un mondo sempre più in crisi. Una crisi provocata dall’uomo e a cui lo stesso uomo non sa reagire. Lo spirito di adattamento che ci ha permesso di piegare il mondo alle nostre esigenze di Homo Sapiens, è andato totalmente perduto. Siamo in balia di noi stessi, incapaci di riequilibrarci tra le molteplici esigenze di individui tutti diversi. La spinta al progresso si scontra con la necessità di conservare, nel mezzo c’è il caos di chi ignora e non si pone il problema, una nuova specie umana, figlia del Sapiens, ma che ne segna forse la fine: l’Homo Demens 

 

25

 IL NATALE DI HARRY

Di Steven Berkoff

Adattamento e regia Marta Iacopini

Con Alessandro Giova

Harry è un uomo di quasi quarantanni che si prepara a vivere il Natale. Aspettando qualcuno, un affetto, un vecchio amore, un amico. Qualcuno. Ma Harry è un uomo solo, nessuno arriva e il Natale è la lama del coltello che viene rivoltato nella piaga della sua esistenza. Bruciante, toccante e spietato, “Il Natale di Harry” affronta il tema della solitudine in una società che ha ridotto i rapporti famigliari e affettivi a sterili rituali tanto più insulsi quando il Natale impone all’individuo comportamenti sociali stereotipati, costringendolo a verifiche dolorose.

L’allestimento essenziale e privo di oggetti, un piccolo recinto di sgabelli, la proiezione di un’irriverente coscienza sullo sfondo. Con questa messa in scena de “Il Natale di Harry”, abbiamo volutamente spogliare Harry di ogni ostacolo fisico. La condizione in cui si trova Harry è una situazione di enorme conflitto interiore, uno stridere continuo che Harry cerca, invano, di dissimulare con una goffa disinvoltura. Il vuoto scenico che circonda Harry è lo spazio metaforico del suo ring interiore, uno spazio in cui non ci sono veri ostacoli, ma l’unico ostacolo è Harry stesso, i muri che da solo si crea e che man mano diventano sempre più alti. Niente, fuorché egli stesso, nessun ostacolo concreto gli  impedisce di compiere realmente quel passo verso l’esterno. Abbiamo voluto rendere evidente questa frattura con un’altra realtà proiettata sullo sfondo, la coscienza che si insinua nella mente di Harry, un Harry diverso, risolto, risoluto, curato, quadrato e spietato per certi versi, ciò forse a cui il nevrotico e ‘impacciato Harry sulla scena vorrebbe somigliare, al tempo stesso “Harry ideale” e carneficie del suo collasso interiore.

 

29/30/31/1 Gennaio

UN CAFFE’ CON I CANTAUTORI

Spettacolo musicale a cura de LE SIGNORINE

Trio vocale italiano

con Claudia Cecchini, Lucia Agostino, Benedetta Nistri

Dedicato alla musica di alcuni tra i più importanti cantautori italiani, Un caffè con i cantautori è un concerto cantato e suonato dal vivo, nel pieno stile del trio vocale Le Signorine.

Filo conduttore è l’eleganza e la poesia che caratterizzano tutti i pezzi scelti, accuratamente riarrangiati per trio vocale. In questo concerto le Signorine scelgono un’atmosfera incantata, quasi  onirica trasportando il pubblico nella magia che solo la musica dei cantautori italiani riesce a trasmettere. Gli accessori, le acconciature e i costumi dello spettacolo sono ricercatamente vintage e curati nei minimi dettagli.

 

GENNAIO

 

5/6//7/8 

KRISS

di Riccardo Lignelli con Daniele Trombetti

Regia Daniele Trombetti

Con Kabir Tavani, Sara Baccarini, Andrea Venditti, Lara Balbo, Luca Bray

Ricordate le t.a.t.u.? E Alexia? I Prozac +?
Voi probabilmente no, loro sicuramente ricorderanno com’era vivere sulla cresta dell’onda. E di come è difficile smettere e arrendersi al tempo e al mercato.
Kri$$ è un viaggio su una nave ormeggiata, su un aereo parcheggiato da anni, in una casa in disuso.
Non ci sono eroi, non c’è salvezza.
C’è la voglia di tornare, anche un’ultima volta, per un ultimo ballo in pista e far vedere che ancora qualcosa da dire e da dare al mondo c’è. Anche se al mondo di te non interessa più.
Venite, sedetevi comodi e guardate la storia di chi è sopravvissuto, poi morto e poi (forse?) risorto. Uno dei più grandi artisti di cui a nessuno interessa più.

 

10/11

Girotondo_La Stanza Del Desiderio

Interpreti: Chiara Elcino, Rosaria Cianciulli, Alessandro Pinna, Trisha Sammarone Longo, Carmelo Cannata, Vittoria Gallione Soraya Secci, Federica Palmeri

Regia: Maria Letizia Gorga

Musiche Originali: Stefano De Meo

Aiuto regia: Rosaria Cianciulli

GIROTONDO, la stanza del desiderio è un progetto che nasce da due anni di lavoro sulla celebre opera teatrale di Schnitzler. Partiti dall’ originale, abbiamo voluto ribaltare nel momento attuale la forza erotica delle parole del testo, attraverso una rielaborazione che sposi i nuovi concetti di trasgressione oggi ancor più esasperati dai social.  7 giovani attori giocheranno a dar vita ai 10 quadri della commedia originale, trasformati per l’occasione in 10 appuntamenti con la propria legge del desiderio e la sua manifestazione, a volte più virtuale che reale. La giostra dei desideri sarà azionata ogni volta dal Burattinaio, quell’intelligenza artificiale che governa come l’occhio del Grande Fratello il nostro quotidiano.  I personaggi già espressi da Schnitzler come categorie, qui esemplificheranno i nuovi modelli della società contemporanea. Avremo così al posto della giovane moglie, la MILF, così come a quello del giovane signore la Reality Star; l’attrice sarà sostituita dall’Influencer e il poeta dal Trapper, il conte sarà il Politico e la ragazzina la Baby Squillo, il soldato il Poliziotto e la cameriera la Colf. Unico personaggio fedele a se stesso nel tempo la Prostituta che fa e dichiara il suo lavoro onestamente in mezzo a questo arsenale delle apparenze.

 

12/13

IL MINESTRONE

Scritto e diretto da Alessandro Cecchini

Con Felici Niccolò, Inserra Andrea, Petrotta Giorgio, Venturi Martina

La tana di Michele è un ristorante sull’orlo del fallimento, Guido, lo chef, cerca un modo per salvarlo, ma dovrà scontrarsi con i suoi colleghi. Ognuno con la sua idea, la sua personalità, il suo percorso, ognuno diverso dall’altro, ma che come le verdure in un minestrone, si mescolano per dare vita a qualcosa di nuovo.

 

14/15

OCCHIO AL CUORE

Di Emiliano Metalli

Regia Mauro Toscanelli

Con Mauro Toscanelli ,Bruno Petrosino

OCCHIO AL CUORE vede i protagonisti dare voce e pensiero ad un mondo di ossessioni e delusioni, in cui il delitto può sembrare la più facile via d’uscita.

Immaginare le motivazioni di un omicidio apparentemente immotivato: nel buio di una cella, in un manicomio criminale, un uomo e le sue apparizioni tentano di ricostruire un passato dimenticato. Sprazzi di vita quotidiana si mescolano a ricordi, fantasie, elucubrazioni e incubi. Si tratta di una attesa senza tempo, scandita dagli incontri occasionali eppure abituali con una prostituta, sognatrice e innocente, dagli insegnamenti accurati di un macellaio, goloso di armonie, e dalle litanie di una santa-madre di origini partenopee, iconica e ironica al tempo stesso. Dettaglio dopo dettaglio, la vicenda prende corpo e le presenze mutano, imprigionando definitivamente il protagonista in un universo di orrore e solitudine.

L’Uomo e il suo viaggio. Un linguaggio crudo e concreto accostato ad immagini caravaggesche, in cui l’atto estremo suggerito da Poe si fa pretesto, simbolo della realizzazione personale, del sogno di vita, di liberazione da ciò che ci fa paura e blocca il nostro volo.

 Inferno, purgatorio e paradiso. Tre quadri attraverso i quali si muovono i colori, gli incubi, i vizi e le virtù dell’essere umano. Un mosaico dove “entropia” non fa necessariamente rima con “follia”.

 

19/20/21/22

LUMINA

Creato e interpretato da Roberta Sciortino  e Lorenzo Marchi

Maschere di Lorenzo Marchi

La morte può essere anche un viaggio verso qualcosa di diverso e non necessariamente la fine di tutto. 

Questo accade al nostro anziano pittore. Egli trascorre la sua esistenza vivendo per dipingere la sua argentea Luna, unico soggetto dei suoi quadri e poetica ossessione. Le sue giornate si snocciolano con allegria tra episodi più o meno paradossali, con figure e ospiti che si alternano brillantemente sul palco. Per il resto del tempo il pittore attende in solitudine il magico momento in cui può lasciarsi ispirare dal cielo notturno. Poi, ad un tratto, l’inaspettato. Un mal di cuore che lo debilita al punto da impedirgli di fare l’unica cosa che dà senso alle sue giornate: dipingere. Il pittore tuttavia, non cede e si rimette all’opera con tutta la passione di cui è capace. Guardando nel suo prezioso telescopio, assiste a qualcosa di incredibile: la Luna decide di cadere dal cielo sulla terra, piombando in casa sua. Da quell’istante inizia il capovolgimento del piano tra sogno e realtà. Sarà la stessa Luna, sotto forma umana, che riporterà il pittore davanti alla tela, incontro notturno dopo incontro notturno, gioco dopo gioco, come in un magico valzer. Il pittore adesso è pronto per l’ultimo ritratto alla sua musa, l’ultimo prima di svanire sulla terra lasciando solo un’ombra di pennello. Uno spettacolo che somiglia ad una favola che parla di passione e dolcezza, di vita e di morte. Un duo di maschere mute che si esprimono con un linguaggio universale, accompagnate da una musica creata apposta per loro, respiro e colonna sonora.

 

25/26/27 

COME L’ AUSTRALIA ( Primo classificato Idee nello Spazio 2022)

Di e con  Claudia Genolini

Come l’Australia, è la storia di una donna che si ritrova in continuazione a dover scegliere: l’amore, il lavoro, la famiglia… E’ una storia universale, che sviscera uno dei grandi dilemmi dell’uomo: “Scelgo ciò che desidero o quello che è più sicuro?” Un monologo che racconta le fasi di crescita di una persona che alla fine… almeno una volta nella vita avrà il coraggio di scegliere ciò che desidera veramente?

 “Come L’Australia” è una storia universale, per tutte quelle persone che almeno una volta nella vita si sono ritrovate a dover scegliere. La scelta è il tema, il processo della decisione, è la struttura e la regia si sviluppa intorno ad esso. Quanto è difficile scegliere? Cosa ci muove a scegliere? Il coraggio? La paura? Il desiderio?

 

28/29

OPINIONI DI UN UOMO QUALUNQUE

Di e con Fabio Cicchiello

regia Francesco Spaziani

Franco ha instaurato una relazione con un amico speciale: una statuetta di Gesù con cui dialoga giornalmente e si è convinto che lo possa aiutare a riconquistare la sua ex. Un miracolo, un’apparizione in sogno, si può fare qualcosa dall’alto per far tornare Luisa tra le sue braccia? Stanco dei silenzi del suo imperscrutabile interlocutore, decide di partire alla volta dell’Irlanda dove oggi vive la sua amata. In terra straniera, Franco s’innamora inaspettatamente di un’altra donna, con la quale instaura una relazione identica alla precedente. E’ di nuovo al punto di partenza senza un vero cambiamento interiore. Dove lo porterà questa nuova relazione?

Uno spazio scenico scarno che mette al centro l’attore e la sua relazione con la perdita dell’amore. Monologo in due scene, in cui il dramma si trasforma in comicità attraverso lo sguardo del clown che riesce a cogliere la risata nascosta dietro il più profondo dolore.

 

FEBBRAIO

2/3/4/5

DAIMON -L’ultimo canto di John Keats

Spettacolo musicale diretto e interpretato da Gianni De Feo

Testo di Paolo Vanacore

Video arte Roberto Rinaldi

Arrangiamenti Musicali Alessandro Panettieri

In un freddo e ventoso autunno romano, il grande psicanalista e filosofo James Hillman percorre la strada lastricata di foglie di platano che dal lungotevere conduce alla Piramide Cestia dove è seppellito il poeta inglese John Keats, colui che Hillman stesso considera la propria nobile guida: il daimon, una presenza divina incaricata di portare a compimento il disegno superiore che la nostra anima ha scelto prima di nascere e di cui ognuno di noi si è  dimenticato nel momento in cui è venuto al mondo.

Un incontro reale e sovrannaturale allo stesso tempo, che diventa ricerca della propria vocazione come memoria di qualcosa di indefinito che durante l’esistenza non riusciamo mai ad afferrare e che ci fa sentire sempre in qualche modo incompiuti. Hillman riprende il concetto di Keats della poesia intesa come “fare anima” dove per “fare anima” si intende uno sforzo nella comprensione di sé stessi al fine di acquisire una propria singolare identità e, ovviamente, la giusta collocazione nel mondo che ci circonda.

La trama del racconto di Vanacore si interseca tra poesia musica e canzoni, in una scenografia essenziale. Pochi elementi che sembrano emergere dalla sabbia o sospesi sulle onde del mare, quell’Oceano infinito che bagna Atlantic City, da dove riemergono i primi ricordi dell’infanzia. Fanno da sfondo immagini proiettate, segni astratti di colori contrastanti, elaborati appositamente da Roberto Rinaldi, come a dare forma alla parola seguendo il filo della narrazione.

Una narrazione contrappuntata da brevi picchi poetici su brandelli lirici dello stesso Keats, evocati dalla voce di Leo Gullotta. Infine, alcune tra le più suggestive canzoni di Franco Battiato e Giuni Russo, cantate dal vivo da De Feo sugli arrangiamenti di Alessandro Panatteri, per delineare il percorso più intimo e sottile di questo viaggio dell’Anima, all’Ombra della Luce.

 

6/7

DOSAGGIO ORMONALE

Di Giuditta Cambieri

Con Giuditta Cambieri e Lorella Pirelli

Attrici LIS Tiziana De Chiara , Carolina Cigliola

Travolte da una tempesta ormonale, Giuditta e Lorella si ritrovano a navigare in un mare di “sudarelle” tra verità più o meno scomode venute a galla durante quella perturbazione. Pezzi di cuore tagliuzzato, ricordi di speranze naufragate, parole che era meglio non sentire e altre che sarebbe stato meglio dire, immagini uscite da scene di vita vissuta e di vita sopravvissuta.

L’ormone, si sa, è come un coreografo impazzito; ti fa saltellare un po’ qua e un po’ là. Così in un percorso di riflessioni drammaticamente comiche e non solo, le due si ritrovano a fare il punto sull’ essere donne, in un mondo fatto a misura di maschio. Insomma un mondo fatto “apposta” per lui, fatto “apposta” come un dispetto.

Ma non tutte le perturbazioni vengono per nuocere. Alcune portano cicloni altre portano via il ciclo. Ecco aprirsi davanti a loro la gloriosa strada della tanto temuta e agognata menopausa…

 

9/10/11/12

MISTERO PROFANO – all’uscita

Di Luigi Pirandello

Regia Cinzia Maccagnano

Con Raffaele Gangale, Dario Garofalo . Luna Marongiu

Pirandello ne All’Uscita sembra voler individuare come spazio medianico il palcoscenico, dove far consumare il transito dei morti. Insolitamente per l’autore, la scena ci conduce non in uno spazio chiuso, da salotto, ma in uno spazio oltre, dove i protagonisti parlano continuamente di un aldiquà, il mondo, e di un aldilà che però rinvia ancora alla “Terra”. I personaggi che si contrappongono sono, più che morti, “apparenze”, più che vivi, “aspetti della vita”, separati da una porta, come nella migliore tradizione alchimistica.

Abbiamo voluto dare allo spettacolo come titolo quello che era già il sottotitolo indicato dall’autore: Mistero profano. Infatti nel testo c’è il tentativo di svelare un mistero attraverso una visione non mistica, ma tutta impregnata dell’umano sentire. Il ferocissimo duello tra uomo e donna, certamente legato al loro rispettivo ruolo nella società, qui mediato dalla figura terza, quasi un analista, dopo essersi espresso fino a sfociare nel femminicidio, si rivela superato dal dramma più grande della non-realizzazione, non-soddisfazione di sé, della identità incompiuta. I personaggi astratti e così simbolicamente rappresentati dallo stesso Pirandello già nel nome (Filosofo, Uomo Grasso, Donna Uccisa), stimolano ad una messa in scena ancora più espressionista e astratta. La trattazione filosofica che Pirandello fa fare alle sue “apparenze” circa l’essenza dell’uomo e il suo ruolo nel contesto sociale, costituisce un punto di partenza fondamentale per la rilettura del breve atto unico, attraverso una messa in scena che amplifica il divario tra realtà e finzione, tra essenza e apparenza, tra desiderio e destino, al punto da creare una sorta di “fabula” per adulti, onirica e al tempo stesso crudele. Ad acuire questo divario, l’apparizione finale degli “aspetti della vita”: irrompono loro malgrado con i suoni concreti del mondo, della natura, come fossero al di là di una finestra, quell’unico spiraglio da cui ancora si vede quello che fino a un attimo fa era la vita reale, e che ora, è solo una visione che sa poco di vero. Con l’idea di questa cornice di concreto in un dramma rarefatto, assumono le fattezze di fantocci in un teatrino. Gli interrogativi sull’identità e sulla ragion d’essere non avranno risposte, ma si sublimeranno in uno scontro tra Terra e “Iperuranio”, dove l’essenza vincerà sull’apparenza.

 

14/15/16/17/18/19

NASCONDINO

Di Tobia Rossi

Regia Fabio Marchisio

Con Andrea Manuel Pagella, Luca e Vernillo De Santis

Musiche Eleonora Beduini

Nascondino parla di Gio, un adolescente fermamente convinto che nessuno lo ami. Non i suoi genitori o i suoi insegnanti, per non parlare dei suoi compagni di scuola, che lo scherniscono costantemente e lo affliggono con umilianti torture e violenze crudeli.

Decide, quindi, di fuggire da quel mondo ostile e nascondersi nel suo rifugio segreto. Tutti lo

cercano per giorni senza successo, finché Mirko, uno dei suoi compagni di classe, più vicino al gruppo dei bulli, lo trova per caso durante una passeggiata. Gio lo prega di non rivelare il suo segreto, rendendolo complice del suo piano, e costringendo la loro relazione a prendere una svolta inaspettata.

 

23/24/25/26

A COSA SERVE ESSERE BELLI DENTRO SE POI NESSUNO CI ENTRA Di Massimiliano Vado

Con Francesca Bellucci , Lara Balbo, Giulia Fiume

Musiche Giacomo Stallone

 Tre profili di donne. Tre storiche amiche, alle prese con i rapporti (“si, stiamo parlando di uomini”) , e soprattutto quello con loro stesse. Il confronto con la verità è sempre faticoso, ma ad un certo punto, dobbiamo farle spazio. Unico elemento maschile, Giacomo Stallone, a cui si devono calzanti inediti eseguiti dal vivo, chitarra e voce.

La prepotenza scenica di queste tre identità femminili, consente l’utilizzo di soli tre sgabelli ed un buon performer, musicista ed anche attore, per confezionare questa pièce dalle tinte brillanti. Nella sua versione estesa, tre ampie gonne sospese, sotto le

quali si nascondono i componenti della band “Le cinture d’insicurezza”. Non il solito spettacolo al femminile, seppure la composizione tragga in inganno, ma un’irriverente indagine negli abissi di un intimo che solitamente si fa meno fatica ad affidare agli uomini. La certezza è che in questo caso non si vogliono sottolineare distanze o discriminare generi, anzi, distribuirci com’è giusto su di un unico piano in cui, da bravi ‘esseri umani’, tutti e allo stesso modo, facciamo una enorme fatica a destreggiarci lungo il cammino della vita.

 

MARZO

2/3/4/5

COMPLETAMENTE ESAURITO

Di Becky Mode ( Traduzione Davide Nebbia )

Con Davide Nebbia

Davide Nebbia impersona un giovane impiegato alle prese con il centralino di un rinomato ristorante stellato, frequentato da Vip, Star e aspiranti tali. Seduto al desk delle prenotazioni ricavato da un seminterrato umido e freddo, il protagonista di questa storia è in realtà un giovane attore in attesa di scritture in un panorama teatrale italiano tutt’altro che confortante. Così, in attesa del colpo di fortuna, tra un provino e l’altro, il giovane talentuoso si mantiene con un lavoro che lungi dal procurargli soddisfazioni, lo precipita in uno stato di stress sempre più difficile da gestire.  Tormentato da clienti di vecchia data che telefonano in continuazione insieme ai nuovi adepti e ai curiosi di questa “cucina molecolare”; maltrattato dal capocameriere e vessato dallo chef, il povero ragazzo è pressato anche dai familiari che pretendono la sua presenza durante le imminenti festività natalizie senza capire che a Natale il ristorante sarà aperto.
Ma la situazione è aggravata dal fatto che oggi si trova da solo a rispondere al telefono: i suoi colleghi pare siano bloccati nel traffico. E così, ad un ritmo incalzante si alternano sulla scena ben quaranta personaggi: tra vecchie signore dell’alta borghesia, agenti teatrali inaffidabili, segretari di celebrità televisive, individui poco raccomandabili; ma anche gente comune (seppure un po’ fuori del comune): tutti desiderosi di assaggiare le specialità dello chef stellato. La genialità del testo consiste nel fatto che tutti i quaranta personaggi saranno interpretati da un solo attore; la genialità dell’attore in questione consiste nel tentativo di uscirne vivo e sano di mente. Un’ora e mezza di vigorose risate attendono gli spettatori che vorranno entrare nel nostro seminterrato per assaggiare, insieme alla cucina del rinomato chef, un po’ di autentica ironia; unica cosa che possa salvarci dalla nostra frenetica vita metropolitana.

 

7/8

LA GABBIA

Di Massimiliano Frateschi

Regia Massimiliano Vado

Massimiliano Frateschi e Fabrizio Traversa  

“La Gabbia” è un testo a due di teatro contemporaneo. Parla di alcune condizioni mentali che si presentano nel nostro inconscio quando proviamo a nascondere quello che siamo. Una metafora, quella dei due uomini la cui gabbia è la loro malattia mentale, i loro difetti. Un sonnambulo, lucido di giorno ma non di notte, ha ucciso la moglie nel sonno (motivo della sua detenzione nella cella), l’altro invece soffre di allucinazioni psicotiche e cambia versione dei fatti ogni volta che parla della sua vita privata, confonde una realtà per un altra (il motivo della sua detenzione resta ignoto). Un viaggio all’interno di una gabbia non solo fisica ma mentale, dalla quale sembra impossibile scappare, con dialoghi apparentemente insensati e quieti ma che vibrano di paure e trovano sempre un giro di volta nel senso di questi due personaggi. Loro sognano un futuro migliore. Noi con loro. Ambientato in una cella d’isolamento, per raccontare che spesso nei nostri difetti e nelle nostre paure restiamo fermi, questo testo parla di un futuro o un presente dove il mondo è distrutto da una catastrofe e dove, forse, la gente è quasi contenta di questo perché può ricominciare da zero.
Max e Pier si ritrovano in due in una sola cella d’isolamento.

 

9/10/11/12 

MATHILDE – Cronaca di uno scandalo

Di Veronique Olmi ( traduzione di Alessandra Serra )

Regia Daniele Falleri

Con Maria Letizia Gorga e Maximilian Nisi

Musiche Stefano De Meo

MATHILDE è uno scontro amoroso senza esclusione di colpi. Una sessione di sesso cattivo e allo stesso tempo dissetante. 

MATHILDE spiazza continuamente, indica un sentiero e poi devia all’improvviso. 

I due contendenti sono Pierre e Mathilde, (interpretati da Maximilian Nisi e Maria Letizia Gorga), segnati da un recente tragico evento che ha minato alle fondamenta il loro matrimonio. Marito e moglie sono impegnati in un lento processo di separazione e di indissolubile intreccio dove le loro tesi si sovrappongono, si annientano e si alimentano facendoli procedere arrancando disperatamente con l’acqua alla gola. 

Difficile definire vincitori e vinti, la corrente che li separa è la stessa uguale e contraria che li vuole uniti. Forse approderanno ad una riva o forse saranno condannati ad una perpetua deriva avvinghiati in una sorta di equilibrio fatale.

Il testo è spudoratamente moderno, spietato nella sua immediatezza e attualità. Una raffica di battute e silenzi dove la figura della donna viene spogliata, quasi scarnificata, delle convenzioni e dei cliché che ogni epoca e ogni società vorrebbero, qui invano, ingabbiarla. Mentre l’uomo, disorientato, cerca inizialmente un faro-guida nelle statiche leggi degli schemi sociali, ma poi cede, trovandosi suo malgrado costretto ad immergersi nelle proprie meschinità e paure che si riveleranno, contro ogni previsione, la sua ultima chance di salvezza.  

L’idea della messinscena è riprodurre uno spazio in cui si tesse e si sfila senza tregua, componendo forme che durano il tempo di una manciata di battute. La presenza di un solo elemento casalingo ripetuto all’infinito: sedie? Ammucchiate su un lato, capovolte o sdraiate come un’attività in chiusura da cui i personaggi attingono ricomponendole e riordinandole in forme che poi rismontano e deformano. 

Al centro del palco un enorme lampadario adagiato sul pavimento come esito di un soffitto sprofondato. Una casa, insomma, dove tutte le regole, anche quelle della fisica, sono saltate e vanno reinventate. E Mathilde e Pierre tenteranno di farlo, mossi da un estremo tentativo di sopravvivenza. 

 

16/17/18/19

IO SONO NIJINSKY ( liberamente tratto da i Diari di Nijinsky )

Di e Con Daniele Bernardi

Saint Moritz, inverno del 1918-1919. Da un anno e mezzo trasferitosi in Svizzera in attesa che la guerra finisca, il ballerino Vaslav Nijinsky comincia a dare segni di squilibrio. Anche se non

sono chiare le cause del male, più eventi sembrano concorrere al suo manifestarsi e uno sembra assumere un ruolo particolarmente simbolico: la notizia della morte del fratello, malato di nervi fin dall’infanzia. Così, mentre il paesaggio elvetico si imbianca, Nijinsky prende a comportarsi in modo incomprensibile gettando una piccola comunità nel caos. E nel farlo redige febbrilmente un celebre diario, che sarà pubblicato solo in un secondo momento. Proseguendo la sua ricerca nei territori della follia, Daniele Bernardi dedica uno spettacolo alla dolorosa figura del «Dio della danza» proprio attraverso una personale elaborazione di questo scritto.

 

23/24/25/26

LE DONNE DI PASOLINI

Di Orlando Forioso

Con Francesco Viglietti , Orlando Forioso e Guido Tongiorgi al Pianoforte

Sembra una provocazione parlare di Pasolini e delle donne, ma non lo è affatto. I protagonisti dei suoi film sono soprattutto Maria Callas con la sua Medea, Anna Magnani detta Mamma Roma, Silvana Mangano protagonista del suo Teorema. Non si può escludere certo Laura Betti, compagna di mille avventure artistiche , la prima a cantare Il Valzer della toppa, su testo di Pasolini e che, alla sua morte, ha creato la Fondazione Pasolini; la cantante Angela Luce (direte cosa c’entra? È stata protagonista del Decameron) e…soprattutto mamma Susanna, che diventa la Vergine Maria nel film Il Vangelo secondo Matteo. È attraverso principalmente le canzoni e il cinema che in scena vengono evocate queste figure. 

Da qui parte un viaggio per conoscere meglio il grande scrittore italiano. Uno spettacolo vivo che vuole  celebrare i cento anni della nascita di Pasolini con la sua stessa disperata vitalità. Un viaggio attraverso  l’Italia in canzoni, dialoghi e filmati d’epoca. In scena Orlando Forioso e Francesco Viglietti evocano alcuni  momenti della vita dello scrittore, ne leggono frammenti di testi e poesie  e Viglietti dà voce e canto alle donne.

 Il maestro Guido Tongiorgi che ha arrangiato anche le musiche e le canzoni, li accompagnerà in scena.

 

30/31/1/2 aprile

POLVERE

Di  David Mastinu

Regia David Mastinu

Con Martina Zuccarello, Germana Cifani

Siamo a Raqqa, Siria. Cinquanta sfumature di grigio, di detriti, polvere di palazzi ammucchiati a terra e ferri contorti che spuntano dalle colonne di cemento fanno da radici.

Nessun panno appeso e il silenzio da voce alla morte. I bombardamenti arrivano da terra, dal cielo, da uomini e bambini. Ogni cosa è pronta a esplodere.

Ogni centimetro può segnare l’ultimo passo, il centro di Raqqa, è un inferno di agguati, mine e cecchini. Le mosche si prendono tutto, si avventano su uomini e cose, in questo posto, i cadaveri dei carnefici riposano insieme a quelli degli innocenti.

E’ qui che arrivano quattro Italiani per combattere l’Isis, due donne e due uomini, ognuno con una motivazione e un ideale diverso. Chi ex militare decide di ripartire per non mostrare la sua debolezza, la sofferenza alla famiglia, preferendo morire in guerra, piuttosto che su un letto di ospedale. Chi come De Angelis una donna decisa, che ha voglia di riscatto per quelle vittime causate dai vari attentati terroristici in Europa. In uno di questi, al Bataclan di Parigi, De Angelis perde la Sorella. L’arrivo in guerra per lei è tragico, lasciandogli impresso nella mente il volto di un bambino ucciso da lei per sbaglio. Bonanni volontaria della protezione civile, si ritrova a scavare a mani nude nelle macerie, non in Siria, ma all’Aquila nel 2009, e dopo quella notte, decide di cambiare di fare qualcosa per dare un senso alla sua vita, quella di aiutare il prossimo. Si ritrova li con loro, nell’unico punto rimasto al riparo anche Rizzo, un giovane militare, un ragazzo semplice, inesperto, che sotto la pressione del padre si arruola militare decidendo poi di mostrare ai genitori il suo coraggio partendo per combattere l’Isis. Giuffrida è una giovane madre, è nascosta tra le macerie proprio con i quattro ragazzi, è italiana, il marito turco conosciuto in Sicilia si è convertito all’Isis portandosi dietro anche loro figlio. Nessuno sa chi sia veramente Giuffrida, terrà il segreto fino all’ultimo, fino a poco prima di partire di nuovo alla ricerca del figlio, che purtroppo, senza saperlo non troverà mai perché è lo stesso bambino ucciso da De Angelis.

 

APRILE

5/6/7/8

MARINELLA

Di Salvatore Riggi

Regia  Christian Pagliucchi

Con:  Alessandro Bay Rossi, Maria Chiare Pellitteri, Christian Pagliucchi,  Luca Carbone, Mariano Viggiano

MARINELLA è una storia di cui si potrebbe già conoscere il finale. D’altronde conosciamo De André e le sue storie. Eppure questo spettacolo si spinge oltre.

Raccoglie più di un personaggio “DeAndreiano” e lo inserisce in un unico tempo, un unico luogo, in un’unica vicenda. Un piccolo mondo che scappa per un momento dagli spartiti, dalle corde di una chitarra e si fa materia. Si fa Teatro.

Lo spettacolo è un thriller-noir ambientato in una Napoli anni’80. Lo stile registico è cupo, come il fatto di cronaca da cui è stato estrapolato lo spettacolo, con dei tratti di commedia che tenderanno a scurirsi man mano che la storia prosegue.

L’impostazione registica oscillerà tra il cinema ed il teatro, con delle proeizioni che aiuteranno lo spettatore ad immergersi e a scindere le epoche differenti in cui è ambientato ( 2021-1983) lo spettacolo e quindi unendo l’arte cinematografica e quella teatrale in un unico linguaggio, quello della recitazione. Anche la scelta delle luci sarà particolare nonché fondamentale per la resa integrale dello spettacolo; saranno quasi come un attore aggiunto, avendo determinati fasci di luce geometrici che supporteranno la scena al meglio. Come appunto nel cinema, la fotografia sarà composta perlopiù da colori freddi, proprio per abbinare al meglio musica e luci. Il tutto sarà accompagnato da una recitazione estremamente naturalistica, proprio per distruggere quella barriera che coesiste tra attore e pubblico senza rompere la quarta parete. In tal modo lo spettatore sarà totalmente immerso nello spettacolo.

 

13/14/15/16

VIVIEN

Di Donatella Busini

Regia Mauro Toscanelli

Con Vincenzo Longobardi, Donatella Busini, Gisella Cesari, Davide Tosti, Rosolino Palazzolo

Primi anni 70, un manicomio e una donna convinta di essere la figlia di Vivien Leigh.

Un caso particolare che suscita l’interesse del Direttore dell’Istituto animato da ambigue ambizioni di affermazione del proprio valore. L’indagine si dipana in modo inusuale fino a giungere verso un finale inatteso. Tra sogni e realtà la pièce intende riscattare la figura controversa di una delle attrici più discusse dello scorso secolo: Vivien Leigh. Pur essendo frutto di un interesse appassionato nei confronti di una donna fragile, colta, notevolmente intelligente e anticonformista, questo lavoro rimane una trovata artistica che non si appella a verità psicoanalitiche reali ma gioca con esse. Vivien. è un omaggio al teatro, al teatro nel teatro, alla vita nel teatro. Un atto di amore. 

 

19/20/21

SCOMODI E SCONVENIENTI

Di Emiliano Metalli

Regia  Orazio Rotolo Schifone

Con Francesco Di Raimondo, Giuseppe Benvegna, Orazio Rotolo Schifone

La storia è incentrata, in maniera assolutamente libera e romanzata, attorno alla figura di Ermanno Randi: un giovane attore ucciso dal suo compagno. Siamo all’inizio degli anni 50 e la stampa ne parlò prima in maniera denigratoria, fino a cancellarne il nome. Tutto inizia per caso, forse. Un incontro fatale, complice il silenzio del fiume che scorre sonnolento e segreto lungo gli argini boschivi della capitale. Boschivi e nascosti agli occhi indiscreti: luoghi di battuage come molti altri per avventure effimere e impronunciabili. Oppure un’occasione di lavoro, forse. Ida cuce la storia di Armando e Giuseppe, come fosse un abito interminabile, e il pubblico la osserva tramite i suoi occhi e le sue parole. Una storia di persone scomode e sconvenienti per la società italiana del secondo dopoguerra, ancora troppo stretta nei lacci del condizionamento totalitario. Per questo la sua fine, per quanto inopportuna, è comunque preferibile. Scomodi e sconvenienti vuole restituire voce e dignità a tutte quelle persone realmente esistite che, vittime innocenti della società, sono state dimenticate solo perché avevano scelto una strada diversa dalle regole dei benpensanti.

Un cast giovane e pieno di talento, una vicenda dimenticata che deve essere riportata alla luce e la lotta contro ogni forma di violenza.

L’idea di Randi è una proposta di Orazio Rotolo Schifone, da un’occasione comune. Una storia nella storia, come ne accadono spesso!

                                                       

22/23

DIS- ORDER

Di Neil Labute

Regia Marcello Cotugno

Con Benedicta Boccoli e Claudio Botosso

Benedicta Boccoli e Claudio Botosso danno vita in scena ad una pièce divisa in due atti unici: LAND OF DEATH HELTER SKELTER.

Nel primo atto unico, LAND OF DEATH, l’uomo riceve una telefonata sul cellulare alle 6 di mattina dal suo capo che lo invita a colazione. Invito a cui non può rinunciare, che gli impedisce di accompagnare la moglie in clinica ad abortire. Durante la colazione l’uomo telefona alla moglie per dirle che ha cambiato idea ed è disposto a tenere il bambino, ma la donna non risponde. Mentre si avvia in ufficio al World Trade Center, l’uomo impreca contro la moglie: … HO PROVATO UN PAIO DI VOLTE, MA LEI PREME SEMPRE IL TASTO CHE TOGLIE LA SUONERIA. MI DA’ SUI NERVI. TUTTA LA MATTINATA E’ STATA UNO SCHIFO CON QUESTA STORIA DI COME GESTISCE IL TELEFONINO. L’uomo lavora al World Trade Center e quella mattina stessa sarà tra le vittime dell’attentato aereo. La moglie in poche ore perde l’uomo che ama e il bambino. E’ sola: del marito ha il ricordo di un messaggio registrato nella segreteria del cellulare che la invita a tenere il bambino.

Nel secondo atto, HELTER SKELTER, Labute mette in scena una lunga e buffa situazione in cui il marito tenta in maniera ridicola di sottrarsi alla richiesta della moglie di usare il suo cellulare, fingendo di averlo perso o dimenticato. Sa che sul display del cellulare apparirà il nome della sorella di lei di cui è l’amante. Anche in questo caso la telefonia mobile è al centro dell’attenzione dello spettatore. Molte coppie hanno vissuto situazioni analoghe e rivedono comportamenti che gli appartengono o gli sono appartenuti. E anche in questo caso, come in LAND OF DEATH, l’uso delle nuove tecnologie determinerà il corso dei destini dei due Personaggi. Due atti in cui si introduce l’oggetto feticcio della società contemporanea: il cellulare il relativo sistema di telefonia mobile, mettendo in evidenza come l’uso di quest’ultima può condizionare i nostri rapporti quotidiani, professionali e affettivi.

 

27/28/29/30

PROCESSO A PINOCCHIO

Di Andrea Palotto

Regia Andrea Palotto

Musiche Marco Spatuzzi

Con Christian Ruiz

Con la partecipazione straordinaria di Luca Giacomelli Ferrarini e Danilo Brugia

e con Brian Boccuni, Claudio Zanelli, Debora Boccuni, Elena Nieri, Giada D’auria, Nadia Straccia

Chi ha ucciso con un colpo di martello il povero Salvatore Grillo di professione psicoterapeuta? Pino, accanto al corpo della vittima con in mano l’arma del delitto sembrerebbe la risposta più ovvia. Ma il presunto colpevole, che non tiene a freno le sue bugie, ha una moglie che non tiene a freno la sua lingua, “una” amante che non tiene a freno le sue voglie, “un” amante che non tiene a freno i suoi vizi e una mamma invadente che non tiene a freno la sua pazienza! Tutti presenti al momento del delitto, tutti convinti della sua colpevolezza. Tutti e nessuno! E allora non resta che ripercorrere eventi e situazioni, attraverso un percorso psicanalitico di gruppo condotto dalla vittima stessa, unica depositaria di una verità che non può rivelare per “segreto professionale”. Sarà lui a guidare il protagonista dentro e fuori dal tunnel della realtà per cercare, fra le sue psicosi, un movente che potrebbe dare un senso

ai fatti e condurre la compagine verso un sempre rassicurante lieto fine! Perché in fondo ogni favola inizia con un “C’era una volta” e finisce con un “E vissero tutti felici e contenti”…O no?

 

MAGGIO

dal 2 al 7 e dal 9 al 14

MINDIE rassegna di musical off ( titoli da definire )

a cura di Andrea Palotto

L’idea nasce e prende forma nel 2018 attraverso la realizzazione del primo Mindie – Independent Musical Fest, una rassegna che si propone di dare spazio e voce al lavoro di natura indipendente, creando per esso una rete nazionale di sale interessate ad ospitare una selezione di spettacoli di teatro a carattere musicale (musical e affini) indipendenti, quel tipo di show che nel mercato anglosassone viene definito “OFF”, e che rappresenta per lo stesso un tesoro di natura inestimabile, a volte incubatore di progetti destinati al grande salto nel circuito più commerciale, altre volte un modo di presentare idee innovative svincolate da logiche commerciali che ne viziano spesso messaggi e contenuti. Alla iniziativa hanno aderito nel corso degli anni alcuni dei teatri più attivi e artisticamente interessati a sviluppare, anche per il mercato italiano, un settore che ha già un suo pubblico di riferimento in continua crescita, favorendo uno svecchiamento del repertorio con l’innesto di nuovi titoli e produzioni, e sostenendo quelle imprese teatrali medio/piccole in grado di garantire una proposta costantemente aggiornata e di qualità. Se Roma è stata inizialmente la piazza di riferimento in cui il Mindie si è lanciato arrivando anche all’evento speciale del 2019 al teatro sistina, Firenze (Teatro di Cestello) è stata senza dubbio la piazza in cui si è radicato e mosso con più disinvoltura. Alcune parentesi a Torino (Teatro Cardinal Massaia), San Benedetto del Tronto (Palariviera) e Milano (Teatro Blu, prima dell’inevitabile blocco determinato dalla pandemia.

 

15/16

SDRAIATA

Di e con Laura De Marchi

Con la Partecipazione di Mally Mieli

Attrice LIS Francesca Lalli

Dopo l’inspiegabile insuccesso dell’ Anti-Stand up “SEDUTA”, Laura De Marchi incoraggiata a rialzarsi, ci riprova con “SDRAIATA”. Una carrellata di monologhi di finta autobiografia dove la verità e la tragica realtà dell’insensatezza dell’ esistenza vengono abbellite da un microfono e un bicchiere….che faranno finire il pubblico SDRAIATO…dal ridere.

 

20 /21

APPUNTAMENTO A LONDRA

Di Mario Vargas Llosa

Regia Ilenia Costanza

Con: Guido Lomoro, Enzo Piscopo

Londra. Una donna irrompe nella camera d’albergo di un noto uomo d’affari, presentandosi come la sorella di un suo vecchio amico. L’uomo però non ricorda di averla mai vista: è diffidente, a dispetto dell’insolenza di lei.

Verità scomode e sepolte tornano a squarciare la camicia di forza della quotidianità, di quella normalità che recitiamo, di cui ci travestiamo, creando e ricreando una storia della nostra vita, che solo la morte saprà concludere.

 

24/25/26

DIVIN’A’MENTE DANTE

Di  Luca Trezza

Con Luca Trezza Francesca Muoio

L’anno scorso sono passati 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e celebrare la Divina Commedia, testo base della lingua italiana e, si può dire, simbolo dell’unità del nostro Paese, mai come in questo momento, crediamo sia un dovere, ma soprattutto un diritto prima come esseri umani e poi come cittadini. In questa triste epoca in cui, infatti, siamo più che mai “divisi” gli uni dagli altri e in cui la confusione e la paura ci rendono difficile pensare che “l’unità” e lo “stare insieme” possano essere fonte di forza e di speranza e non di malattia o debolezza, a maggior ragione dobbiamo fare il possibile per continuare a crederci con tutti noi stessi.  Ma “unione” non vuol dire omologazione. Al contrario, è l’esaltazione delle differenze e delle peculiarità. 

Ed è stato lo stesso Dante ad esserne convinto. Egli era affascinato dalla molteplicità delle lingue e dei dialetti. Era il primo a giocare con le loro musicalità e a rendersi conto della loro grande potenza artistica. E prova lo sono due personaggi dagli idiomi completamente inventati dal poeta, Pluto e Nembrotte, il re di Babele che fece costruire la famosa Torre. Il poeta sapeva che ogni lingua produce una letteratura e ogni letteratura può moltiplicarsi in altre ed altre lingue ancora, fino a diffondersi come una macchia infinita in tutto il mondo. Ed è proprio ciò che è successo alla Divina Commedia, che è stata tradotta in ormai duecento e più lingue e dialetti diversi, per raggiungere duecentomila e più popoli e renderla ad oggi davvero un’opera universale.  

 Ed ecco da dove nasce l’idea di Divin ‘a mmente Dante. C’è stata una donna napoletana, Matilde Donnarumma Pierro, pronipote per altro dell’omonimo Pierro, titolare della famosa casa editrice napoletana con la quale stamparono le loro opere anche Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Matilde Serao, Gabriele D’Annunzio ed Eduardo Scarpetta, che ha pensato bene di utilizzare il suo dialetto per “tradurre” l’opera di Dante e renderla così più comprensibile al popolo. Era il 1963 e la Divina Commedia in napoletano venne pubblicata con l’identica struttura di quella originale dei 14.233 versi in terzine di endecasillabi a rima incatenata. Cento canti che purtroppo, però, Matilde non ha fatto in tempo a pubblicare tutti. Abbiamo i canti dell’Inferno, alcuni del Purgatorio, ma nessuna traccia del Paradiso. La stessa però dichiarava che non si trattava di una vera e propria traduzione. “Il poeta è inimitabile, intraducibile, ma ci si può avvicinare molto senza tradirne il pensiero e il linguaggio.” E a noi piace pensare che, proprio per omaggiare il pensiero e il linguaggio di Dante, bisogna far conoscere anche questo piccolo grande capolavoro del patrimonio culturale della nostra Napoli. Napoli dove tutto è possibile. Dove persino una dolce anziana signora può diventare l’Alighieri dei nostri giorni. Dove la stessa anziana signora, pronipote di una storia enorme culturalmente parlando, ci insegna che il passato e il futuro possono e si devono incontrare, che un classico è tale perché può e deve diventare moderno e che l’incontro tra i due non deve per forza pregiudicare la poesia e il significato profondo del primo. Ci piace pensare che attraverso l’ascolto di una Divina Commedia così diversa rispetto a quella studiata a scuola, anziani, adulti e giovani possano riapprezzarne la bellezza e riconoscerne la familiarità. Possano ritrovarsi ancora oggi in quest’opera riassaporandone gli umori, le azioni e le tematiche. Vogliamo perciò esporre in maniera leggera e semplice la sua struttura alternandola alla lettura di alcuni frammenti di questi “nuovi” canti dell’Inferno. Ridaremo, così, voce e senso all’originale e lo daremo anche ad un Inferno napoletano diverso, forse non troppo conosciuto, ma sicuramente a noi più vicino. Divin’ a mmente Dante vuole ricordare che ricordare è fondamentale. Ed è per questo che “Tien ‘a mmente!”, il famoso detto napoletano, esplicita perfettamente il senso di ciò che vogliamo dire con questo progetto. Tien ‘a mmente la Divina Commedia, tien ‘a mmente che è divina e perché lo è, tien ‘a mmente Dante, il suo ingegno e la sua poesia e, soprattutto, tienn ‘a mment che il dialetto di ogni singolo popolo è un patrimonio inestimabile che, come uno specchio teneramente implacabile, ci rivela ogni volta ciò che siamo stati e ciò che siamo oggi. In omaggio a Dante Alighieri, a Matilde Donnarumma Pierro, a Napoli e a tutti gli altri Dante poliglotti sparsi nel mondo.

 

GIUGNO

1/2/3/4 SPETTACOLO ATTILIO FONTANA ( titolo da definire ) 21

EXTRA SPAZIO

INCORONATE COMICHE

Stand Up al femminile a cura di Giuditta Cambieri

Evento accessibile ai sordi

21 novembre

16 gennaio

13 marzo

17 aprile

31 Ottobre / 27 maggio

MACCHINARIA  contemporary movement in contest

a cura di Silvia Marti

27 Dicembre

MnP//Songs For Peace.

Torna, inoltre, dopo il successo dello scorso anno, quando si sono riuniti performer di musical italiano ed internazionali per esibirsi insieme in nome della pace e della solidarietà, una nuova versione dell’evento benefico MnP//Songs For Peace.

Il 27 dicembre saranno in scena numerosi protagonisti dei maggiori musical attualmente in giro per l’Italia e il mondo, con brani e coreografie iconiche tratte dai più’ celebri musical di Broadway e del West End.

La serata é presentata in collaborazione con Mark Biocca e Giuseppe Brancato, i quali credono fermamente nella collaborazione: L’unione fa’ la forza e porta pace!

Non mancheranno le sorprese e la voglia di coinvolgere il pubblico e i fondi saranno interamente devoluti in beneficienza.

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